Università degli Studi di Parma

Corso di Laurea in Ingegneria Elettronica, Informatica, delle Telecomunicazioni

Anno accademico 1999/2000

Corso di Fisica Tecnica

Docente: Prof. Angelo Farina

Autore: Sardella Simone (mailto:talox@libero.it)

Matricola: 120217

Lezione del 24/01/00

Ore: 8:30 - 10:30

Argomento: Scambiatori di calore

 

GLI SCAMBIATORI DI CALORE

Gli scambiatori di calore sono apparati che consentono il trasferimento di calore da un fluido, più caldo, ad un altro fluido, più freddo. Scopo di tale trasferimento può essere l’esigenza di ridurre la temperatura del fluido più caldo, o di aumentare la temperatura di quello più freddo.

Il principio di funzionamento di questo dispositivo è illustrato in figura 1; i due liquidi A e B sono ovviamente a differenti temperature e possono generamente essere identificati come:

Il primo è il prodotto che si vuole lavorare; può essere, ad esempio, del fluido alimentare che deve essere riscaldato per un particolare processo industriale. Il fluido B è, ad esempio, vapore d’acqua che può proveniente da un altro impianto ed essere quindi riutilizzato a questo scopo.

I due fluidi possono essere o non essere in contatto diretto (ove avviene cioè una miscelazione) ma nella maggior parte dei casi essi sono rigorosamente separati; questo per la natura stessa dei due liquidi: quello di processo è il prodotto mentre quello di servizio è spesso impuro perché recuperato da altre applicazioni.

Esistono molte tipologie di scambiatori termici; il nostro studio si vuole però concentrare sugli scambiatori TUBO in TUBO o a flussi paralleri. Essi possono essere schematizzati come due tubi cilindrici coassiali all’interno dei quali scorrono due portate di fluido: una nel cilindro interno e l’altra nello spazio compreso tra i due cilindri. Il materiale del cilindro interno è tale da consentire la massima conduzione termica: è spesso utilizzato acciaio inox.

Questa soluzione di scambio termico non è la più efficace poiché non ha grandi superfici di scambio termico rispetto all’ingombro che risulta spesso notevole.

E’ inoltre costosa a causa dell’utilizzo di materiale pregiati quali acciaio inox. Ha però diversi vantaggi che ne consentono il suo massiccio utilizzo nella grande industria: permette una notevole garanzia di igiene, richiesta ad esempio nell’industria alimentare quale quella lattiero casearia. Il suo valore aggiunto è dato inoltre dalla sicurezza e dall’affidabilità degli impianti.

Per lo studio di tale sistema vengono adottate le seguenti ipotesi semplificative:

Il fluido di servizio può essere di verso concorde o discorde al fluido di processo;

 

Bilancio energetico

Il calcolo energetico del problema, date le ipotesi precedenti, è dato dal bilancio entalpico tra i due fluidi: non essendoci perdite il calore ceduto da uno dei due liquidi è pari a quello assorbito dall’altro. Supposto che il liquido B si stia raffreddando si ha che:

(1)

Dove rappresenta la potenza termica cioè l’energia per unità di tempo [W] così come ed sono le portate in massa dei due liquidi [kg / s].

Le due sezioni 1 e 2, riportate in figura 3, fanno riferimento alla coordinata 0 e alla coordinata L dello scambiatore di calore.

Calcolo termico

Il liquido A è ad una temperatura TA1 alla quota 0 e viene riscaldato, alla quota L, alla temperatura TA2.

Il liquido B, inizialmente alla temperatura TB1, subisce invece un raffreddamento fino alla temperatura TB2.

La differenza di temperature tra i due liquidi, DT, varia in funzione della quota x. La potenza termica scambiata, da un’analisi termica del problema risulta essere:

(2)

Dove RTOT è la resistenza termica del sistema tubo in tubo e DTm la differenza di temperatura tra i due fluidi. La potenza Q deve essere quindi un opportuno valore medio che corrispponde ad un opportuno valore medio di DT che va ricercato.

Calcolo della temperatura media DTm

Al fine di risolvere il problema occore quindi una analisi infinitesimale estesa ad un tratto dx dello scambiatore:

(3)

In un tratto infinitesimo dx le temperature dei due liquidi possono essere considerate costanti. L’infinitesimo a secondo membro, che non compare esplicitamente in (3), è implicito nel calcolo della resisstenza termica RT del sistema; osservando la figura 5 possiamo dire che:

(4)

Dove Ri è la resistenza termica di convezione interna dovuta al fluido di processo, R1 è la resistenza di conduzione dello strato cilindrico e R2 è la resistenza di convezione esterna dovuta al fluido di servizio. Non è stata inserita una ulteriore resistenza convettiva con l’ambiente esterno perché il sistema, per ipotesi, è isolato.

(5)

Voglio ora esprimere la resistenza termica RT dello scambiatore nel seguente modo:

(6)

Dove K è il coefficiente globale di scambio e S una opportuna superficie di riferimento.

Consideriamo come superficie di riferimento quella del tubo interno, Si;

(7)

In (7) ho semplicemente ribaltato e moltiplicato, sopra e sotto, la (5) per la superficie interna Si = 2p riL. Ora, considerando un tratto dx (L = dx), posso scrivere:

(8)

Ora riprendo l’equazione (3) e scrivo:

(9)

Si osserva che il termine infinitesimale compare ora anche a secondo membro; è bene ricordare che il termine Ki, noto, dipende dalla superficie scelta come riferimento.

Ricordando le equazioni di bilancio energetico, (1), posso scrivere che:

(10)

dalla (10) ricavo ora che:

(11)

Ma dall’analisi matematica sappiamo che:

(12)

Posso ora ricavare dQ dalla (11) e sostituirlo nella (9) ricavando così un’equazione differenziale a variabile separabili:

(13)

I limiti di integrazione sono indicati chiaramente in figura 6; x varia su [0, L] e T tra le temperature iniziali e finali dei due liquidi.

(14)

Ma 2priL = Si ; identifico così un’espressione per KiSi; ricordando (dalla 1) anche che:

(15)

Otteniamo ora per KiSi un’espressione che dipende dalle sole temperature e dalla potenza:

(16)

Dalla (1) e dalla (7) ricavo ora DTm cioè quel valore medio di temperatura che permette di calcolare il valore esatto di potenza

(17)

Posso ora ricavare DTm la media logaritmica:

(18)

Scambiatore equicorrente e controcorrente

Si osservino immediatamente i grafici delle temperature dei due fluidi in figura 7 ed in figura 8: emerge immediatamente il fatto che il DT, nel caso controcorrente, ha variazioni meno brusche, e si mantiene circa costante lungo il profilo geometrico [0, L]; vediamo ora come varia il DTm nei due casi; consideriamo un generico esempio:

TB1 = 100 °C

TB2 = 60 °C

TA1 = 4 °C

TA2 = 40 °C

Dalla 18 ricavo ora:

Risulta evidente, e questo è sempre vero che:

DTm,cc > DTm,ec

Ricordiamo che:

L’energia scambiata è evidentemente sempre quella (nel bilancio dell’entalpia non compare il verso); così come la costante Ki (vedi 8). Deve quidi variare la superficie Si; uno scambiatore in controcorrente a parità di potenza, avrà dimensioni minori è quindi costi minori.

Il rovesio della medaglia stà però nel fatto che nello scambiatore equicorrente ho DT istantanei, all’inizio dello scambiatore, più elevati e un conseguente scambio termico più veloce. Se necessito quindi di variazioni brusche di temperatura posso costruire una cascata dove il primo stadio è un equicorrente e gli altri dei controcorrente.

 

 

Esercizio

Si vuole raffreddare una portata MN2 di azoto con una portata MH20 di acqua; dati i seguenti dati:

MN2 = 1200 [kg / h]

MH20= 5000 [kg / h]

Di = 101 [mm]

De = 108 [mm]

D2 = 125 [mm]

Le temperature dei liquidi sono riportate in figura 9.

Da opportune tabelle si ricava:

CPN2 = 1,04 [kJ / kg °K]

CPH20 = 4,187 [kJ / kg °K]

Il dato dell’azoto è stato ricavato alla temperatura media di lavoro pari a 125 °C.

Nell’ipotesi di perfetto isolamento il calore ceduto dall’azoto deve essere assorbito per intero dall’acqua:

La temperatura TA2 dell’acqua nella sezione di uscita è dunque di 29 [°C].

Questa non dipende dal fatto che lo scambiatore sia equicorrente o controcorrente.

Per ricavare la lunghezza L del tubo mi occorre ricavare:

E’necessario quindi il calcolo delle temperature medie logaritmiche (vedi formula 18) e del coefficiente globale di scambio:

DT1,ec = 200 – 20 = 180[°C]

DT2,ec = 50 – 29 = 21 [°C]

DT1,cc = 200 – 29 = 171[°C]

DT2,cc = 50 – 20 = 30 [°C]

Il coefficiente Ki è dato da:

Sono note le dimensioni geometriche delle tubazioni ri, re e r2 e la conducibilità termica l A ricavato da manuale:

l A = 67.4 [W / m2 °K]

Il calcolo dei coefficenti di convezione h1 ed h2 risulta più complesso; è necessario calcolare il regime di lavoro dei due fluidi.

La densità dell’azoto (alla temperatura media di lavoro Tm = 398.15 [°K] e alla pressione PN2 = 2 [bar] ) risulta essere:

 

Posso ora determinare la velocità W dell’azoto; mi è richiesto il calcolo dell’area della tubazione interna e la portata:

Data la viscosità dinamica dell’azoto m N2 alla temperatura media di lavoro TN2 = 398.15 [°K] posso ricavare il numero di Reinolds:

Il regime è ampliamente turbolento; posso usare la formula di Dittus e Boelter per un fluido raffreddato:

Dal coefficiente adimensionale di Nussel posso ora ricavare il coefficiente di convezione nel tubo interno:

Il calcolo del coefficiente di convezione dell’acqua risulta simile al precedente; l’area del condotto esterno è quella di una corona circolare:

La viscosità cinematica dell’acqua alla temperatura media di lavoro TH2O = 25 [°C] = 298.15 [°K]:

n H2O = 0.9 ´ 10-6 [ m2 / s]

Per il tubo esterno devo considerare il diametro idraulico equivalente (con P si intende il perimetro bagnato):

Per questo valore di Reinolds occorre la formula di Böhm:

Posso ora calcolare il valore di K:

Il valore di Ki non si discosta molto da quello del coefficiente di convezione interno lato gas.

Posso ora calcolare il valore della lunghezza L richiesta ricordando che:

Si evidenzia il fatto che lo scambiatore in controcorrente risulta essere di circa 2 metri più corto, il che comporta evidenti vantaggi economici. In figura A è rappresentato uno scambiatore industriale.