Prima di iniziare a
svolgere problemi pratici sul bilanciamento energetico è bene avere chiari
alcuni concetti fondamentali della termodinamica.
Abbiamo distinto nelle
lezioni precedenti due tipi di sistema: per SISTEMA APERTO intendiamo un
sistema che scambia con l’ambiente esterno energia e materia; per SISTEMA
CHIUSO, invece, intendiamo un sistema che escluda scambi di materia.
Importante è tenere
presente che negli esercizi che affronteremo in questa lezione saremo sempre
nelle condizioni in cui il sistema è chiuso.
Nelle lezioni precedenti
abbiamo, inoltre, enunciato due principi fondamentali della termodinamica: il
principio zero e il primo principio.
IL PRINCIPIO ZERO enuncia che se metto a contatto due corpi a
temperatura diversa formando così un sistema chiuso, avrò un’evoluzione di
quest’ultimo fino a che i due corpi avranno la stessa temperatura. Nel sistema
si formerà un flusso di calore che passerà dal corpo a temperatura maggiore a quello
a temperatura minore.
IL PRIMO PRINCIPIO
DELLA TERMODINAMICA enuncia,
invece, che se ho un sistema chiuso che da uno stato iniziale 1 compie
un’evoluzione assumendo uno stato finale 2, per cui l’energia finale E2 è
diversa da quella iniziale E1, il sistema ha scambiato lavoro L e calore
Q con l’ambiente e:
(1)
Fig.1
Nello stato intermedio il
sistema ha scambiato con l’ambiente lavoro e calore, si sono verificati,
quindi, flussi d’energia.
Importante da ricordare
è, inoltre, che, per convenzione, si considerano positivo il calore e negativo
il lavoro entranti nel sistema.
Fig.2
Un altro concetto molto
importante, soprattutto per la fisica ingegneristica, da tener sempre ben
presente nell’affrontare problemi in questo campo è la POTENZA DEL CALORE.
Nella fisica ingegneristica,
più che in quella classica, è importante sempre ragionare in termini di tempo e
considerare non tanto il calore in se, quanto il concetto di flusso di calore.
Per fare un esempio
sull’importanza del fattore tempo nel campo edilizio si consideri l’unità di
calcolo d’energia fatta dalle compagnie elettriche. Sulla bolletta delle
suddette compagnie, in cui è calcolata l’energia fornita all’abitazione in
rapporto al prezzo di quest’ultima, essa è espressa in Kilowattora.
Quella che paghiamo è un’energia ma è considerata come una potenza nel tempo.
1KWh=3600KJ=3600000J
Curiosità: il prezzo dell’energia elettrica fornita dalla Meta (=compagnia elettrica) è dimensionato alla quantità di Kwh forniti e varia secondo il periodo dell’anno.
Qui di seguito è riportato
un esempio di tariffaria per consumi applicata al periodo che va dal 16/7/01 al
14/9/01, essa da un’idea del costo medio del Kwh:
Consumo /prelievo KWh/mese |
Kwh/giorni utilizzati per lire |
Totale In lire |
Da 0 a 75 |
148 x 124,10 |
18366 |
Da 76 a 150 |
148 x 161,10 |
23842 |
Da 151 a 220 |
139 x 258,80 |
35973 |
Da 221 a 225 |
10 x 450,60 |
4506 |
Da 226 a 295 |
94 x 450,60 |
42357 |
Per gli esercizi si può approssimare il costo di 1Kwh a 200 lire.
La potenza è, inoltre,
molto importante per il dimensionamento degli impianti. Per l’architetto
è fondamentale sapere calcolare l’ingombro dei volumi tecnici e molto spesso
gli è richiesto l’ordine della macchina termica da immettere in un edificio: la
potenza termica se si tratta di un impianto di riscaldamento o di condizionamento,
i volumi l’ora d’aria da ricambiare se si tratta, invece, di un impianto di
ventilazione.
Curiosità sul tema degli impianti
Il sistema di
riscaldamento è sicuramente essenziale in un edificio abitativo. Gli
impianti più diffusi oggi si fondano, sebbene numerose innovazioni, sulle
scoperte di J. Watt alla fine del 1700: una caldaia alimentata da combustibile
liquido (gasolio, cherosene) o gassoso (metano, propano, ecc.) o raramente
solido (carbone, legna), un fluido (acqua, oli) che cede a sua volta calore,
degli scambiatori posti nei punti desiderati e collegati alla caldaia da un
sistema di tubazioni metalliche.
Il sistema di
ventilazione è ormai essenziale
in ogni edificio pubblico e privato. Cappe con estrattori motorizzati sono
utilizzate sempre più spesso per una ventilazione forzata che garantisca un
ricambio d’aria costante. Il sistema di ventilazione prevede di solito due
impianti indipendenti: uno che estrae l’aria e l’altro che la pompa
nell’ambiente.
L’impianto è dimensionato
secondo i volumi/ora d’aria da ricambiare, ad esempio per un ambiente pubblico
si richiede circa un ricambio di 2V/h = 2000m2:/h.
La tecnica di ventilazione forzata è approvata organicamente per la prima volta verso la metà del XIX secolo, ma già altri settori della meccanica (soprattutto navale e mineraria) avevano sperimentato e impiegato apparecchi di ventilazione.
Anche il sistema di
condizionamento è sempre più frequente nell’edilizia civile. Il primo
brevetto fu ricevuto da W.H.Carrier agli inizi di questo secolo, ma esso si
traduce in realtà solo negli anni ’20 e solo negli anni dopo le guerre si
assiste ad un’affermazione effettiva.
Quello della potenza di riscaldamento è uno dei calcoli più complessi dell’edilizia civile, partendo da un esempio molto semplice proveremo a ragionare sul problema dando solo un’idea della sua complessità. Nell’affrontare l’esercizio, infatti, non tratteremo l’orientamento ai punti cardinali, gli aspetti relativi all’esposizione solare e nemmeno la tipologia d’abitazione.
Consideriamo un edificio in inverno cui incessantemente forniamo calore, la temperatura esterna te sarà minore di quell’interna ti, pertanto un flusso di calore dall’interno dell’edificio si disperderà verso l’esterno per cercare un equilibrio termico.
La temperatura interna la consideriamo pari a 20°C mentre quell’esterna la consideriamo di 0°C.
Fig.3
Per mantenere la temperatura interna costante l’impianto termico deve fornire una potenza di calore pari a quella dispersa nell’ambiente esterno.
Consideriamo un edificio molto semplice, costituito da un cubo di lato 10m sospeso su pilotis quindi interamente avvolto dall’aria esterna; l’edificio ha quattro finestre, una su ogni lato di superficie 2m2. L’edificio, inoltre, è uno spazio unico senza partizioni interne.
Fig.4
La superficie totale dell’edificio è di: (3)
La superficie complessiva delle finestre è di: (4)
Quindi la superficie dei muri è di: (5)
Consideriamo il muro composto di mattoni pieni a due teste, un isolante di 5cm e un rivestimento di 3 cm per uno spessore totale di 32 cm. Le finestre le consideriamo con telaio in alluminio e vetro, a camera doppia, con sigillante e deumidificatore di spessore 4y12y6 cm.
La potenza termica specifica vale a dire la potenza termica da fornire ad un’unità di superficie per mantenere la temperatura interna costante si ricava dalla formula:
(6)
Questa grandezza, che è chiamata anche densità di flusso termico per unità di superficie, si esprime in W/m2.
Nella formula K è il coefficiente globale di scambio termico, è una costante d’ogni materiale e si esprime in W/m2K, questa costante indica per ogni materiale la tenuta termica. Ti –Te =DT è, invecefine, la variazione di temperatura tra interno ed esterno.
Nel nostro caso consideriamo il coefficiente dei muri: Km = 0,5 W/m2 °K e quello delle finestre: Kf = 2 W/m2 °K.
Si può, quindi, calcolare la potenza termica complessiva da fornire per mantenere la temperatura interna costante seguendo la formula:
(7) Osservazioni:
· La differenza di temperatura può anche essere calcolata in °C il risultato non cambia proprio perché è una differenza algebrica, per correttezza con il S.I. però è sempre meglio convertire le temperature in °K.
· La potenza termica ricavata è una quantità considerevole se si considera che gli impianti domestici hanno potenza massima istantanea pari a 3500W.
· La potenza termica complessiva è direttamente proporzionale alla variazione di temperatura, infatti, nel sistema K e la superficie S sono costanti.
Fig.5
Consideriamo ora che 1KWh = 200L quanto costerà riscaldare il suddetto edificio per un anno, se si considera che sono sei i mesi freddi?
6 mesi sono equivalenti a 15552000 S
(8)
Considerando, infine, che 1KWh costa 200L in sei mesi il riscaldamento costerà:
(9)
Secondo esercizio sul
problema di transitorio termico
Consideriamo ora un altro esercizio mantenendo com’esempio l’edificio supposto nell’esercizio precedente, prendiamo però come temperatura iniziale interna Ti = 0°C, pari a quell’esterna Te. Affinché la temperatura interna raggiunga 20°C si dovrà fornire una certa quantità di calore in un certo tempo. Se facciamo l’ipotesi che l’impianto di riscaldamento fornisca una potenza di calore pari a 9000W e che, all’inizio, il sistema non disperda calore all’esterno, quanto tempo impiegherà il sistema a raggiungere i 20°C ?
Fig.6
Si avrà dunque:
(10)
Il fatto che il calore all’inizio non si disperda è una semplificazione della realtà, in questo caso si può considerare lineare la crescita del DT nel tempo.
Nella realtà le pareti dell’edificio non sono impermeabili al calore ma permettono da subito una certa dispersione, la variazione di temperatura non ha, quindi, una crescita lineare nel tempo, essa cresce rapidamente nei primi secondi e più lentamente dopo fino ad assumere un andamento assintottico rispetto ad un certo DT. In questo caso dovremmo fornire una potenza di calore tale che il DT assintottico sia superiore alla variazione di temperatura desiderata, ad esempio se vogliamo arrivare, come nel nostro esercizio, ad un DT=20°C dovrò fornire una potenza di calore che spinga il sistema ad un DT=28°C giungendo così alla temperatura desiderata in un tempo finito.
Fig.7
Tornando, dunque, al nostro caso, per calcolare il tempo che impiega l’ambiente interno a raggiungere i 20°C devo considerare innanzi tutto il calore Q necessario a far passare la massa d’aria contenuta nei 1000 m3 da 0°C a 20°C e dividerlo, poi, per la potenza fornita all’ambiente di 9000W.
Il calore Q si trova dalla formula:
(11)
(13)
Consideriamo, infine un ultimo caso, nel quale l’aria è libera di espandersi, V non è costante ma rimane costante la pressione P, in questo caso l’aria è libera di sfiatare fuori e la sua capacità termica è: cp = 1000 J/Kg°K
In questo caso:
(14)
Come era prevedibile il calore richiesto è maggiore e così anche il tempo.
Interessante poi è notare che in questo caso l’aria uscendo dall’involucro dell’edificio compie un certo lavoro L. Consideriamo, quindi, come analogo caso, un pistone con dentro dell’aria V=1000m3 a pressione atmosferica costante. All’aria dentro al pistone viene fornito incessantemente un calore Q=9000W, essa si espande facendo muovere lo stantuffo del pistone di uno spazio x.
L’aria ha compiuto un lavoro meccanico sullo stantuffo uguale a:
(15)
Dove P è la pressione dell’aria, V1 il volume iniziale dell’aria e V2 è il volume finale.
Fig.8
Ritornando al nostro edificio V1 =1000 m3, P è la pressione atmosferica pari a 101325Pa e per ricavare V2 devo ricorrere alla legge dei gas perfetti che si esprime nella formula:
(16)
R è una costante caratteristica e per l’aria vale 287 J/Kg°K, P è la pressione, V il volume, M la massa e T la temperatura espressa in °K:
Da questa legge posso ricavarmi, come si era detto, anche la massa dell’aria:
(17)
Per ricavare, invece, il volume finale:
(18)
Per concludere quindi il lavoro che l’aria compie nell’uscire dall’involucro:
(19)
Approfondimenti su alcuni
aspetti trattati:
Temperatura interna ed
esterna di un edificio
Per calcolare la potenza termica necessaria per il riscaldamento di un edificio è stato necessario conoscere la temperatura interna e quell’esterna che erano fornite in quel caso dai dati del problema.
Per quanto riguarda la temperatura interna si considera la temperatura confortevole per l’abitare ed è sempre adottata tra i 18-20°C.
La temperatura esterna, invece, è la temperatura massima raggiungibile durante il periodo di freddo e varia in ragione della località e dell’altitudine. In generale si assumono valori convenzionali fissati in base a molti anni di rilievi statistici.
Qui sotto è riportata una tabella con le temperature esterne per quanto riguarda l’Italia utile per lo svolgimento degli esercizi.
Dove si tratti di località non espressamente indicate è opportuno adottare quale temperatura esterna quella della località più vicina indicata dall’elenco modificandola come segua:
- Si deve tener conto della diversa altitudine: temperatura invariata fino a circa 200 m di differenza di quota, diminuendo od aumentando di 1°C per ogni ulteriore 200 m di quota maggiore o minore.
- Per tener conto della diversa situazione dell’ambiente esterno: tener invariata in un complesso urbano, diminuire di 0,5-1°C in piccoli agglomerati, diminuire di 1-2°C in edifici isolati.
Ecco di seguito la tabella dell’aria esterna “di progetto” per l’Italia:
Torino |
-8 |
Bolzano |
-15 |
Ancona |
-2 |
Chieti |
0 |
Alessandria |
-8 |
Teramo |
0 |
Asti |
-8 |
Aosta |
-15 |
Udine |
-5 |
Arezzo |
0 |
La Spezia |
0 |
Brindisi |
0 |
Savona |
0 |
Cuneo |
-10 |
Bologna |
-5 |
Lucca |
0 |
Pordenone |
-5 |
Taranto |
0 |
Genova |
0 |
Sondrio |
-10 |
Ferrara |
-5 |
Pisa |
0 |
Grosseto |
0 |
Potenza |
-3 |
Novara |
-5 |
Varese |
-5 |
Forlì |
-5 |
Siena |
2 |
Livorno |
0 |
Matera |
-2 |
Vercelli |
-7 |
Trento |
-12 |
Modena |
-5 |
Napoli |
2 |
R.Calabria |
3 |
Terni |
-2 |
Milano |
-5 |
Venezia |
-5 |
Parma |
-5 |
Roma |
0 |
Catanzaro |
-2 |
Rieti |
-3 |
Imperia |
0 |
Belluno |
-10 |
Piacenza |
-5 |
Latina |
2 |
Massa Carrai |
0 |
Cosenza |
-2 |
Bergamo |
-5 |
Rovigo |
-5 |
Ravenna |
-5 |
Perugia |
2 |
Frosinone |
0 |
Palermo |
5 |
Brescia |
-7 |
Treviso |
-5 |
R.Emilia |
-5 |
Caserta |
0 |
Agrigento |
3 |
Viterbo |
-2 |
Como |
-5 |
Verona |
-5 |
Piceno |
-2 |
Salerno |
2 |
Avellino |
-2 |
Catania |
5 |
Cremona |
-5 |
Vicenza |
-5 |
Macerata |
-2 |
Bari |
0 |
Benevento |
-2 |
Enna |
-3 |
Mantova |
-5 |
Trieste |
-5 |
Pesaro |
-2 |
Foggia |
0 |
L’Aquila |
-5 |
Messina |
5 |
Pavia |
-5 |
Gorizia |
-5 |
Firenze |
0 |
Lecce |
0 |
Pescara |
2 |
Ragusa |
0 |
Siracusa |
5 |
Trapani |
5 |
Cagliari |
3 |
Nuoro |
0 |
Caltanissetta |
0 |
Sassari |
2 |
Il coefficiente globale di
scambio termico: la costante K
Per calcolare la potenza termica necessaria per il riscaldamento di un edificio è stato necessario conoscere una costante che, come si è detto è propria per ogni materiale. Questa costante che si misura in W/m2°K indica il flusso di calore che passa attraverso un certo materiale, nell’unità di tempo, per m2 di superficie, con una variazione di temperatura di un grado tra una faccia e l’altra del materiale stesso.
Nota: Per migliorare la resistenza al calore di una parete di un edificio o si aumenta il suo spessore o si aggiunge un materiale scelto tra quelli con un valore di K relativamente basso.
La costante K è inversamente proporzionale alla resistenza termica del materiale, perciò tanto maggiore è la resistenza tanto minore è lo scambio termico che avverrà tra le due facce del materiale a diversa temperatura.
K si ottiene dalla formula:
(20)
a i è il coefficiente di scambio termico lineare interno, mentre ae è quello esterno ora questi due valori sono stati codificati dalla norma UNI-CTI 10344-93 e per strutture opache valgono: ai = 7,7 W/m2K e ae=25W/m2K
è la sommatoria degli strati della parete di spessore Si con ognuno la propria conducibilità termica li. Qui di seguito vengono riportati alcuni valori di conducibilità termica li, interessanti più che per eseguire il calcolo di K per osservare la differenza di conducibilità dei vari materiali.
Materiale |
Conducibilità (W/mK) |
Materiale |
Conducibilità (W/mK) |
Materiale |
Conducibilità (W/mK) |
Alluminio |
235 |
Aria |
0,023 |
Legno di larice |
0,37 |
Ferro |
50,2 |
Acqua |
0,59 |
Lana di roccia |
0,042 |
Piombo |
35 |
Cemento |
0,8 |
Pino bianco |
0,11 |
Acciaio |
14 |
Mattone |
0,63 |
Poliuretano
espanso |
0,024 |
Rame |
401 |
Vetro |
1,0 |
Marmo |
2,8 |
Il problema del calcolo di K, però, è ancora più complesso, in quanto il coefficiente di scambio termico dipende oltre che dalla composizione dei muri anche dal tipo di abitazione, dall’orientamento ai punti cardinali, dall’esposizione al vento e dal tasso di rinnovamento dell’aria.
Ci si può, per ora, limitare a far riferimento ad alcuni esempi qui riportati per lo svolgimento degli esercizi che tengono conto solo del materiale utilizzato:
Spessore in cm. escluso
l’intonaco |
12 |
25 |
38 |
51 |
64 |
Muri di mattoni pieni con intonaco sulle due facce |
2.5 |
1.8 |
1.37 |
1.10 |
0.93 |
Muri di mattoni forati con intonaco sulle due facce |
1.69 |
1.04 |
0.75 |
0.59 |
0.48 |
Pietre naturali leggere e porose con intonaco |
2.2 |
2.0 |
1.7 |
1.54 |
1.39 |
Pietre naturali compatte con intonaco |
2.7 |
2.5 |
2.3 |
2.1 |
1.9 |
Finestra comune ad un vetro con telaio in legno |
|
|
5 |
|
|
Finestra comune a due vetri con telaio in legno |
|
|
2.5 |
|
|
Capacità termica specifica
e costante caratteristica dei gas
Per capacità termica
specifica s’intende il calore da fornire ad un Kg di materia per far aumentare
la sua temperatura di un grado, essa è diversa da materiale a materiale.
Questo valore varia anche
secondo le condizioni in cui il materiale si trova ad essere, per questo è
necessario sempre indicare nel simbolo le condizioni alle quali è stato
ottenuto; per esempio negli esercizi precedenti abbiamo visto il calore
specifico a pressione costante cp
e il calore specifico a volume costante
cv.
La tabella qui di seguito mostra alcuni valori di
calore specifico d’alcune sostanze comuni a pressione costante ed a temperatura
ambiente:
Sostanze
|
Cp (J/KgK) |
Piombo |
129 |
Rame |
387 |
Alluminio |
900 |
Vetro |
840 |
Ghiaccio |
2220 |
Acqua |
4190 |
R = cp-cv (21)
La tabella qui di seguito
mostra alcuni di questi valori:
GAS
|
Cp
J/KgK
|
Cp
J/KgK
|
1003 |
716 |
|
ARGON |
520 |
312 |
BUTANO |
1716 |
1573 |
ANIDRIDE CARBONICA |
841 |
652 |
MONOSSIDO DI CARBONIO |
1041 |
744 |
ETANO |
1766 |
1489 |
ETILENE |
1548 |
1251 |
ELIO |
5192 |
3115 |
IDROGENO |
14209 |
10084 |
METANO |
2253 |
1735 |
NEON |
1029 |
617 |
AZOTO |
1041 |
744 |
OTTANO |
1711 |
1638 |
OSSIGENO |
921 |
661 |
PROPANO |
1679 |
1490 |
VAPOR D’ACQUA |
1872 |
1410 |