Misure di Temperatura

Calore-Temperatura

La temperatura è una delle grandezze poco capite e mal usate della fisica moderna: fino al XVIII secolo non era ancora ben chiara la distinzione tra temperatura e calore.

Anticamente si pensava al calore come ad una sostanza detta "calorico": un fluido elastico, imponderabile ed indistruttibile, capace di penetrare nella materia quando essa veniva riscaldata e di uscire quando il corpo veniva raffreddato.

A seguito di ciò, l’equilibrio termico veniva giustificato immaginando che, allorché due oggetti sono posti a contatto, il corpo più ricco di "calorico" doveva cederne una parte a quello meno dotato, finché il sistema raggiungeva la stessa temperatura che era quindi la manifestazione di quanto "calorico" passava tra i due corpi (Fig.1).

Fig.1 – "Equilibrio termico"

 

In seguito , sempre nell’ambito della "teoria del calorico" si arrivò a distinguere in modo chiaro ed inequivocabile il concetto di temperatura, grandezza misurata dal termometro, dal concetto di quantità di calore, intesa come grandezza fisica misurabile, distinta dalla temperatura, anche se con essa correlata.

Solo verso il 1840 il calore divenne ufficialmente una forma di energia grazie a studiosi come Carnot, che mise in evidenza come il calore non era una sostanza più o meno misteriosa, ma rappresentava invece una delle tante forme di energia.

Scale di temperatura

Con l’introduzione della misura termometrica della temperatura, vennero gestite diverse scale di misurazione: la più diffusa oggi in Europa è la Celsius o Centigrada.

La costruzione di una scala delle temperature si ottiene stabilendo due punti fissi i cui valori restino rigorosamente costanti.

In particolare la scala Celsius assume come punti fissi gli istanti di cambiamento di stato dell’acqua da solida a liquida e da liquida a vapore (alla pressione di una atmosfera) assunti rispettivamente come 0°C e 100°C.

 

 

 

 

Punti fissi:

 

Il termometro

In base alla scala costruita, vengono tarati gli strumenti per misurare la temperatura: i termometri.

Il termometro è un corpo normalmente piccolo che, messo a contatto con un sistema in modo da non perturbarlo, deve possedere una grandezza fisica misurabile che varia con la temperatura.

A tale scopo si utilizzano alcune proprietà dei corpi quali il volume di un liquido, la pressione di un gas mantenuto a volume costante, la resistenza elettrica, ecc.

Il più diffuso tra questi è il termometro a liquido che sfrutta la variazione di volume di un liquido (comunemente il mercurio) all’aumentare della temperatura.

La sua taratura avviene come segue: immerso il dispositivo in un miscuglio di acqua e ghiaccio (bagno termostatico), contrassegniamo il livello dove si arresta il liquido termometrico dopo l’abbassamento (Fig.2).

Fig.2 – Primo punto fisso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Poniamo successivamente il dispositivo nei vapori di acqua bollente e segniamo il punto dove si arresta il liquido dopo l’innalzamento (Fig.3).

Fig.3 – Secondo punto fisso

 

A questo punto per completare la graduazione del termometro si divide l’intervallo tra i livelli corrispondenti delle temperature di 0°C e 100 °C in cento parti uguali.

Ad ogni intervallo tra due successive divisioni si fa corrispondere la variazione di temperatura di 1°C.

Tuttavia le misurazioni dei suddetti termometri non sono da ritenere rigorosamente precise poiché nei liquidi la dilatazione dipende dalla natura di ciascuno di essi, e quindi alla stessa temperatura le misure indicate da due termometri a liquidi diversi presentano discordanze dell’ordine di qualche grado.

Un problema analogo si riscontra nei termometri a resistenza, poiché la resistenza come grandezza fisica non cresce in modo perfettamente uniforme con la temperatura come evidenzia la sua caratteristica (Fig.4).

Fig.4 – Caratteristica Resistenza-Temperatura

Per far fronte a questo inconveniente vengono adottate delle tabelle di taratura, anche se il metodo può risultare difficoltoso.

Riguardo alla taratura, in Italia esiste un sistema internazionale chiamato S.I.T.: per le misure di temperatura ci si rivolge all’Istituto Colonnetti, mentre per le misure elettriche o acustiche all’Istituto Elettrico nazionale G. Ferraris.

Si trovano entrambi a Torino.

Questi dispongono dei campioni primari (il cui errore massimo è del millesimo di grado) per tarare campioni secondari utilizzati anche da centri S.I.T. affiliati al G. Ferraris (organizzazioni private) che operano tarature a pagamento per le aziende medie che ne necessitano periodicamente (la taratura va fatta in media una volta all’anno).

A livello europeo esiste il W.E.C.C. (Western European Corporation Calibration) che coordina lo scambio di campioni tra i centri di taratura nazionali.

Grazie al secondo Principio della Termodinamica si arriva alla definizione della temperatura termodinamica, utilizzando il principio di funzionamento della cosidetta "macchina di Carnot".

Tale macchina ha come scopo la trasformazione continuativa di calore in lavoro tramite lo scambio di calore con due corpi a temperatura differente (Fig.5).

 

Fig.5 – Macchina di Carnot

La teoria dei gas perfetti applicata a questa macchina porta alla dimostrazione della "legge di Carnot":

 

Tale legge consente quindi l’introduzione di un nuovo metodo termodinamico di misura della temperatura indipendentemente dalla natura del corpo intermediario utilizzato.

Questo metodo venne istituito da Lord Kelvin ed in suo onore la temperatura così valutata viene espressa in gradi Kelvin (K).

Il termometro a gas perfetto è il più preciso in assoluto poiché dà uguale apertura a tutta la scala, misura cioè proprio la temperatura termodinamica (o Kelvin): un grado segnato sul termometro equivale ad un grado di temperatura; è per questo che costituisce un riferimento per gli altri termometri.

Tipi di termometro

Abbiamo già accennato al fatto che i termometri utilizzano la misura di alcune proprietà dei corpi che dipendono dalla temperatura.

Ne elenchiamo le principali:

  1. Pressione P di un gas a volume V costante (Termometro a gas perfetto);
  2. Volume V di un gas a pressione P costante (Termometro a gas perfetto);
  3. Volume V di un liquido a pressione P non costante (Termometro a liquido);
  4. Lunghezza L di un solido (Termometro a solido);
  5. Resistenza elettrica REL di un conduttore (Termoresistenza);
  6. Forza elettromotrice f.e.m. prodotta da una coppia di metalli diversi (Termocoppia);
  7. Guadagno di un transistor (Termistore);
  8. Colore di una fiamma (Pirometro Ottico);
  9. Intensità di radiazione termoluminosa (Termovisione Quantitativa);

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(I-II) Termometri a gas perfetto

I termometri a gas perfetto sfruttano due proprietà fondamentali dei gas:

la pressione P a volume V costante e il volume V a pressione P costante.

Consideriamo il primo caso (Fig.6).

 

Fig.6 – Termometro a gas a volume costante

Colleghiamo una piccola ampolla di ceramica (uno dei materiali più resistenti alle alte temperature) a un tubicino trasparente ricurvo.

L’ampolla contiene un gas chimicamente puro e generalmente biatomico (O2, N2, …), mentre il tubicino contiene solitamente mercurio o acqua colorata, in modo da poterne controllare il livello.

Immergendo l’ampolla in un bagno termostatico, posso riportare il livello raggiunto dal liquido, sul termometro: quella sarà la nostra temperatura d riferimento, cioè 0°C.

Considerando come pressione quella atmosferica di 1 bar, dall’equazione di stato dei gas perfetti otterrò la relazione:

 

Ora metto a contatto l’ampolla con il corpo di cui voglio conoscere la temperatura e misuro la variazione del livello del liquido "sollevando" opportunamente la parte destra del tubicino in modo da mantenere il volume del gas costante.

 

 

 

 

Secondo la legge di Stevino tale variazione D Z corrisponde a:

Conoscendo la variazione di pressione ed utilizzando l’equazione di stato dei gas perfetti in queste nuove condizioni, otteniamo:

Osservando il comportamento della pressione, a volume costante, dei gas differenti su un piano cartesiano, trovo che la serie di rette che li descrivono, se prolungate fino a raggiungere le basse temperature, puntano asintoticamente ad un unico valore (Fig.7a,7b).

Fig.7a– Pressione di un gas a volume costante

Fig.7b – Grafico pressione-temperatura

 

Questo punto, in cui il valore della pressione è nulla, corrisponde alla temperatura di –273,16°C.

Ciò significa che, se fosse possibile condurre un gas a tale temperatura, la sua pressione dovrebbe essere esattamente nulla.

Proprio per questo la parte tratteggiata delle rette (Fig.7) rappresenta solo un’estrapolazione concettuale e non una condizione fisica raggiungibile.

Se ora, mantenendo immutato l’intervallo di un grado, spostiamo lo zero centigrado a –273°C si ottiene una nuova scala comunemente detta "Scala Assoluta" o anche "Scala Kelvin".

Ovviamente la temperatura assoluta (indicata con T) è legata alla corrispondente temperatura centigrada (indicata con t) dalla relazione:

L’unità di misura nella scala assoluta, cioè 1 K, è uguale a quella della scala Celsius: in altri termini, la differenza tra due temperature è uguale nelle due scale.

Posso usare questo stesso dispositivo calcolando la variazione di volume e mantenendo la pressione costante: il livello del liquido resterà quindi lo stesso nella parte destra e sinistra del tubicino, al contrario del caso precedente, dove da una parte il livello restava fisso e dall’altra variava.

Elenchiamo ora i pregi e i difetti del termometro a gas perfetto.

Pregi:

Difetti:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(III) Termometro a liquido

Fig.8 – Termometro a liquido

I termometri a liquido (Fig.8), di cui abbiamo già parlato in precedenza, sono costituiti da un bulbo pieno di un liquido (mercurio,alcol,toluene ecc.) che sbocca in un lungo vaso capillare dotato di una scala graduata: la dilatazione o la diminuzione di volume del liquido lo fanno risalire o scendere nel capillare permettendo la letturadei livelli sulla scala graduata.

Consentono la misurazione di temperature tra i –180°C e i 650°C.

Si possono dividere in due categorie: a ritenuta e senza ritenuta.

Nei primi il liquido dilatandosi ha una grande forza che lo fa salire velocemente ma nel riscendere forma il vuoto sotto di sé; si usano generalmente per misurare una temperatura massima (tipici i termometri a mercurio per misurare la febbre nei quali una strozzatura nella cannula impedisce al mercurio di refluire).

I secondi, invece, sfruttano il fenomeno del rimescolamento e sono utilizzati a livello industriale e sono molto robusti.

Pregi:

Difetti:

 

 

 

 

 

 

(IV) Termometro a solido

Fig.9 – Termometro a solido

 

I termometri a solido o bimetallici (Fig.9) sono costituiti da due strisce di due metalli con diverso coefficiente di dilatazione saldate insieme in forma di spirale o elica: la diversa dilatazione dei metalli al variare della temperatura provoca un allungamento o un accorciamento del sistema, collegato ad un indice rotante su una scala graduata.

Pregi:

Difetti:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(V) Termoresistenza

Fig.10 – Termometro elettrico a resistenza

Un termometro a resistenza (Fig.10) è uno strumento nel quale la resistenza elettrica varia con la temperatura.

È essenzialmente formato da un filo metallico molto sottile, avvolto intorno a un piccolo cilindro di porcellana e racchiuso dentro una guaina isolante.

Il filo che funge da sostanza termometrica è collegato con un apposito circuito elettrico (Fig.11) realizzato in modo da fornire con la massima precisione una misura della resistenza del filo il cui valore è direttamente connesso con la temperatura del conduttore; le termoresistenze più utilizzate sono le Pt-100 (termoresistenze al platino da 100W ).

 

Fig.11 – Circuito elettrico

 

 

 

 

La relazione che lega la resistenza alla temperatura è:

dove R0 è la resistenza del materiale a 0°C e a 0 è un coefficiente di cui riportiamo su una tabella i valori più comuni:

 

Materiale

Resistività a 0°C:

r =W . mm2/m

Coeff. Di temperatura z0

Argento…………………...

Rame elettrolitico………...

Rame……………………..

Bronzo fosforico…………

Oro……………………….

Alluminio………………...

Tungsteno………………...

Ottone…………………….

Ferro puro………………...

Platino……………………

Ferro dolce……………….

Stagno…………………….

Piombo…………………...

Argentana………………...

Manganina………………..

Ferro-silicio………………

Costantana………………..

Ferro-nichel………………

Mercurio………………….

Nichel-cromo…………….

Carbone…………………..

Germanio…………………

Silicio…………………….

Carta secca……………….

Bachelite………………….

Vetro……………………...

Olio minerale……………..

Porcellana………………...

Araldit……………………

Polistirolo………………...

CONDUTTORI

0,015

0,016

0,017

0,018

0,021

0,028

0,050

0,085

0,100

0,103

0,13

0,13

0,20

0,35

0,40

0,50

0,50

0,80

0.94

1

SEMICONDUTTORI

30

47. 104

2,3. 109

ISOLANTI

1. 1014

5. 1016

9. 1016

1017

2. 1019

1020

1022

 

0,0036

0,0042

0,0043

0,0040

0,0036

0,0043

0,0042

0,0039

0,0050

0,0036

0,0048

0,0045

0,0043

0,00017

0,00001

0,001

0,000008

0,0007

0,00089

0,0001

-0,0004

negativo

negativo

 

 

 

La stessa relazione si può scrivere come:

Tale costante K ad esempio per il platino è di 0,3 [W /°C] prendendo Ro=100W .

 

 

Pregi:

Difetti:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(VI) Termocoppia

Ponendo a contatto due fili metallici di natura diverso e mantenendo le due giunzioni a diversa temperatura, il sistema, comunemente chiamato termocoppia, origina una forza elettromotrice dell’ordine di alcuni millivolt che provoca un passaggio di corrente nel circuito.

Fissata la natura dei metalli di una termocoppia, il valore della forza elettromotrice è strettamente collegato alla differenza di temperatura esistente fra i due giunti .

Ponendo i giunti freddi ad una temperatura di riferimento facilmente determinabile (ad esempio in un bagno termostatico a 0°C) e il giunto caldo nell’ambiente da esplorare, la temperatura incognita può essere dedotta mediante misure di forza elettromotrice (Fig.12).

 

Fig.12 – Taratura di una termocoppia

 

In particolare, se l’apparecchio di misura viene tarato in gradi, una termocoppia si può considerare a tutti gli effetti un termometro.

In alternativa si possono porre i giunti freddi ad una determinata temperatura, che posso ad esempio misurare con una Pt-100: in questo caso la temperatura incognita non sarà assoluta, ma relativa a quella dei giunti freddi.

Per realizzare una termocoppia si possono usare numerose combinazioni di metalli e di leghe.

Tipiche sono le coppie:

 

 

 

 

Pregi:

 

Difetti:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(VII) Termistore

E’ un oggetto con le dimensioni di un tester o di una calcolatrice, più comunemente si tratta di un termometro palmare per la misurazione di temperature generiche ambientali.

Possiede un display con tre (o tre e mezzo) cifre con un filo collegato ad una bacchetta (trasduttore del termistore): poiché è lineare fornisce direttamente la temperatura in gradi e decimi.

Guardando la caratteristica del guadagno di un transistor (Fig.13) si nota una regione di funzionamento in cui il guadagno dipende dalla temperatura pressochè linearmente.

Fig.13 – Caratteristica del guadagno di un transistor

 

Il termometro verrà quindi utilizzato sfruttando questo intervallo di temperature all’interno del quale "surclassa" ogni altro termometro.

L’applicazione più comune del termistore riguarda la misura del grado di annacquamento del latte.

Osservando l’andamento della temperatura di 1 cc di latte nel tempo (Fig.14), in particolare il "plateau", cioè il tratto di congelamento del latte puro in cui la temperatura resta pressochè costante, si può determinare se il latte è stato eccessivamente annacquato confrontando la temperatura osservata nella zona di "plateau" con quella di –0,52°C.

La precisione del termistore in questa misurazione è di 0,0001°C.

 

 

Fig.14 – Misura dell’annacquamento del latte

Pregi:

Difetti:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(VIII) Pirometro Ottico

 

Fig.15 - Pirometro ottico a filamento evanescente.

Ogni corpo portato a temperatura sufficientemente elevata emette, per il fatto stesso che si trova a quella temperatura, delle radiazioni correlate in qualità e quantità con la temperatura e con la natura del corpo emittente.

Sulla base di queste considerazioni è possibile costruire dei pirometri ottici, generalmente distinti in due categorie: alla prima appartengono quelli a "radiazione parziale", in quanto il valore della temperatura istantanea è dedotto dalle radiazioni comprese solo nel campo del visibile; alla seconda appartengono i pirometri a "radiazione totale" in quanto utilizzano tutte le radiazioni, sia visibili che invisibili all’occhio, emesse dalla sorgente radiante.

In linea di principio la misura della temperatura incognita viene ricavata confrontando la radiazione emessa dal corpo caldo con quella di una sorgente campione di cui sia nota la temperatura.

Il pirometro ottico ha la forma di un cannocchiale con una lente divisa a metà: la parte destra serve per mettere a fuoco il corpo di cui si vuole trovare la temperatura (ad esempio una fiamma), mentre quella sinistra contiene un oggetto preso come riferimento e reso incandescente tramite una termoresistenza regolabile.

Quando le due parti della lente raggiungono lo stesso colore, leggendo il valore di temperatura dell’oggetto di riferimento, otteniamo la temperatura cercata.

Tra i vari tipi di pirometri, quelli "a filamento evanescente" (Fig.15) adoperano come sorgente di confronto il filamento di una lampadina elettrica.

Il dispositivo comprende un cannocchiale per osservare su uno schermo l’immagine reale della sorgente di cui si vuole valutare la temperatura e l’immagine della lampadina campione.

Regolando opportunamente lo strumento si fa in modo che le radiazioni raccolte dall’obiettivo, puntato per esempio sulla bocca di un forno, vengano a cadere nel piano in cui si trova il filamento incandescente (Fig.14a).

Dopo di che si fa variare la corrente che attraversa il filamento, finchè il suo splendore eguagli quello fornito dalle radiazioni emesse dal forno.

In tali condizioni (Fig.14b) l’immagine del filamento svanisce e il misuratore di corrente, direttamente tarato in gradi, fornisce la temperatura della sorgente calda.

Pregi:

Difetti:

(IX) Termovisione Quantitativa

Esprime sia l’aspetto qualitativo (Termovisione) che quello quantitativo (radiometria) delle radiazioni termoluminose emesse dai corpi.