Michele Morelli
- 138863 – Lezione del 20-12-01. Ore 14.30 – 16.30
DEFINIZIONI
MECCANICA DEI FLUIDI : è un ramo della fisica che si occupa del comportamento dei fluidi, ossia delle sostanze liquide e gassose, dal punto di vista statico e dinamico. Si possono distinguere due rami diversi nell’ambito della meccanica dei fluidi: la fluidostatica, che si divide in statica dei gas e idrostatica, che studia le condizioni di equlibrio dei fluidi in quiete; e la fluidodinamica, divisa in aerodinamica e idrodinamica, che si occupa in generale dei fluidi in moto.
FLUIDOSTATICA: Una delle caratteristiche fondamentali di un fluido a riposo è che la forza esercitata su ciascuna delle particelle che lo costituiscono ha uguale intensità in tutte le direzioni. Ciò può essere compreso facilmente se si tiene conto che se le cosiddette forze interne fossero diverse, ogni particella si muoverebbe nella direzione della risultante di esse, e il fluido non sarebbe in quiete. Come conseguenza, se il fluido è contenuto in un recipiente di forma qualunque, tutte le componenti della forza dirette tangenzialmente alle pareti sono bilanciate, quindi la forza per unità di area, cioè la pressione, esercitata dal fluido, contro le pareti è perpendicolare, in ogni punto , alle pareti stesse.
Questa proprietà venne espressa per la prima volta dal matematico e filosofo francese Blaise Pascal, nel 1647.
La legge di Pascal afferma che la pressione applicata a un fluido contenuto in un recipiente è trasmessa in ugual modo in tutte le direzioni e in ogni parte del recipiente, posto che possano essere trascurate le differenze di pressione dovute al peso del fluido.
Il secondo principio della fluidostatica , scoperta dal
greco Archimede (Principio di Archimede), afferma che un
corpo immerso in un fluido riceve una spinta idrostatica, diretta dal basso
verso l’alto, d’intensità pari al peso del volume di fluido spostato. Si può
allora comprendere il motivo per cui alcuni corpi possono galleggiare. Il peso
totale di una nave a pieno carico, ad esempio, eguaglia quello della quantità
d’acqua spostata e il fatto che la risultante delle due forze sia nulla è
sufficiente per garantire l’equilibrio.
FLUIDODINAMICA: L’interesse per la fluidodinamica risale alle
primissime applicazioni ingegneristiche delle proprietà dei fluidi e alla
necessità di realizzare macchine adibite a varie funzioni. Archimede fornì
probabilmente il primo contributo in questo campo con l’invenzione della pompa
a vite.
Pompa a vite. Serve da pompa per far risalire l'acqua
da un livello più basso ad uno più
alto.
Particolare interno della pompa a vite di Archimede.
Gli ulteriori
sviluppi in questo campo furono ritardati dal fatto che, nonostante le numerose
precoci applicazioni della fluidodinamica, poco o nulla si sapeva allora dei
suoi principi teorici fondamentali. Dopo il contributo di Archimede, dovettero
passare più di 1800 anni prima che venisse compiuto un significativo progresso.
Ciò avvenne per merito di Evangelista
Torricelli, il quale nel 1643
inventò il barometro e formulò l’importante legge tuttora nota con il suo nome.
La legge di Torricelli stabilisce la velocità di efflusso di un liquido da un
foro praticato nel recipiente che lo contiene, e l’altezza del liquido al
disopra di esso. I successivi progressi della meccanica dei fluidi si ebbero
per opera del matematico svizzero Leonhard
Euler (Eulero) che, applicando allo
studio dei fluidi i tre principi della dinamica enunciati da Isaac Newton, scrisse
le equazioni fondamentali per il moto di fluidi ideali, cioè non viscosi.
La fluidodinamica studia il comportamento dei fluidi
all’interno e all’esterno dei condotti.
I fluidi si dividono in due categorie:
·
LIQUIDI
·
AERIFORMI
I liquidi non hanno forma propria (assumono la forma
del contenitore nel quale si trovano), ma possiedono un volume proprio (sono
incomprimibili).
Anche gli aeriformi
non possiedono forma propria ma, a differenza dei liquidi, non hanno nemmeno
volume proprio (comprimibilità più elevata); sono inoltre caratterizzati da
bassa densità.
La fluidodinamica
come detto in precedenza studia il moto dei fluidi all’interno di condotti
chiusi ( tubi, canali…), ovvero si osservano le componenti della velocità e
della pressione.
Quando un fluido
scorre in uno di questi condotti, le particelle sono soggette ad un attrito viscoso.
La viscosità è una caratteristica fondamentale e rappresenta la difficoltà
che ha uno strato a scorrere su di un altro ed è legata al concetto di forza e
di velocità.
Numericamente questa
caratteristica è espressa dal coefficiente
di viscosità (), che viene
definito da questa espressione:
Un'altra unità di misura utilizzata per la viscosità è il Poise :
1 Pa Poise
I fluidi incomprimibili e non viscosi, ossia privi di forze di attrito interne, si comportano come previsto dal Principio di Bernoulli. Enunciato dal matematico svizzero Daniel Bernoulli, esso afferma che l’energia meccanica totale associata al flusso di un liquido ideale e incomprimibile è costante lungo le linee di flusso. Queste ultime sono linee ideali parallele in ogni punto alla direzione di flusso del liquido che, nel caso particolare in cui il moto sia stazionario, coincidono con le traettorie seguite dalle singole particelle del fluido. Il principio di Bernoulli mette in relazione gli effetti della pressione con quelli della velocità e della gravità, ed evidenzia il fenomeno per cui la velocità di un fluido aumenta al diminuire della pressione.
Sezione di un tubo
all’interno del quale è presente dell’acqua; in rosso si nota la
linea di corrente (ottenuta introducendo una sostanza colorata).
Bernoulli ci fornisce inoltre una semplice equazione attraverso la quale è possibile descrivere il moto di un fluido non viscoso(senza cioè variazione di energia),e incomprimibile (densità costante), e ci serve a dimostrare la conservazione dell’energia.
Equazione di Bernoulli:
L’ equazione dimostra che la differenza tra l’energia uscente e l’energia entrante è uguale all’energia che è stata prodotta o persa.
· w= velocità
·
g= costante gravitazionale
·
p=
pressione
·
densità
·
l=
lavoro
· R= resistenza(fattore che evidenzia le perdite di carico)
· z= quote piezometriche
ESEMPI:
1. Esempio di un tubo a sezione incostante nel quale sono presenti turbine e pompe le quali rispettivamente, producono energia (L>0) attraverso lo sfruttamento del movimento del fluido(turbine),e danno energia (L<0) al fluido (pompe).
2. Caso del serbatoio posto a quota più elevata rispetto alla quota d’ uscita posta in corrispondenza alla
linea di terra (L.T.).
Applico Bernoulli:
3. Caso del tubo a sezione costante con presenza di una pompa.
Il lavoro specifico della pompa è:
dove R = 0
4. Caso di un tubo a sezione costante con rubinetto.
dove viscosità cinematica
Re =
Moto di fluidi viscosi: moto laminare e turbolento
(NUMERO DI REYNOLDS)
I primi esperimenti sul moto a bassa velocità di fluidi viscosi furono probabilmente condotti nel 1839 dal fisiologo Jean-Louis-Marie Poiseuille, interessato a determinare le proprietà della circolazione del sangue. I primi tentativi di includere gli effetti della viscosità nelle equazioni matematiche del moto dei fluidi si devono invece all’ingegnere francese Claude-Louis-Marie Navier, e al matematico britannico Gorge G. Stokes il quale, nel 1845 formulò le equazioni fondamentali per i fluidi viscosi incomprimibili. Note come equazioni Navier-Stokes, esse risultano talmente complesse da poter essere applicate solo a flussi semplici, come ad esempio quello determinato dal moto di un fluido reale in un condotto rettilineo. In questo caso il principio di Bernoulli non è applicabile perché l’energia meccanica totale viene dissipata per effetto dell’attrito viscoso, col risultato che si verifica una caduta di pressione lungo tutto il condotto.
Gli esperimenti realizzati verso la metà del XIX secolo mostrarono che ciò è vero solo nei limiti di basse velocità, e che a velocità maggiori il calo di pressione dipende invece dal quadrato della velocità. Il problema non trovò soluzione fino al 1883, quando l’ingegnere britannico Osborne Reynolds distinse due tipi diversi di moto di un fluido viscoso all’interno di un condotto.
Egli osservò che a basse velocità le particelle seguono le linee di flusso (regime laminare), secondo le previsioni delle equazioni analitiche, mentre a più alte velocità il flusso si rompe in una serie di gorghi (regime turbolento) non perfettamente prevedibili neppure con le moderne teorie.
Ogni particella continuerà il suo moto parallelamente al tubo.
Ogni particella assume un moto turbolento ed è variabile da momento a momento.
Reynolds stabilì inoltre che la transizione dal regime laminare a quello turbolento dipende da un solo parametro, detto in suo onore numero di Reynolds, che può essere calcolato moltiplicando il prodotto della velocità e della densità del fluido per il diametro del condotto e dividendo il risultato ottenuto per la viscosità. Se per un certo sistema fluidodinamica il numero di Reynolds risulta minore di 2100, il flusso all’interno del condotto è di tipo laminare; per valori superiori di 4000 si instaura invece un regime di moto turbolento.
Il numero di Reynolds è un numero puro senza unità di misura e permette di discriminare i due tipi di moto( laminare o turbolento).
Il numero di Reynolds è facilmente ricavabile utilizzando la seguente formula:
dove: w= velocità , D=diametro del tubo ,
densità , viscosità.
Dato un tubo di diametro D=50,8 mm , nel quale scorre dell’ ammoniaca che ha velocità w=21,3 m/s e densità 0,7714 Kg/, e viscosità 8,6 POISE ;
Calcolare il numero di Reynolds (Re).
GRANDEZZE |
SIMBOLO |
UNITA’ DI MISURA |
Velocità |
w |
|
Diametro |
D |
m |
Densità |
|
|
Prima di tutto trasformo:
D = 50,8 mm = 0,0508 m
Poise = 0,000086 Pa
Calcolo:
Il numero di Reynolds quindi é: 97057.
Se il problema ci avesse chiesto di determinare il tipo di moto sarebbe bastato osservare il numero di Reynolds per accorgerci che ci troviamo nel caso di un moto turbolento.