UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA
FACOLTA’ DI ARCHITETTURA
CORSI DI FISICA TECNICA-
PROF. ANGELO FARINA
STUDENTE : DELL’AMICO FILIPPO MATRICOLA N° 131015
LEZIONE DEL 13/12/2001 ORE
16:30-18:30
MISCUGLI
D’ARIA E VAPOR D’ACQUA
PARTE I
IL
BENESSERE TERMICO
·
LA DEFINIZIONE DI BENESSERE
Nella società di oggi la vita
dell’uomo è condizionata in modo tale da essere trascorsa quasi interamente in
spazi limitati, sia che essi siano luoghi di abitazione, o di lavoro, o di
svago.
All’interno di questi spazi
l’uomo cerca, per migliorare al massimo la qualità della propria vita, di
creare condizioni ambientali termiche, luminose, acustiche tali da garantire il
maggior benessere possibile, benessere inteso come quella particolare
condizione psicofisica in cui l’individuo esprime soddisfazione nei confronti
del microclima. In altre parole, si può dire che in tale condizione l’individuo
non avverte ne sensazioni di caldo né di freddo; si trova cioè in condizioni di
neutralità termica.Ora, il significato del termine benessere viene spesso dato per scontato, anche se non è così per
varie ragioni.
La prima, per esempio, riguarda
il fatto che ogni individuo ha un proprio concetto di caldo e di freddo, di
rumore e di suono, di luce e di penombra. Questo concetto deriva direttamente
dalle esperienze sensitive che l’individuo stesso ha maturato nel tempo e con i
mezzi che la natura gli ha messo a disposizione nei confronti degli stimoli
esterni, davanti ad onde elettromagnetiche per la percezione termica e la
visione o dovute da onde di pressione per la percezione di suoni e di rumori.
In altri termini, mentre la conoscenza delle leggi fisiche che regolano gli
stimoli è un dato oggettivo ampiamente codificato, le risposte a tali stimoli
sono fenomeni assolutamente soggettivi.
La seconda ragione risiede nel
fatto che per comodità trattazione i vari stimoli vengono studiati
separatamente dal movimento che condizioni l’inquinamento acustico possono
alterare la scala delle sensazioni termiche, nonché quella relativa alla
prestazione visiva, essendoci tra i vari stimoli (termici, acustici e luminosi)
una dipendenza indiretta di tipo sinergico. In ogni caso, e qui viene
introdotta la terza ragione, quand’anche fosse individuato un indice globale
che tenesse conto contemporaneamente di sollecitazioni esterne così diverse
come quelle citate sopra, esso dovrebbe essere sempre riferito ad un individuo
esente da affezioni patologiche e privo di violenti stimoli emozionali. E’
infatti a tutti noto come uno stato febbrile, per esempio, o una situazione di
pericolo possono alterare, fino a farla scomparire, la scala delle sensazioni.
Gli esempi in questo senso sono
infiniti e giustificano la definizione spesso impiegata di benessere (o
disagio) psicologico, o meglio psicosomatico.
·
IL METABOLISMO DEL CORPO UMANO
Da un punto di vista energetico
il corpo umano può essere considerato approssimativamente come una macchina
termica che, attraverso un elevato numero di trasformazioni chimiche, trasforma
l’energia potenziale contenuta nei cibi e nelle bevande in altre forme di
energia, soprattutto in energia termica. Tali trasformazioni nel loro insieme
costituiscono il metabolismo, che è essenzialmente un processo ossidativo e
quindi esoenergetico. La quantità di energia chimica trasformata in energia termica
e lavoro nell’unità di tempo, espressa in watt, viene chiamata con il nome di
potenza metabolica e indicata con la lettera M. Se la quantità di energia termica prodotta non è uguale a
quella ceduta dall’ambiente sotto forma di calore e lavoro meccanico, allora si
ha un accumulo (positivo o negativo) di energia, con conseguente aumento o
diminuzione della temperatura corporea. Occorre considerare, infatti, che al
fine di assicurare il funzionamento degli organi vitali, la temperatura media
corporea deve mantenersi intorno ai 37 ° C , ciò significa che, anche in
condizioni di assoluto riposo, in stato di neutralità termica ed in assenza di
lavoro esterno, deve essere comunque prodotta una certa quantità di energia
termica per unità di tempo (potenza metabolica basale). La potenza metabolica M è
funzione unicamente dell’attività svolta e viene riferita all’unità di
superficie corporea ( W/m ) o più sovente misurata nell’unità “met”, posto
uguale a 58,4 W/m =50 kcal/hm che corrispondono al calore prodotto nell’unità
di tempo e di superficie da una persona seduta e a riposo (l’area della
superficie di un uomo medio alto 1,70 e pesante 70 kg è convenzionalmente
assunta uguale ad 1,8 m ). Se la potenza metabolica di una persona a riposo è
pari a 1 met , quella relativa ad attività leggere sedentarie è di circa
1,1/1,2 e può salire a 4/8 met per attività sportive più o meno impegnative. Se
poi l’uomo scambia energia con l’ambiente sotto forma di lavoro meccanico, il
rapporto tra la potenza meccanica W e quella metabolica M fornisce il rendimento meccanico:
L’espressione può anche essere
scritta:
La differenza M-W rappresenta in definitiva quella
parte di carico metabolico che non si trasforma in lavoro esterno e che quindi
deve ritrovarsi come scambio di energia termica con l’ambiente o come
variazione di energia interna S. Il
valore di è assai basso ed è
compreso tra 0 e 0,20; per attività leggere sedentarie la potenza meccanica viene abitualmente
considerata uguale a 0.
· IL
BILANCIO ENERGETICO DEL SISTEMA CORPO UMANO-AMBIENTE
Ciò che si è detto può tradursi
in un’equazione di bilancio energetico riferita ad un sistema costituito dal
corpo umano e dall’ambiente circostante:
(1)
calore scambiato dalla superficie esterna con l’ambiente
(irraggiamento e conversione);
calore ed energia metabolica;
energia utilizzata per l’attività polmonare;
energia utilizzata per il lavoro speso contro la gravità;
energia accumulata;
calore disperso per evaporazione e sudorazione di vapore
acqueo a pelle secca;
calore disperso per evaporazione e sudorazione di vapore
acqueo a pelle umida;
calore disperso con la sudorazione.
L’equazione (1) è scritta
nell’ipotesi che tutti gli scambi di energia termica e meccanica avvengono dal
corpo umano verso l’ambiente: in alcuni casi ove accadesse il contrario, il
termine relativo risulterà negativo. Sovente, come si è detto, tutti i termini
che compaiono nel bilancio energetico sono riferiti all’unità di area della
superficie del corpo umano nudo (W/m). In ambienti termicamente moderati, in
caso di condizioni di omeotermia (S=0) e
trascurando il termine , l’equazione di bilancio mostra che il calore prodotto dal
metabolismo meno quello disperso per traspirazione, sudorazione e respirazione,
attraversa per conduzione l’abbigliamento e viene scambiato con l’ambiente per
convenzione e irraggiamento tra la superficie esterna degli abiti e l’ambiente
stesso; quest’ultima potenza dispersa è anche chiamata potenza termica secca,
in contrapposizione a quella evaporativa dispersa attraverso la pelle come
calore latente.
· IL
BENESSERE TERMICO E GLI IMPIANTI
La finalità di questa parte
introduttiva è quella di individuare i dati progettuali atti a garantire
condizioni di benessere ambientale in uno spazio confinato, sia sotto il
profilo termoigrometico che di quello della qualità dell’aria. E’ chiaro che in
uno spazio limitato non assistito da un sistema di compensazione (l’impianto
termico), al variare delle condizioni climatiche esterne varierà sia la qualità
dell’aria interna, sia il carico termico dovuto alla trasmissione di calore
attraverso le pareti perimetrali, alla ventilazione e alla produzione interna
di vapore. La variazione del carico termico sarà ovviamente positiva o negativa
secondo le stagioni e si avrà in maggiore o minore misura in funzione
soprattutto delle caratteristiche costruttivo-tipologiche e dell’ubicazione
territoriale dell’edificio. Lo squilibrio descritto comporta che, nella
maggioranza dei casi, si avranno valori dai parametri ambientali diversi da
quelli “progettuali” e quindi tali da provocare sensazioni di fastidio negli
occupanti (caldo o freddo). Per ripristinare condizioni ambientali di benessere
è dunque necessario prevedere un impianto di trattamento dell’aria esterna di
un sistema di distribuzione dell’aria trattata o più genericamente, di un
sistema di fluidi circolanti caldi o freddi a servizio di terminali di scambio
ubicati negli ambienti.
Un impianto a tutt’aria prende,
com’è noto, il nome di impianto di condizionamento, estivo o invernale, e
consente il controllo di tutti i parametri ambientali. In inverno, ove si
rinunci al controllo rigoroso dell’umidità, il sistema di compensazione prende
il nome di impianto di termoventilazione, se il riscaldamento è ancora
garantito da aria calda distribuita nei canali, o semplicemente di impianto di
riscaldamento se il fluido scaldante è l’acqua; i terminali di scambio in
quest’ultimo caso sono radiatori a parete o pannelli annegati nel pavimento o
nel soffitto dell’ambiente.Si hanno anche sistemi misti aria-acqua, dei quali
l’esempio più comune è rappresentato da un impianto a ventilconvettori
(fan-coils) e aria primaria. I ventilconvettori nei quali circola acqua calda o
fredda, sono dimensionati per far fronte ai carichi termici dovuti alla
trasmissione di calore attraverso l’involucro esterno dell’edificio; l’aria
primaria, trattata in centrale e distribuita con canali, è utilizzata invece
per far fronte ai carichi termici dovuti alla ventilazione e per il controllo
dell’umidità relativa.
Tra i sistemi termodinamici a più
componenti e una sola fase, presenta particolare importanza quello costituito
da miscugli d’aria e vapor d’acqua in proporzioni uguali a quelle che si hanno
nell’atmosfera.
Lo studio di tali miscugli
riguarda settori importanti della tecnica, quali la climatizzazione degli
ambienti, i processi di essicazione, la compressione dell’aria, la
meteorologia, nonché tutti gli aspetti di interazione termoigrometrica del
corpo umano con l’ambiente.
PARTE II
TRATTAMENTI DELL’ARIA
· GENERALITA’-
DEFINIZIONE DI GRADO IGROMETRICO
Quando si fa vaporizzare
dell’acqua a temperatura costante in uno spazio chiuso contenente aria, il
fenomeno continua finchè un certo peso di vapore si è mescolato con l’aria.
Quando si è raggiunto questo stato di equilibrio, si dice che l’aria è satura
di vapore.
L’esperienza indica che se la
pressione dell’aria non è elevatissima, il peso di vapore che
satura un metro cubo di aria ad una determinata temperatura t è uguale, con grande approssimazione, al peso di vapore saturo
secco che occuperebbe il medesimo volume alla medesima temperatura se non vi
fosse l’aria; è uguale cioè al peso specifico del vapore saturo secco alla
medesima temperatura.
In altre parole: se in un
recipiente chiuso contenente aria inizialmente non mescolata a vapore, si
introduce dell’acqua in quantità sufficiente affinché ne resti in eccesso, il peso dell’acqua che vaporizza, a parità
di temperatura, è uguale al peso che vaporizzerebbe se non ci fosse l’aria. La
presenza dell’aria ha influenza soltanto sulla velocità di vaporizzazione che
diventa molto minore (tanto minore quanto maggiore è la pressione dell’aria),
ma non sul peso di acqua vaporizzata quando si è raggiunto lo stato di equilibrio.
Normalmente l’aria in assenza di acqua (o anche in presenza di acqua, ma non in
equilibrio), non è satura di vapor d’acqua, cioè nell’unità di volume della
miscela è contenuto un peso di vapore minore
del valore di corrispondente alla
temperatura t. In queste condizioni
il vapore d’acqua della miscela è nello stato di vapore surriscaldato.
Il rapporto
viene detto grado igrometrico o umidità
relativa. In contrapposto, viene detto umidità assoluta.Nei casi che
interessano la meteorologia, gli impianti di
riscaldamento, di ventilazione,
di raffreddamento e gli essicatoi, è molto piccolo,
dell’ordine di grandezza di poche decine di grammi per metro cubo.
· MISCUGLI
D’ARIA E VAPOR D’ACQUA
Il modello da prendere a base
dello studio dei miscugli aria-vapor d’acqua, si basa su alcune ipotesi
fondamentali:
1.
l’aria viene considerata come un solo componente, dato che
la sua composizione si può considerare costante. Tale ipotesi è in generale
accettabile qualora si trascurino i componenti inquinanti spesso presenti in
atmosfera, i quali possono ritrovarsi in soluzione quando avviene la condensazione
del vapor d’acqua.
2.
l’acqua può essere presente in parte in fase liquida ed in
parte in fase di vapore.
3.
il miscuglio gassoso viene considerato come una miscela di
due gas perfetti: l’aria secca e il vapor d’acqua.
4.
nessun componente dell’aria si suppone solubile nelle fasi
condensate dell’acqua.
5.
vale approssimativamente la legge di Dalton e cioè le
pressioni parziali dell’aria () e del vapore () sono quelle che si avrebbero se ciascun componente
occupasse l’intero volume e la pressione totale () è uguale alla somma delle pressioni parziali:
(1)
Com’è noto, la composizione
volumetrica dell’aria atmosferica può essere fissata come segue: azoto 78%,
ossigeno 21%, argon 1%, trascurando la presenza della e dei gas rari. La
massa molare dell’aria è perciò data da:
mol =
0,78 · 28 + 0,21 · 32 + 0.01 · 40 = 28,9 g
La composizione di un miscuglio
aria-vapor d’acqua può essere caratterizzata in vari modi, i più comuni sono:
a)
Umidità
associata indicata con x e definita come il rapporto tra la massa di
vapor d’acqua presente nel miscuglio e la restante massa di
aria secca (); in altre parole l’umidità associata rappresenta la massa
di vapor d’acqua associata ad un kg di aria secca (gr/kg o kg/kg)
(2)
b)
Umidità
relativa indicata con e definita come il
rapporto tra la massa di vapore presente in un
certo volume contenente un miscuglio di aria umida e la massa di vapore che
sarebbe stato presente nello stesso volume alla stessa temperatura in
condizioni di saturazione
(3)
Avendo considerato il vapor
d’acqua un gas perfetto, si può scrivere per le due condizioni sopra
menzionate:
(4)
(5)
dove e sono il numero di
moli del vapore nelle condizioni considerate e nella condizione di saturazione,
è la costante
universale dei gas, V è il
volume occupato dal miscuglio. Indicando con il peso molare del
vapore, la (4) e la (5) possono scriversi:
(6)
(7)
Facendo il rapporto tra la (6) e
la (7) si ha:
(8)
Per cui in definitiva l’umidità
relativa può essere anche definita come il rapporto tra la pressione parziale
del vapore e la pressione di saturazione alla stessa temperatura.
Ordinariamente avviene che il
vapor d’acqua si trova allo stato surriscaldato; la sua tensione di vapore
risulta inferiore alla tensione di vapor saturo corrispondente a quella
temperatura.
Se ora si fa variare la
temperatura dell’aria umida, fornendo o sottraendo calore, in condizioni di
pressione totale costante, senza variare il contenuto in peso del vapor
d’acqua, la pressione parziale di quest’ultimo rimane invariata. Varia invece
la tensione di vapor saturo che è funzione della temperatura. In definitiva
quindi il rapporto varia da 0 a 1 (o
se si preferisce, dallo 0% al 100%) a seconda che la temperatura cresca o
diminuisca. Tale temperatura viene detta di rugiada,
per significare che, se si continua a raffreddare oltre tale limite, una parte
del vapore contenuto nel miscuglio deve necessariamente condensare.
Tra l’umidità associata e
l’umidità relativa, può essere stabilita una relazione partendo dalla
considerazione che per i due componenti può essere scritta l’equazione dei gas
perfetti:
(9)
(10)
Effettuando il rapporto tra la
(9) e la (10) si ha:
(11)
Ricordando che la massa molare
dell’aria vale N =28,9
kg/mole e la massa del vapore vale
N =18 kg/mole, dalla (11) si ha:
(12)
ricordando la (2) si ha:
(13)
in definitiva tenendo presente la
(3) si ha:
(14)
che è la relazione cercata.
La (14), considerando la (1), può
anche essere scritta:
(15)
· IL
DIAGRAMMA PSICROMETRICO
Lo stato di una miscela di aria e
vapor d’acqua è individuato da tre variabili di stato che nel nostro caso
possono essere individuate nella pressione P,
nella temperatura t e nell’umidità
associata x della miscela. Dato che
le trasformazioni termodinamiche possono ritenersi, con sufficiente
approssimazione, isobare, lo stato del sistema può essere individuato da due
sole grandezze. D’altronde se le trasformazioni sono isobare, è conveniente
introdurre quale grandezza di stato, in luogo della temperatura, l’entalpia associata h, in quanto a
pressione costante variazioni di entalpia corrispondono a quantità di calore
cedute o acquistate dall’unità di massa del miscuglio.
L’entalpia associata rappresenta
l’entalpia del miscuglio “associata” ad 1 kg di aria secca contenente x grammi di vapor d’acqua. In
definitiva, per una data pressione, lo stato del miscuglio può essere
individuato da due grandezze (entalpia e umidità associata), ed è possibile
individuare un diagramma di stato bidimensionale del sistema, che consente il
tracciamento delle varie trasformazioni. Esistono diversi tipi di diagrammi
psicrometrici, a seconda della disposizione delle variabili sugli assi.
Storicamente, il primo diagramma costruito è quello di Mollier (figura 1), che
riporta, in assi non ortogonali, l’entalpia sulle ordinate e l’umidità
associata sulle ascisse. Attualmente viene utilizzato, soprattutto negli Stati
Uniti e nella pratica professionale, il cosiddetto diagramma ASHRAE (American
Society of Heating Refrigerating and Air Conditioning Engineers) che riporta in
ordinate l’umidità associata e in ascisse l’entalpia associata.
Figura 1
Per procedere alla costruzione
del diagramma occorre scrivere innanzitutto l’equazione di stato che lega
l’entalpia associata all’umidità associata. L’entalpia associata del miscuglio,
ad una certa temperatura t, sarà
data, per la proprietà additiva, dalla somma delle entalpie dell’aria e del
vapore:
(16)
Com’è noto, l’entalpia è una
grandezza di stato e quindi essa è definita a meno di una costante e pertanto
occorre stabilire lo stato di riferimento. Convenzionalmente si assume quale
stato di riferimento l’entalpia alla temperatura di 0° C, ponendola pari a 0.
In particolare si prende quale stato di riferimento per il vapore lo stato
dell’acqua nelle condizioni di saturazione alla temperatura di 0° C.
Ricordando che a pressione
costante quantità di calore scambiate dal miscuglio corrispondono a variazioni
di entalpia, l’entalpia di 1 kg di aria secca alla temperatura t sarà pari al calore necessario a
portare 1 kg di aria secca da 0° C a t°
C:
(17)
dove è il calore
specifico a pressione costante dell’aria secca (1,005 kJ/Kkg).
L’entalpia del vapore sarà la
somma del calore necessario a vaporizzare x
kg di acqua alla temperatura di 0° C e del calore necessario a portare tale
vapore alla temperatura t. L’entalpia
del vapore sarà quindi data da:
(18)
dove è il calore
specifico a pressione costante del vapore (1,93 kJ/Kkg) ed r è il calore di trasformazione dell’acqua alla temperatura di 0° C
che vale 2501 kJ/kg.
In definitiva si ha che l’entalpia del miscuglio vale:
(19)
o anche
(20)
Sul piano h, x i parametri più
significativi sono rappresentati dalle derivate parziali che forniscono
rispettivamente le espressioni delle isoterme e delle isotitolo:
(21)
(22)
Come si vede da queste due
equazioni, h varia molto con l’umidità
associata e assai meno con la temperatura; perciò le isoterme risultano essere
pressoché parallele. Per questioni di praticità di impiego e di lettura del
diagramma, si preferisce ruotare l’asse delle x in modo tale che l’isoterma a 0° C risulti ortogonale all’asse
delle h.
Di conseguenza tutte le altre
isoterme (che sono sostanzialmente parallele) si dispongono anch’esse quasi
ortogonalmente al suddetto asse. Ancora per praticità di uso, in corrispondenza
dell’intersezione delle isoterme con l’asse delle entalpie, viene indicato il
valore della corrispondente temperatura.
Naturalmente anche le
isoentalpiche ruotano dello stesso angolo di cui è ruotato l’asse x; esse vengono assunte parallele a tale
asse ed i valori delle entalpiche vengono indicati su ciascuna isoentalpiche.
In definitiva, quindi, l’asse delle ordinate rimane sempre un asse delle
entalpiche, ma su di esso vengono indicati i valori delle isoterme in
corrispondenza dell’intersezione di tali rete con il suddetto asse. Per quanto
concerne le curve ad umidità associata costante, queste sono ovviamente
parallele all’asse delle entalpie. Per comodità di utilizzo del diagramma, la
scala delle umidità associate (che si trova sull’asse ruotato) viene proiettata
su una retta ortogonale all’asse delle entalpie in modo da ripristinare una
sorta di diagramma ortogonale.
Per quanto riguarda le curve ad
umidità relativa costante, queste possono essere tracciate, ricavato il valore
della pressione di saturazione in funzione della temperatura dalle tabelle del
vapor d’acqua, utilizzando la (15) che fornisce il legame tra x e ; la curva =100% viene detta curva di saturazione. A destra di tale
curva si entra nel campo bifase (campo delle nebbie) che però non riveste
interesse pratico per utilizzi impiantistici. Va solo notato che in tale campo
le isotermie hanno un andamento sostanzialmente parallelo alle isoentalpiche.
Sulla cornice del diagramma
vengono infine riportati dei segmenti che rappresentano le pendenze di rette
generiche tracciate sul
diagramma.
Per quanto riguarda il diagramma
ASHRAE, la differenza con il diagramma di Mollier consiste nel fatto che i valori di sono riportati su
un semicerchio a lato del diagramma; sono altresì riportati i valori del
rapporto tra calore sensibile e calore totale.
· MISCELAMENTO
DI DUE CORRENTI DI ARIA
Considerando due correnti di aria
umida che si mescolano scorrendo in regime stazionario all’interno di un
miscelatore che scambia con l’esterno la potenza termica Q. nelle condizioni sopra descritte si possono
scrivere le equazioni di bilancio di massa relative all’aria ed al vapore e del
bilancio di energia:
Þ bilancio della portata massica
dell’aria:
Þ bilancio della portata massica del
vapore:
Þ bilancio dell’energia:
da cui si ricava:
(23)
(24)
· RISCALDAMENTO
DI UNA CORRENTE DI ARIA UMIDA
Vogliamo ora riscaldare una
portata massica di aria (m)
utilizzando una batteria alettata (uno scambiatore di calore che impieghi lato
tubi come fluido scaldante acqua calda o vapore).
Il flusso termico scambiato sarà così evidentemente:
da cui
(25)
essendo
· RAFFREDDAMENTO
DI UNA CORRENTE DI ARIA UMIDA
Si effettui un raffreddamento della corrente di aria
utilizzando una batteria alettata percorsa da acqua refrigerata. In questo caso
si otterrà un raffreddamento della corrente di aria senza sottrazione di vapor
d’acqua fino a che la temperatura dell’aria si mantiene superiore alla sua
temperatura di rugiada.
Se la temperatura superficiale
della batteria alettata è inferiore alla temperatura di rugiada dell’aria, si
ha la condensazione di parte del vapore contenuto nella corrente e pertanto
l’aria subisce un processo concomitante di raffreddamento e deumificazione.
La quantità di acqua formatasi per
condensazione sarà uguale a:
(26)
essendo
In condizioni di regime
stazionario, il bilancio energetico vale:
(27)
Considerando la (26) e la (27)
diventa:
(28)
Nei calcoli tecnici, trascurando
l’entalpia associata all’acqua di condensa, la viene espressa, con
sufficiente approssimazione:
(29)
· UMIDIFICAZIONE
ADIABATICA MEDIANTE MESCOLAMENTO DI UNA CORRENTE DI ARIA UMIDA E UNA CORRENTE
DI ACQUA
Si consideri ora una corrente
d’aria che investa dell’acqua nebulizzata tramite un banco di ugelli. La
corrente d’aria investendo le goccioline di acqua ne provoca l’evaporazione e
quindi si umidifica. Il processo si può considerare adiabatico dato che il sistema aria-acqua non scambia calore con
l’esterno, e ciò perché lo scambio termico avviene tra l’aria che si raffredda
e l’acqua che acquistando calore vaporizza.
In tali condizioni le equazioni
di bilancio di massa e di energia si scrivono:
da cui
(30)
Considerando che l’entalpia
dell’acqua alla pressione atmosferica nell’intervallo 0-100° C varia da 0-0,419 kJ/g nelle applicazioni tecniche la
trasformazione può essere ritenuta, con buona approssimazione, come trasformazione
isoentalpica.
PARTE III
IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE
· GENERALITA’
Gli impianti di condizionamento
dell’aria realizzano la climatizzazione ambientale per mezzo di aria
condizionata. L’apparecchiatura che produce aria condizionata è appunto il condizionatore; all’interno di esso
l’aria umida percorre una successione di trasformazioni termodinamiche che la
portano da uno stato iniziale, dipendente dalle condizioni climatiche esterne,
fino ad uno stato finale di introduzione nell’ambiente da climatizzare;
entrambi questi stati, in generale, variano durante il funzionamento dell’impianto.
La successione di trasformazioni
è chiamata trattamento dell’aria e,
dato che si tratta di trasformazioni diverse a seconda che ci si trovi nella
stagione estiva o invernale, si distingue un trattamento estivo e uno
invernale.
Esistono diversi tipi di impianti
di climatizzazione, classificabili in base al fluido termovettore impiegato in
due grandi categorie:
a)
impianti a tutt’aria;
b)
impianti aria-acqua;
Ciascuna categoria può essere a
sua volta suddivisa in sottoclassi a seconda del particolare funzionamento
dell’impianto o del tipo di terminale impiegato.
In particolare, gli impianti a
tutt’aria, secondo che la regolazione dell’impianto venga eseguita variando la
temperatura dell’aria di immissione mantenendone fissa la portata, o variando
la sua portata mantenendone fissa la temperatura, si suddividono in:
a)
impianti a portata costante;
b)
impianti a portata variabile.
Sia gli impianti a portata
costante che quelli a portata variabile possono essere poi a singolo o doppio
condotto. Gli impianti ad aria-acqua si suddividono in:
a)
impianti ad aria primaria e fan-coils;
b)
impianti ad induzione.
· DESCRIZIONE
DI UN CONDIZIONATORE
In fig. 2 è riportato, a titolo
di esempio, lo schema di un condizionatore a tutt’aria, tipico prototipo di
impianto di condizionamento che si può avere in una grande sala, quale un
teatro o un cinema.
Figura 2
Dopo aver attraversato le
serrande 1 e i filtri 2, l’aria esterna è preriscaldata, ovviamente nel periodo
invernale, dalla batteria calda 3 e si mescola con l’aria di ricircolo,
proveniente dall’ambiente condizionato attraverso le serrande tarate 17. L’aria
mescolata è ulteriormente filtrata dai filtri a secco 4, quindi raffreddata e
deumidificata, soltanto in estate, dalla batteria fredda 5; dopo la
umidificazione adiabatica, che ha luogo soltanto in inverno, nella sezione di
umidificazione 6, l’aria è post-riscaldata nella batteria calda 8 ed infine
inviata all’ambiente climatizzato per mezzo del ventilatore centrifugo di
mandata 9.
L’aria condizionata è introdotta
nell’ambiente attraverso i terminali di immissione 10; con i terminali di
estrazione 11, situati nella parte alta per favorire l’eliminazione del fumo di
sigaretta, viene effettuata una parte dell’espulsione dell’aria, aspirata dal
ventilatore 12 ed espulsa per mezzo del canale 13. La rimanente parte d’aria è
ripresa attraverso la griglia 14 e spinta dal ventilatore 15 verso le serrande
di espulsione 16 e, in parte, verso le serrande di ricircolo 17.
Il raccoglitore 18, il
riscaldatore 19 e la pompa 20 assicurano il funzionamento della sezione di
umidificazione: l’acqua è riscaldata prima di essere spruzzata, in modo da
aumentarne la tensione di vapore e favorirne il passaggio in fase gassosa. La
batteria fredda 5 è alimentata dalla pompa 21 dell’acqua refrigerata, prodotta
nell’evaporatore 22 della macchina frigorifera a compressione. Questa è
composta anche dal compressore 23 e dal condensatore 24; l’acqua di condensazione,
raffreddata nella torre evaporativa 26, è spinta dalla pompa 25. Infine la
caldaia 27, per mezzo della pompa 28, alimenta le batterie calde ed il
riscaldatore 19.
PARTE IV
ESERCIZI SUGLI
IMPIANTI DI CONDIZIONAMENTO
· ESERCIZIO N° 1
Prendiamo in considerazione un sistema aperto e al suo interno una massa d’aria umida:
Þ DATI
Massa totale d’aria:
Grado igrometrico iniziale:
Temperatura iniziale:
Temperatura finale:
Grado igrometrico finale:
Pressione atmosferica costante:
Þ PROBLEMA
Trovare la quantità di calore sottratto al sistema per raffreddare l’aria: Q =?
Þ SVOLGIMENTO
dove J rappresenta l’entalpia della miscela aria-vapore:
e dove con sono rappresentate rispettivamente l’entalpia dell’aria, del vapore e l’entalpia totale. Inoltre sappiamo che a pressione costante il calore specifico è:
e che:
allora possiamo scrivere:
(1)
essendo allora possiamo scrivere:
possiamo quindi ricavare:
dalla (1) calcoliamo l’entalpia:
Il segno negativo è dovuto al fatto che si tratta di calore sottratto.
· ESERCIZIO N° 2
Il secondo esercizio prende in
considerazione un miscelatore, un particolare apparecchio entro cui due
correnti d’aria vengono a mescolarsi e riscaldate mediante l’aggiunta di
calore.
Massa flusso d’aria entrante: e
Titolo dell’aria entrante:
Temperatura dell’aria entrante:
Temperatura dell’acqua per la
umidificazione:
Temperatura dell’aria in uscita:
Titolo dell’aria in uscita:
Þ PROBLEMA
Trovare
la massa d’aria in uscita:
Trovare
la massa d’acqua necessaria per umidificare la miscela:
Trovare
la quantità di calore necessario per riscaldare l’aria:
Þ SVOLGIMENTO
per il
bilancio della portata massima dell’acqua:
e (2)
essendo:
(3)
dalla (2)
e dalla (3) ricaviamo:
(4)
mettendo in sistema la (2) e la (4):
Possiamo
così calcolare:
sostituendo
nella (2) i valori che adesso conosciamo:
Per il
bilancio dell’energia:
e (5)
sapendo
che:
e che:
andiamo a sostituire nella (5):
(6)
utilizzando la (1) andiamo a
calcolare le entalpie:
analogamente per le altre,
troviamo:
e
sapendo inoltre che l’entalpia
specifica dell’acqua è
per trovare Q basta andare a
sostituire tutti i valori nella (6):
· ESERCIZIO
N° 3
Vogliamo raffreddare l’aria di un
dato ambiente mediante un condizionatore che prende l’aria dall’esterno tramite
una ventola L, la
raffredda tramite una batteria , ne raccoglie l’acqua che precipita in seguito alla
condensazione tramite un separatore di gocce e impedisce di immettere
nell’ambiente aria fredda satura se non prima di averla riscaldata con una
seconda batteria ; l’apparecchio è predisposto a ricambiare totalmente
l’ambiente d’aria condizionata ogni ora.
Þ DATI
Temperatura
dell’aria esterna:
Umidità
relativa esterna:
Pressione
costante:
Temperatura
all’interno della casa:
Umidità
relativa interna:
Potenza
necessaria fornita alla ventola per mantenere la portata d’aria sufficiente al
circuito:
Volume dell’ambiente interno da condizionare:
Þ PROBLEMA
Trovare la portata del tubo per
la raccolta della condensa:
Trovare la temperatura dell’aria
dopo il raffreddamento causato dalla batteria 2:
Trovare l’energia assorbita dalla
batteria raffreddante 2:
Trovare il calore ceduto all’aria
durante il post-riscaldamento della batteria 4:
Þ SVOLGIMENTO
scriviamo
l’equazione dei gas perfetti:
(7)
dove con è indicata la
pressione parziale del vapore e dell’aria secca in uscita, con il volume complessivo
d’aria da raffreddare e con la temperatura
dell’aria secca in uscita.
è la costante
dell’aria e si ricava:
dove è la costante dei gas
perfetti e è la massa molare
dell’aria secca.
Sapendo
che:
e
quindi nel nostro caso:
e con
quindi:
possiamo
allora calcolare anche :
adesso
possiamo calcolare la massa dell’aria secca usando la (7), ma per farlo bisogna
trasformare la temperatura:
per il bilancio dell’energia:
(8)
con negativa perché è
l’entalpia entrante e è invece positiva
perché è l’entalpia uscente.
Per il
bilanciamento delle masse:
(9)
per
trovare devo prima calcolare
i titoli :
dalla (9):
trovo il
valore della pressione parziale di saturazione del vapore al momento di
condensare:
considerando
il grado igrometrico
Sapendo
che il calore specifico dell’acqua è e che la temperatura
dell’aria al momento della condensazione è , possiamo calcolare il valore dell’entalpia specifica del
vapore al momento di condensare:
utilizzando
sempre la formula (1):
dalla (8) possiamo calcolare l’energia assorbita dalla batteria raffreddante 2: