L’ opera di Newton
Isaac Newton (1642-1727), scienziato inglese, fu colui che sviluppò la Meccanica, e più precisamente una delle sue tre branche, ovvero la dinamica (le altre due sono la statica e la cinematica).
Scopo della dinamica è di studiare il movimento in relazione alle cause che lo provocano; cioè di determinare il moto di un corpo (o di un sistema di corpi) quando siano note le forze che su di esso agiscono.
In relazione agli esperimenti e alle analisi di precedenti ricercatori e in particolare dei Galileo, Newton riuscì a sintetizzare, nella sua opera Philosophiae Naturalis Principia Matematica, una descrizione completa della dinamica dei corpi in moto.
Primo
principio di Newton o principio di inerzia
Prima di Galileo e di Newton si pensava che lo “stato naturale” di un corpo (un corpo, cioè, non soggetto a interazioni con altri corpi) fosse quello di quiete e che un corpo in movimento con velocità costante richiedesse opportune interazioni con altri corpi.
Una tale idea, in effetti, può sembrare suggerita dall’esperienza di tutti i giorni: ad esempio, per spostare una cassa su un pavimento con velocità costante, si deve applicare costantemente una forza alla cassa.
Già Aristotele (384-322 a.C.) sulla base di fatti
simili al precedente che per fare muovere un corpo con velocità costante è necessaria
una forza costante; un tale punto di vista fu universalmente accettato finchè
Galileo, e successivamente Newton, sulla base dei risultati ottenuti da una
serie di esperimenti eseguiti sul movimento di corpi sferici su superfici piane
accuratamente levigate, enunciarono il seguente postulato: Un corpo
persevera nel propprio stato di quiete o di moto rettilineo uniforme finche non
agisce su esso una qualche causa esterna. E più precisamente un corpo
sottoposto ad un equilibrio di forze permane nel suo stato di quiete o di moto
rettilineo uniforme.
La proprietà che ha un corpo di non variare la
propria velocità, se non sotto l’azione di forze agenti dall’esterno su esso,
fu chiamata da Newton inerzia ed è per questo che il postulato precedente
è noto come principio di inerzia oltre che come primo principio di
Newton.
Nel moto rettilineo
uniforme poiché la velocità è costante si ha che la distanza percorsa è
direttamente proporzionale al tempo.
Secondo principio di Newton o
legge fondamentale della dinamica
Se
un corpo di massa M si muove di moto accelerato rispetto a un sistema di
riferimento inerziale e a un certo istante la sua accelerazione è a, si dice che il corpo è
soggetto alla forza:
Nel sistema
internazionale l’unita di misura dell’intensità di una forza è un’unità
derivata: dalla relazione F = Ma tra i
moduli della forza e della accelerazione, segue che 1 unità di misura della
forza = 1 unità di misura della massa * 1 unità di misura dell’accellerazione.
Nel sistema internazionale l’unità di misura (dell’intensità) delle forze è 1
newton:
Il newton (1N) è l’intensità
di una forza che agendo su un corpo di massa 1Kg gli imprime un’accelerazione
di modulo 1 m/s2.
Se in un corpo si hanno
diverse forze applicate, la forza risultante agente su quel corpo è la somma
vettoriale delle singole forze esercitate sul corpo dai diversi sistemi
materiali che interagiscono con esso.
La relazione esistente
tra la forza risultante F, l’accelerazione a e la massa M è dunque
formula che traduce il
seguente Secondo principio di Newton:
In un sistema di
riferimento inerziale, l’accelerazione di un punto materiale è direttamente
proporzionale alla forza risultante agente su esso e inversamente proporzionale
alla massa del punto materiale.
Il principio di conservazione dell’energia
Il termine energia non veniva
assolutamente preso in considerazione da Newton, infatti questo termine fu
usato per la prima volta da Thomas Young nel 1807.
Negli anni tra i1 1830 e
il 1850, scienziati come Carnot, Faraday, Clausius, Joule, Helmholtz e Kelvin cercarono di chiarire il ruolo
fondamentale dell’energia e a formulare il teorema fondamentale della
conservazione dell’energia, alla base del primo principio della termodinamica.
Non si può dire a chi
attribuire questa scoperta, ma nel diario di Carnet si legge che “… il lavoro
meccanico è una quantità naturale, invariante e che più correttamente non è mai
prodotto né distrutto”.
Il principio di
conservazione dell’energia afferma che l’energia non si può ne creare ne
distruggere ma solo trasformare da una forma all’altra; quindi in parole povere
l’energia che c’è c’è , quella che non c’è non c’è e non la si può inventare.
Non è infatti possibile
generare energia e quando si dice “produzione di energia” si può solamente
intendere il processo di trasformazione da energia esistente a energia utile
agli scopi dell’umanità.
Il concetto di energia è
strettamente legato all’idea di lavoro. Taluni modi di dire che ci suonano
familiari perché ci accompagnano da sempre( “fai un buon pasto e avrai
energia”…”chi ha energia fa molto lavoro”)rispondono in effetti a sicuri
principi scientifici.
Se si applica una forza ad un oggetto e lo si muove per una certa distanza, si afferma che si è compiuto un lavoro. Se si sollecita un oggetto qualsiasi, lungo una superficie che fa resistenza, con una forza che vince l’attrito e sposta l’oggetto in questione lungo una distanza, si esegue un lavoro.
Il lavoro L fatto
da una forza F costante quando il suo punto di applicazione
subisce uno spostamento x è il prodotto scalare tra la forza e lo
spostamento
La
potenza
Da questa definizione di
potenza segue che nel Sistema Internazionale l’unita di potenza è quella che si
sviluppa quando si esegue in 1 secondo il lavoro di 1 joule: questa unità di
potenza si chiama watt (W) in onore del fisico inglese J. Watt
(1736-1819): dunque
Un multiplo molto usato
del watt è il kilowatt (kW); 1 kW equivale a 1000 W.
Per dare un’idea degli
ordini di grandezza, diciamo che il cuore umano sviluppa una potenza di 2,25 W,
che un cavallo robusto può sviluppare una potenza di circa 740 W…..
La potenza del cavallo fu
misurata, in una serie di esperienze, da quel fisico inglese Watt il cui nome è
stato poi dato all’unità di potenza del Sistema Internazionale. Ed egli assunse
questa potenza del cavallo come unità per misurare la potenza di una pompa a
vapore che aveva egli stesso costruito; e la chiamò “horse-power” dalle due
parole inglesi “horse”(=cavallo) e “power”(=potenza); fu poi abbreviata con le
due iniziali HP.
In italiano l’espressione
inglese sopra citata è stata tradotta con “cavallo-vapore”(e abbreviata in CV).
Il cavallo-vapore ha un valore leggermente inferiore all’horse-power inglese:
sono entrambi multipli del watt e precisamente 1CV = 735 W e 1HP = 746 w.
Il
primo principio della termodinamica
Lo stato fisico di
un sistema è definito come la collezione di un numero sufficiente di
informazioni numeriche atte a descrivere completamente le caratteristiche di
tutti i punti all’interno del sistema.
Il problema energetico