Daniele Pallastrelli - matricola 113244
Lezione del 30/11/98 ore 8:30 - 10:30

Scambio termico

Lo scambio termico (trasmissione del calore) può avvenire in tre modi diversi, anche contemporaneamente; questi modi sono:

Ad esempio, il corpo umano cede calore all’ambiente esterno (poiché la temperatura del corpo è maggiore di quella dell’ambiente) con entrambe le modalità sopra elencate.
I fenomeni di trasmissione del calore non sono regolati da equazioni lineari perciò non è possibile applicare la sovrapposizione degli effetti. Questo implica, ad esempio, che non è possibile risolvere un problema in cui avvengono convezione e irraggiamento contemporaneamente, studiando separatamente i due problemi e poi sommando le soluzioni.
Fig. 1 - Sistemi lineari e non lineari

Storicamente, lo studio del calore è iniziato circa a metà dell’ottocento; prima gli effetti termici erano sempre stati collegati ad una sostanza chimica chiamata "calorico" che fluiva da un corpo ad un altro a causa di differenze di pressione. Nonostante fosse errata, questa teoria riusciva ad interpretare i fenomeni osservati e perciò fu mantenuta per molto tempo.
Come abbiamo già precisato, i tre meccanismi di trasmissione del calore sono tra loro collegati. Per semplicità vengono però studiati separatamente. Iniziamo dallo studio della conduzione.
 


Conduzione

Lo scambio di calore per conduzione avviene nei solidi e nei fluidi fermi. Microscopicamente, ciascun atomo di un reticolo cristallino è legato agli atomi vicini; il legame tra questi atomi è dato da un equilibrio tra forze repulsive ed attrattive, perciò può essere considerato elastico. Perturbando un atomo di un reticolo, questo comincia ad oscillare (il sistema ha un basso smorzamento) e trasmette il suo moto agli atomi adiacenti. L’effetto di questo moto è un aumento della temperatura di tutto il reticolo considerato.

Si considera una lastra solida con entrambe le pareti A e B mantenute ad una temperatura T0, ad un certo istante supponiamo che la temperatura della parete A aumenti bruscamente da T0 a T1>T0. Cosa succede? Innanzitutto a causa dell’aumento di temperatura le molecole della lastra sulla faccia A vibrano più velocemente delle altre; col passare del tempo le molecole che vibrano più velocemente trasmettono il loro moto a quelle adiacenti che aumenteranno a loro volta la loro energia cinetica. Trascorso un tempo sufficientemente grande, si giunge ad un regime stazionario in cui il profilo della temperatura è lineare; questo significa che anche in regime stazionario la lastra non è all’equilibrio, poiché punti diversi della lastra sono a diverse temperature e questo porta ad uno scambio di calore (che è una forma di energia).
 

Fig. 2 - conduzione in una lastra piana

Ricapitolando, si ha un regime transitorio quando T=T(x,t) e un regime stazionario quando T=T(x) (cioè quando la temperatura del corpo resta costante nel tempo).

La legge di Fourier afferma che esiste proporzionalità tra flusso di calore e gradiente di temperatura in un corpo in regime stazionario. Questa legge, per un problema monodimensionale si scrive:

(1)         

doveè il calore scambiato nell’unità di tempo per unità di superficie (si misura in W/m2 ), T(x) è la temperatura alla coordinata x del corpo e l è una grandezza caratteristica del materiale chiamata conducibilità termica (misurata in W/mK ). Valori di l per alcuni materiali sono riportati nella tabella 1.

Per la maggior parte dei materiali si ha l =l (T) cioè la conducibilità termica di un materiale varia al variare della temperatura (generalmente aumenta all’aumentare della temperatura); nella pratica si utilizza un valore medio e si considera costante.
 
Materiale Conducibilità termica 
a 20° C (W/mK)
Acciaio con 5% Ni 29
Acciaio con 30% Ni 105
Acqua (liquida in quiete a 20°C) 0,63
Acqua pesante 10 ¸ 100°C 0,56 ¸ 0,65
Alcool 0,21
Alluminio 210
Aria (in quiete a 20°C) 0,026
Argentana 27
Argento 420
Asfalto 0,64
Basalto 1,27 ¸ 3,5
Bronzo 58 ¸ 65
Carbone 0,14 ¸ 0,17
Carbone di storta 4
Carbone in polvere 0,12
Cartone 0,14 ¸ 0,23
Cartongesso in lastre 0,21
Caucciù 0,13 ¸ 0,23
Celluloide 0,35
Cellulosa compressa 0,24
Cemento in polvere 0,070
Cenere 0,069
Creta 0,90
Duralluminio 160
Ferro elettrolitico 87
Ferro ed acciaio 46,5/58
Gesso 0,4
Ghiaccio 2,20/2,50
Ghisa 50
Glicerina 0,220
Grafite 4,9
Granito 3,18 ¸ 4,10
Incrostazioni di caldaia 1,16 ¸ 3,49
Intonaco di calce e gesso 0,70
Legno asciutto ^ alle fibre di abete e pino 0,10 ¸ 0,12
Legno asciutto ^ alle fibre di quercia 0,18
Legno asciutto parallelamente alle fibre  0,15 ¸ 0,27
Linoleum 0,18
Manganina 23
Marmo 2,1 ¸ 3,5
Mercurio liquido a 0° C 8,13
Mercurio liquido a 60° C 9,64
Mercurio liquido a 120° C 10,92
Mercurio liquido a 160° C 11,6
Mercurio liquido a 222° C 12,78
Mica 0,39
Muratura di pietrame 1,40 ¸ 2,40
Muratura refrattaria (dinas, schamotte, silica) 200° C 0,70 ¸ 0,90
Muratura refrattaria (dinas, schamotte, silica) 1000° C 1,2 ¸ 1,4
Naftalina 0,37
Neve (appena caduta e per strati fino a 3 cm) 0,06
Neve (soffice, strati da 3 a 7 cm) 0,12
Neve (moderatamente compatta, strati da 7 a 10 cm) 0,23
Neve (compatta, strati da 20 a 40 cm) 0,70
Nichel 58 ¸ 65
Oli e petroli 0,12 ¸ 0,17
Oro 299
Ottone 70 ¸ 116
Pietra arenaria 1,30 ¸ 1,75
Pietra calcare compatta 0,70
Pietra calcare granulosa 0,95
Piombo solido 35
Pb 44,5% + Bi 55,5% (lega liq.) 160 ¸ 320° C 9,2 ¸ 11,3
Platino 70
Porcellana 0,80 ¸ 1,05
Quarzo ^ all’asse 6,60
Quarzo parallelo all’asse 12,80
Quarzo oggetti fusi 1,4 ¸ 1,9
Rame (8300 Kg/m3) 302
Rame (8900 Kg/m3) 395
Sabbia asciutta 0,35
Sabbia con 7% di umidità 1,16
Sodio solido 125,60
Sodio liquido 100 ¸ 500° C 86 ¸ 67
Na 56% + K 44% (lega Na, K liq.) 100 ¸ 500° C 27
Stagno 64
Steatite 2,7
Sughero (200 Kg/m3) 0,052
Vetro 0,5 ¸ 1
Wood (lega) 12,78
Zinco 110
Zolfo 0,23

Tabella 1 Conducibilità termica di alcuni materiali.

Dalla tabella 1 si può notare che l’aria ferma è il migliore isolante termico dopo il vuoto. Le proprietà isolanti del vuoto sono sfruttate nella costruzione del vaso Dewar, che è un contenitore utilizzato per la conservazione di gas liquefatti. Il vaso Dewar è un recipiente di vetro o metallo, a superfici riflettenti e a doppia parete, provvisto di una intercapedine in cui si fa il vuoto, in modo da rendere minimi gli scambi di calore con l’esterno (v. fig. 3 e fig. 4).

Fig. 3 - Schema di un vaso Dewar
 
Fig. 4 - foto di uno strumento astronomico (camera Infrarossa ARNICA presso l’osservatorio di Arcetri) il cui contenitore è un vaso Dewar (il vaso Dewar è all’interno dell’involucro in ottone visibile al centro della foto).

Si può estendere la Legge di Fourier per regimi non stazionari: in questo caso la temperatura dipende anche dal tempo, per cui è necessario utilizzare la derivata parziale:

 (2)         

In regime stazionario non c’è accumulo di calore: infatti T ha andamento lineare (perciò la sua derivata è costante), se anche l è costante, si ottiene che  è indipendente dal tempo e dall’ascissa x. Questo implica che il calore che entra è uguale a quello che esce.

In regime transitorio, invece, la quantità di calore che entra è inizialmente molto maggiore di quella che esce dal corpo, perciò si ha un accumulo di calore e un conseguente aumento di temperatura. Dalla figura 5 si può verificare cosa accade all’istante iniziale di un fenomeno di conduzione in una lastra in cui una parete è improvvisamente posta ad una temperatura superiore a quella del resto della lastra. Si nota che in prossimità della parete posta a temperatura maggiore il gradiente di temperatura è molto elevato (idealmente infinito), mentre in tutto il resto della lastra il gradiente è nullo. Questo per l’equazione (2) significa che nella lastra all’istante iniziale entra una grande quantità di calore dalla parete posta a temperatura maggiore, mentre in tutto il resto del corpo non si hanno flussi di calore.

Fig. 5 - Conduzione del calore in una lastra: istante iniziale.

Nei problemi di conduzione del calore la situazione di equilibrio è raggiunta senza oscillazioni (v. fig. 6); tali sistemi vengono detti sovrasmorzati e devono il loro comportamento al fatto che l’equazione differenziale che li descrive non contiene il termine lineare. Per questa proprietà i problemi di scambio termico vengono facilmente risolti mediante metodi numerici che convergono sempre.
 

Fig. 6 - Sistemi sovrasmorzati e sottosmorzati.

Si estende ora la legge di Fourier per corpi di geometrie qualsiasi. Si considera un corpo generico di volume V nello spazio; all’interno di esso vale la seguente legge di Fourier generalizzata:

(3)         

è la densità di flusso di calore ed è un vettore che punta nella direzione in cui la temperatura diminuisce.

Si suppone di voler determinare la distribuzione di temperatura nel corpo, avendo delle condizioni al contorno su tutta la sua superficie. Poiché la legge di Fourier non considera l’energia interna si utilizza anche il primo principio della termodinamica, che scritto per un corpo rigido vale:

 (4)         

per un volume infinitesimo si può scrivere:

 (5)        

per il primo membro, mentre per il secondo:

 (6)         

dove dQsc indica il calore scambiato dal volume infinitesimo dV, mentre dQg rappresenta il calore generato dal corpo stesso, all’interno del volume dV. Questo secondo termine si rende necessario ad esempio nei conduttori elettrici percorsi da corrente, in cui parte della potenza elettrica si trasforma in calore per effetto Joule; oppure nei corpi che partecipano a reazioni nucleari.

Solitamente il calore generato all’interno del corpo dQg viene espresso per unità di volume e per unità di tempo:

 (7)         

dall’equazione (7) si nota che dQg è un infinitesimo del second’ordine.

Il termine dQsc si può invece esprimere integrando il flusso di calore scambiato attraverso la superficie:

 (8)         

dove  è positivo se entrante nel volume infinitesimo ed  è la normale diretta verso l’esterno del volume. Applicando il Teorema di Gauss si ottiene:

 (9)         

Combinando l’equazione (9) con la (3) si ricava:

(10)         

Se il parametro l è costante può uscire dall’operatore divergenza e l’equazione (10) diventa:

 (11)         

I risultati ottenuti si possono finalmente inserire nell’equazione (4) ottenendo:

(12)         

Semplificando e dividendo per dt si ottiene:

 (13)         

L’equazione (13) è chiamata Equazione di Fourier e consente di ricavare T(x,y,z,t ) una volta assegnate le condizioni al contorno che possono essere di tre tipi:

l’ultima condizione è un caso particolare della seconda, ma è talmente importante da meritare di essere citato a parte.

L’equazione di Fourier può essere semplificata nel caso il termine generativo non sia presente ():

 (14)         

(15)         

dove a 2 si chiama diffusività termica e si misura in m2/s (esattamente come la viscosità cinematica ). Nell’espressione di a 2, l è proporzionale al trasporto di calore, mentre cr è proporzionale all’inerzia termica. Se a 2 è alta, significa che la conducibilità termica assume un valore elevato rispetto all’inerzia (regime transitorio breve per una lastra piana a facce parallele).

Scrivendo l’equazione di Fourier (14) in regime stazionario (derivata rispetto al tempo nulla) si ottiene l’equazione di Laplace:

 (16)         

 


Applicazione 1

Si risolve ora l’equazione (16) per una lastra piana indefinita a facce piane parallele in regime stazionario (v. fig. 7):

Fig. 7 - lastra piana indefinita a facce piane parallele

Le condizioni al contorno sono:

(17)         

Poiché stiamo trattando un problema monodimensionale lungo la direzione x possiamo scrivere l’equazione di Laplace (16) nel seguente modo:

(18)         

integrando l’equazione (18) due volte si ottiene:

(19)        

Imponendo le condizioni al contorno (17) si ottiene:

(20)        

Inserendo le (20) nella soluzione (19):

(21)         

Mediante l’equazione (21) si conosce la temperatura in ogni punto della lastra. Per calcolare il calore scambiato (che è costante per ogni punto e per ogni tempo poiché ci siamo messi in condizioni stazionarie) si scrive l’equazione (3) per problemi monodimensionali:

(22)         

Il problema affrontato si poteva risolvere utilizzando la legge di Fourier, ma poiché non interessava conoscere il regime transitorio si sarebbero incontrate complicazioni inutili.
 

Applicazione 2

Consideriamo ora un tubo cilindrico (v. fig. 8) al quale si impone la temperatura T1 sulla pelle interna e la temperatura T2 su quella esterna. Vogliamo trovare la funzione T=T(r) che esprime la temperatura in funzione del raggio in regime stazionario e il valore di . Questa volta determiniamo piuttosto che  perché il primo è costante, mentre il secondo vale:

 (23)         

e quindi varia al variare del raggio.

Fig. 8 - tubo cilindrico

Possiamo scrivere la (3) in questo modo:

(24)         

e uguagliando alla (23):

 (25)         

integrando entrambi i membri della (25) tra R1 ed R2:

 (26)         

Questo tipo di equazione è spesso scritta sotto questa forma:

(27)         

dove k è una costante globale di scambio, mentre S1 è la superficie interna. Il risultato (26) si scrive anche sotto quest’altra forma:

(28)         

Rimane da calcolare la temperatura in funzione del raggio. Per ottenerla si ricalcola l’integrale (26) tra il raggio minore e un raggio qualunque:

(29)         

Dall’equazione (29) si nota che l’andamento della temperatura con il raggio è logaritmica.