E' noto che la propagazione del rumore in ambienti industriali bassi e
vasti avviene con modalità sostanzialmente diverse da quelle solitamente
verificate in ambienti più regolari; in
particolare, le ipotesi dell'acustica statistica (formulazione di Sabine) non sono rispettate, ed il decadimento del
livello sonoro con la distanza dalla sorgente esibisce un andamento fortemente
divergente da quello ottenibile dalla classica formulazione del campo
semi-riverberante.
La conseguenza di quanto sopra è duplice: da un lato, nel caso di rilievi
della potenza sonora di macchinari secondo ISO 3744/46 e norme derivate, oppure
del livello sonoro al posto operatore secondo le norme della serie ISO 11200,
il fattore di correzione ambientale K viene drasticamente sottostimato
allorquando lo stesso viene calcolato sulla base delle unità assorbenti stimate
a partire dal tempo di riverberazione del locale tramite la formula di Sabine. Dall'altro, il beneficio ottenibile da
interventi di trattamento fonoassorbente dei locali, ed in particolare della
copertura, viene anch'esso fortemente sottostimato, con il risultato che
sovente si sconsiglia il trattamento di questi ambienti, quando invece i
risultati conseguibili sono notevoli.
Nel presente lavoro si è operato su due diversi fronti: rilievi
sperimentali e simulazioni numeriche. Nel primo caso si è fatto ricorso ad
avanzate tecniche di misura, ivi incluso il rilievo di potenza con tecnica
intensimetrica (ISO 9614/2) e la misura del decadimento del livello sonoro con
la distanza (progetto di norma UNI U20.00.054.0).
Si è poi operata la
simulazione numerica della propagazione del rumore in uno dei 4 stabilimenti
studiati sperimentalmente, facendo uso di un codice di calcolo di tipo
"pyramid tracing": tale algoritmo è applicabile anche ad ambienti
fortemente non Sabiniani, quali quelli qui studiati.
Dall'analisi dei risultati ottenuti, è stato possibile evidenziare il
tipico comportamento degli ambienti industriali bassi e larghi, e quantificare
l'errore che si commette impiegando le classiche relazioni derivate dalla teoria di Sabine
per stimare il contributo del campo riverberante al livello sonoro in ciascun
punto.
E' stato inolte possibile ricavare una semplice espressione empirica per la
stima di un Volume ridotto dell'ambiente, che introdotta nelle relazioni già
previste dalle norme ISO per la stima delle unità assorbenti del locale e del
fattore di correzione ambientale K, consente di
minimizzare l'errore commesso nell'impiego delle stesse, pur consentendo il
rispetto formale delle norme ISO.
La classica formulazione teorica valida in ambienti che
obbediscono alle ipotesi di Sabine è riassumibile nelle seguenti 3 equazioni
·
(1)
·
(2)
·
(3)
In cui T è il tempo di riverberazione, V il volume dell'ambiente, A la
superficie totale delle pareti dello stesso, il coeff. di assorbimento
acustico medio, d la distanza del punto di ascolto dal centro acustico della
sorgente, ed S la superficie di inviluppo utilizzata per la misura del livello
di potenza sonora.
Queste relazioni sono fra loro congrue nell'ipotesi che una sorgente
puntiforme omnidirezionale, di livello di potenza costante LW, venga
posta a breve distanza da un pavimento riflettente, cosicchè il fattore di
direttività Q risulti pari a 2, e la superficie S di inviluppo venga assunta
uguale a quella di una semisfera di raggio d.
Tale formulazione è abbastanza accettabile solo in ambienti che obbediscono
strettamente alle ipotesi di Sabine, le quali
richiedono che le tre dimensioni dell'ambiente siano fra loro confrontabili,
che non vi siano ostacoli all'interno del volume, e che il coefficiente di
assorbimento acustico delle pareti sia ovunque poco discosto dal valore medio . In tali ipotesi, il libero cammino medio dei raggi sonori
approssima il valore teorico:
(4)
Quando viceversa una delle tre dimensioni del locale è significativamente
inferiore alle altre 2 (nel nostro caso l’altezza h), il libero cammino medio
tende a risultare poco maggiore di tale dimensione minima, indipendentemente
dal volume complessivo. Sperimentalmente si verifica che il livello sonoro cala
incessantemente all’aumentare della distanza d, mentre in base alla relazione
(2) esso dovrebbe tendere a stabilizzarsi ad un valore costante. Inoltre si
verifica che a distanze dalla sorgente dell’ordine di 5-15m (tipiche di rilievi
su macchine di dimensioni rilevanti), il fattore di correzione ambientale K
risulta sottostimato anche di 4-5 dB.
Non sono mancati studi teorici sulla propagazione del rumore in ambienti
bassi, tuttavia gli stessi erano finalizzati principalmente alla individuazione
della legge di decadimento del livello sonoro (espressa in dB per raddoppio
della distanza), e non alla stima del fattore di correzione ambientale K.
Al fine di ottenere sperimentalmente il fattore di correzione ambientale K
in ambienti bassi e vasti, si è adottata una procedura combinata che prevedeva
i seguenti punti:
·
Impiego di una
sorgente omnidirezionale (dodecaedro) di potenza sonora nota (110 dBA),
alimentata con rumore rosa
·
Misurazione simultanea
del livello di potenza sonora della stessa su una superficie di inviluppo
standardizzata (5.4x5.4x2.7m), mediante le metodologie ISO
3746 (pressione) ed ISO 9614/2 (intensimetria)
·
Misurazione del
decadimento del livello sonoro con la distanza secondo norma UNI U20.00.054.0
·
Misura del tempo di
riverberazione dell'ambiente secondo ISO3382 (risposta all'impulso ottenuta con
tecnica MLS, integrazione all'indietro di Schroeder ed estrapolazione del
tratto di decadimento sonoro compreso fra
-5 e -25 dB)
·
Verifica
pratica mediante misurazione in condizioni operative del livello di potenza
sonora di una o più macchine, impiegando simultaneamente sia la tecnica
intensimetrica che il tradizionale rilievo in pressione sonora.
Tranne l'ultimo rilievo in condizioni operative, tutti
gli altri rilievi sono stati eseguiti a stabilimento fermo, con rumore di fondo
trascurabile rispetto a quello emesso dalla sorgente di prova.
La seguente tabella riporta i principali dati relativi ai 4 stabilimenti
studiati:
Nome |
V (m3) |
H (m) |
Tmed(s) |
Ksperim (dBA) |
KSabine (dBA) |
Thessaloniki |
48836 |
8.3 |
2.60 |
2.40 |
0.48 |
Pelfort |
72000 |
11.92 |
2.45 |
1.45 |
0.48 |
Patrasso |
32000 |
8.0 |
3.50 |
2.75 |
0.51 |
Fredericia |
27575 |
7.62 |
0.80 |
1.45 |
0.40 |
Tab 1, Fig 1 – Riepilogo dei
rilievi eseguiti
Il valore “sperimentale” del fattore di correzione ambientale Ksperim,
riportato nella tabella, è il risultato della differenza fra il livello di
potenza misurato secondo la norma ISO3746 (senza applicazione del fattore K
teorico) e quello misurato secondo ISO9614/2 (che è di sua natura immune dal
contributo della riverberazione del locale). Si nota che lo stesso è
drasticamente superiore al valore riportato nell’ultima colonna della tabella,
ottenuto dalla applicazione della applicazione della formulazione di Sabine
classica, sulla base dell’eq. (3).
Le seguenti 4 figure mostrano il confronto fra i livelli sonori in funzione
della distanza ottenuti sperimentalmente e quelli ricavati dalla relazione (2):
Figure 2,3,4,5 – Confronto tra livelli sonori sperimentali
e teorici (equazione (2)) in funzione della distanza
Si
osserva come i tracciati siano sostanzialmente divergenti, e come a distanze
dalla sorgente dell’ordine dei 5-15 m si verifichino differenze anche di 4-5
dB(A). Ciò significa che le formule basate sulla teoria di Sabine sottostimano
in modo rilevante il contributo del campo sonoro riverberante prodotto da
sorgenti sonore situate in questo range di distanze, e dunque sia il fattore di
correzione ambientale, sia il contributo di sorgenti estranee a quella di
oggetto di misura vengono drasticamente falsati, con il risultato che il
livello di potenza sonora della macchina in esame viene sovrastimato.
E' stata eseguita la
simulazione numerica della propagazione del rumore nel caso dello stabilimento
di Fredericia. La seguente figura illustra il modello CAD dell'ambiente stesso,
usato per le simulazioni acustiche.
Figura 6 – Modello CAD dello stabilimento di Fredericia
I valori dei coefficienti di assorbimento dei materiali sono stati
aggiustati manualmente, onde minimizzare lo scostamento fra i valori
sperimentali e quelli calcolati dei tempi di riverberazione T20 alle
varie frequenze.
La seguente figura riporta il confronto fra i valori del livello sonoro
rilevati sperimentalmente e calcolati dal codice di calcolo a varie distanze
dalla sorgente.
Figura 7 – Confronto tra valori di livello sonoro rilevati
sperimentalmente, teoricamente e con codice di calcolo
Si nota che l'accordo è
molto buono. E' stata altresì eseguita la simulazione del funzionamento
dell'intero stabilimento, introducendo nel modello numerico un adeguato numero
di sorgenti sonore, caratterizzate da livelli di potenza ottenuti da rilievi
sperimentali eseguiti sulle singole macchine effettivamente installate nello
stabilimento. Il confronto fra la mappatura dei livelli sonori ottenuti
sperimentalmente e quelli calcolati dal programma è visibile nella seguente
figura.
Figura 8 – Confronto tra mappatura dei livelli sonori sperimentali e di quelli calcolati dal programma Ramsete
Anche se l'accordo non è così buono come nel caso della simulazione
eseguita con la sola sorgente omnidirezionale di riferimento, comunque si è
ottenuto un andamento della distribuzione del livello sonoro in discreto
accordo con quella sperimentale, con un valore medio quadratico dell'errore di
calcolo di 1.6 dB(A), e con errore massimo di 3.5
dB(A). Ci si attende un significativo miglioramento della precisione di calcolo
dall'impiego di dati di emissione delle sorgenti sonore più raffinati, ottenuti
mediante tecnica intensimetrica, comprendenti anche i "balloon" di
direttività delle singole sorgenti.
E' comunque evidente da entrambe le simulazioni eseguite
che l'algoritmo di pyramid tracing non ha di per se alcun problema nell'analisi
di ambienti bassi e vasti, e consente dunque di valutare le condizioni di
propagazione e stimare correttamente il valore del fattore di correzione
ambientale K, note che siano la geometria dell'ambiente e le caratteristiche di
fonoassorbimento delle superfici dello stesso.
L'attuale limite di impiego della simulazione numerica di
ambienti industriali risiede soltanto nella mancanza di idonei dati in
ingresso, in particolare sia per quanto riguarda le proprietà fonoassorbenti
delle superfici, sia soprattutto per i livelli di potenza sonora e la
direttività delle sorgenti, che per di più sono sovente variabili in funzione
delle lavorazioni eseguite o della tipologia di prodotto trattato.
Entrambi questi problemi possono comunque essere risolti
grazie all'impiego di avanzate tecniche di rilievo sperimentale in situ,
facenti impiego dell'intensimetria acustica. E' stato infatti già mostrato come
tramite questa tecnica si possa procedere al rilevamento in situ del coeff. di
assorbimento acustico dei materiali ed alla esatta quantificazione della
emissione sonora di una macchina, purchè il campo sonoro nell'ambiente resti
stazionario nel corso del rilievi.
Nonostante la tecnica di simulazione numerica impiegata abbia fornito
risultati soddisfacenti, la stessa non può attualmente essere impiegata in modo
generalizzato, sia per la mancanza di dati già delineata, sia per il tempo
necessario alla modellizzazione geometrica di ambienti sovente molto complessi.
Quest'ultimo fattore è solitamente la voce di costo più rilevante, in quanto la
messa a punto della rappresentazione numerica tridimensionale dell'ambiente può
risultare da sola più costosa dello stesso acquisto dello strumento di
calcolo...
E' pertanto estremamente utile disporre di una formulazione empirica molto
semplice, alternativa all'impiego delle formule basate sulla teoria di Sabine
già illustrate, che consenta una stima del fattore di correzione ambientale K
decisamente meno errata di quella ottenibile con queste ultime.
E' inoltre opportuno che tale formulazione si integri con le prescrizioni
contenute nelle norme ISO 3744/46 ed 11203/4, dimodochè la stessa possa venire
lecitamente impiegata nell'esecuzione di rilievi aventi valore legale in
ambienti bassi e vasti. A questo proposito, la formula empirica qui proposta
consente di mantenere valide le relazioni
(1), per il calcolo del numero di unità assorbenti totali a partire dal valore
sperimentale del tempo di riverberazione T, e (3), per il calcolo del fattore
di correzione ambientale K. Il trucco consiste nell’introdurre nella (1), al
posto del volume complessivo dell’ambiente, un volume ridotto V’, funzione
dell’altezza del locale h e della distanza del punto considerato dalla sorgente
d, ovvero della estensione della superficie di inviluppo S considerata:
(5)
formula empirica
Impiegando tale relazione per il calcolo del fattore di correzione
ambientale K, si ottengono dei valori teorici in buon accordo con quelli
rilevati sperimentalmente nei 4 stabilimenti studiati, come mostrato nelle
seguenti 4 figure.
Figure 9,10,11,12 – Fattori K sperimentali, teorici (Sabine) e calcolati col volume ridotto V’ a confronto
Anche se l'accordo con i dati sperimentali non è perfetto ovunque, si
osserva comunque una drastica riduzione dell'errore nella stima del fattore di
correzione ambientale K rispetto all'impiego della formula di Sabine (1) con il
volume complessivo dell'ambiente. L'accordo è molto buono soprattutto per
distanze dalla sorgente comprese fra 5 e 10 m, che corrispondono ai casi più
frequentemente incontrati nella pratica, mentre a distanze maggiori compare
qualche scostamento, sicuramente dovuto alla particolare geometria degli
ambienti ed alla presenza in esso di ostacoli o superfici
schermanti/riflettenti, che ovviamente non vengono prese in considerazione
dalla semplice formula empirica (5), e che invece, se correttamente introdotte in
un modello di simulazione numerica, possono venire risolte come mostrato nel
precedente paragrafo.
L’igiene del lavoro ha per scopo l’identificazione ed il controllo dei
fattori di rischio relativi all’ambiente di lavoro al fine di assicurare il
benessere dell’uomo nell’ambito del processo lavorativo.
Per “ambiente di lavoro” si intende lo spazio, nel quale si svolge
l’attività lavorativa, caratterizzato da “fattori fisici” (clima, microclima,
radiazioni ionizzanti e non, rumore, ultrasuoni e vibrazioni) e “fattori
chimici” (sostanze allo stato corpuscolare e volatile).
Per “benessere” si intende il complesso ottimale delle condizioni
ambientali – nell’ambito del processo lavorativo – in relazione alle componenti
fisiologiche dell’uomo rapportate al tempo di esposizione.
Per ogni fattore fisico e chimico vengono stabilite correlazioni tra i
“valori ammissibili relativi al fattore considerato” (detto anche “fattore di
rischio”) ed i “tempi di esposizione” degli operatori; tali correlazioni sono
stabilite in base a dati ricavati dall’esperienza operativa, o risultati di
ricerche sperimentali sia su animali che sull’uomo.
I valori ammissibili dei fattori di rischio sono valori di riferimento per
la progettazione igienica degli ambienti di lavoro.
Poniamo ora la nostra attenzione, nell’ambito di questa normativa d’igiene
così complessa e variegata, sulle norme riguardanti il fattore fisico rumore.
Danni a carico dell’udito, danni a carico di altri organi o della psiche,
disturbo del sonno e del riposo, interferenza sulla comprensione della parola o
di altri segnali acustici, interferenza sul rendimento, l’efficienza,
l’attenzione, l’apprendimento, sensazione generica di fastidio. Per i danni a
carico dell’udito nell’ambito dell’ambiente di lavoro, è di grande
significatività il “livello equivalente continuo” del rumore, ponderato A,
riferito alla durata normale dell’orario di lavoro (8 h/giorno, 5 giorni/settimana,
50 settimane/anno) e si indica con Leq.
Per i metodi di rilevazione e la strumentazione necessaria, prevista dalla
normativa vigente, per indagini sul rumore negli ambienti di lavoro si veda la
seguente tabella
Scopo dell’indagine |
Metodiche da impiegare |
Strumentazione |
Acquisizione dei dati per la valutazione del rischio di
danno uditivo |
Valutazione del livello sonoro in dB(A) per lettura
diretta Valutazione del livello equivalente continuo |
Misuratore sonoro (IEC 179) Registratore magnetico professionale |
Acquisizione dei dati per l’attuazione di provvedimenti
di protezione acustica |
Analisi spettrale del rumore per bande di ottava Studio della disposizione e del contributo delle
diverse sorgenti alla rumorosità globale Studio delle caratteristiche acustiche del locale |
Misuratore di livello sonoro continuo equivalente Misuratore di livello sonoro con banco di filtri per
bande di ottava o di 1/3 di ottava Generatore di rumore bianco (per tempo di riverberazione) Registratore magnetico professionale |
Effettuazione dei controlli per accertare l’entità
della dose di rumore assordante |
Dosimetri individuali |
Dosimetria del rumore in rapporto al tempo di
esposizione Individuazione del superamento di un livello di tetto
precalcolato |
Tabella 2 – Metodiche di rilevazione e strumentazione necessaria per indagini sul rumore negli ambienti di lavoro
Principali provvedimenti per la prevenzione del danno da rumore nell’ambito
dell’ambiente di lavoro:
Il personale va sottoposto a controlli audiometrici periodici.
Allo scopo di tutelare i lavoratori dai rischi di rumore il D.L. 277 del
15/8/91 concernente l’attuazione delle direttive CEE n. 80/1107, n. 82/605, n.
86/188 e n. 88/642 in materia di protezione dei lavoratori contro rischi
derivanti da esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il
lavoro. Il capo IV di tale decreto è interamente dedicato alla protezione dei
lavoratori contro i rischi di esposizione a rumore durante il lavoro.
Lo studio eseguito, svolto grazie ad una collaborazione fra SASIB Beverage
ed Università di Parma, ha consentito di evidenziare il peculiare comportamento
acustico degli edifici industriali bassi e vasti. Esso causa un rilevante
contributo dovuto alle riflessioni sonore, che producono un innalzamento del
livello sonoro complessivo ben superiore a quanto solitamente ipotizzato sulla
base della teoria di Sabine. Tale effetto è particolarmente drammatico in quei
comparti produttivi caratterizzati da numerose sorgenti sonore distribuite,
legate a macchinari di trasporto (imbottigliamento, packaging), e
contemporaneamente da posizioni degli operatori situate a distanze di alcuni
metri dalle sorgenti sonore.
In ogni caso, comunque, la corretta valutazione dell'emissione sonora dei
macchinari o dell'esposizione dei lavoratori viene alterata da tale meccanismo
di propagazione, senza che i termini correttivi previsti dalle norme ISO di più
comune impiego riescano a compensarlo adeguatamente.
I rilievi sperimentali hanno mostrato come la tecnica intensimetrica
consenta la corretta stima del livello di potenza sonora, e come l'impiego di
una sorgente sonora di riferimento (di potenza nota) consenta altresì di
accedere direttamente al valore "vero" del fattore di correzione
ambientale K. Tuttavia tali tecniche di rilievo sono costose e complesse, e
probabilmente la maggior parte degli operatori continuerà ad usare semplici
rilievi fonometrici ancora per molti anni.
E' stata anche valutata la possibilità di impiegare avanzati programmi di
simulazione numerica per studiare la propagazione del rumore in ambienti
industriali: i risultati sono stati incoraggianti, e mostrano come con tali
strumenti si possa ottenere una ragionevole valutazione previsionale nel caso
della progettazione di nuovi reparti produttivi. Il tempo richiesto è comunque
risultato tuttora troppo elevato per l'utilizzo generalizzato di tali metodiche
al semplice scopo di stimare il valore corretto del fattore di correzione
ambientale K.
Sulla base dei dati rilevati sprimentalmente ed ottenuti dalle simulazioni
numeriche, è stata pertanto derivata una semplice relazione empirica per la
stima di un volume ridotto dell'ambiente, da introdurre nella relazione di
Sabine onde "aggiustarla" nel caso di impiego in ambienti bassi e
vasti. Tale relazione richiede semplicemente la conoscenza dell'altezza media
del locale e della distanza del punto considerato dalla sorgente sonora, ovvero
della superficie di inviluppo impiegata. Le dimensioni effettive in pianta
dell'ambiente risultano così in pratica ininfluenti sul risultato.
L'impiego della relazione empirica qui presentata consente un significativo
miglioramento della stima del fattore di correzione ambientale K, mantenendo
comunque la più completa compatibilità con la formulazione prevista dalle norme
tecniche vigenti.
Il proseguimento della ricerca consisterà nell'affinamento delle tecniche
di simulazione numerica, ed in particolare nel rilevamento di dati di ingresso
per le simulazioni (assorbimento dei materiali, potenza sonora delle macchine)
e nel miglioramento dell'interfaccia CAD, onde ridurre i tempi necessari alla
modellazione geometrica dell'intero stabilimento.
Si cercherà inoltre una giustificazione teorica della relazione (5), sulla
linea di quanto fatto a suo tempo per la formula di Sabine stessa, che dopo
essere stata ricavata sulla base di risultati sperimentali, è stata
giustificata teoricamente solo dopo ulteriori, avanzati studi.
Si vuole valutare
l’effetto di un trattamento ambientale in uno stabilimento basso e vasto. I
dati di calcolo sono i seguenti:
·
Sia S una sorgente
di rumore puntiforme
·
Sia r un ricevitore
posto al centro dell’edificio
·
L’ambiente sia
semiriverberante con le seguenti dimensioni:
·
Siano dati i
seguenti coefficienti di assorbimento
·
La potenza della
sorgente sonora sia:
1.
Si richiede di
calcolare all'interno della stanza il livello di pressione al ricevitore Lp
dovuto all’onda diretta.
2.
Calcolare il livello
di pressione dovuto all’onda riverberante.
3.
Calcolare il livello
di pressione totale al ricevitore.
Per un ambiente
semiriverberante vale la seguente formula per calcolare il livello di potenza
dell’onda diretta:
(1)
Calcoliamo ora la
distanza dalla sorgente sonora al centro della stanza
(2)
Il livello di potenza è
dato da
(3)
Per la direttività Q,
ricordiamo le seguenti possibilità
Valore della direttività a seconda della posizione della sorgente sonora
Quindi nel nostro caso
(4)
Sostituendo (2), (3) e
(4) in (1) si ottiene il livello di pressione richiesto al ricevitore dovuto
all’onda diretta
(5)
Prima di calcolare il livello di pressione dovuto
all’onda riverberante, facciamo alcune osservazioni preliminari: guardando il
grafico seguente
In un ambiente di questo
tipo, non prevarrà l’onda diretta, ma anche una parte significativa di onda
riverberante, ci si aspetta di ottenere un valore di livello di pressione
maggiore di quello dovuto alla sola onda non-riverberante.
Procediamo dunque al
calcolo del livello di pressione dovuto all’onda riverberante, utilizzando la
seconda formula della teoria di Sabine.
(6)
dove A è definito
come
allora
(7)
Il livello di pressione
totale risulta
(8)
Osservazione:
Il livello di pressione
non si discosta molto da quello dovuto alla componente riverberante; si poteva
quindi trascurare il contributo dell’onda diretta in quanto il livello di
pressione è trascurabile rispetto a quello dovuto all’onda riflessa
D’altra parte, facendo la
somma logaritmica di (5) e (7), si vede subito quanto appena asserito.
(9)
Supponiamo ora di avere
un’altra sorgente sonora all’interno della stanza.
Per calcolare il livello
di pressione totale al ricevitore si applica la sovrapposizione degli effetti:
(10)
Ricavare il valore del coefficiente di
assorbimento aP di una superficie di prova posta in camera riverberante.
·
Sia data una camera
riverberante con le seguenti dimensioni:
·
Dimensioni della
superficie di prova:
·
I coefficienti di
assorbimento delle pareti del soffitto e del pavimento sono uguali
·
Il tempo di
riverberazione quando la stanza è vuota è
·
con la presenza della
lastra di prova è invece
Il tempo di riverbero è:
(1)
Da questo possiamo
ricavare il coefficiente di assorbimento della camera.
(2)
Da notare che il valore
ottenuto è molto basso in quanto la camera è riverberante e non vi è
assorbimento.
Al momento del
posizionamento della lastra si può scegliere di adagiarla su una superficie
qualsiasi, poiché all’interno della
camera riverberante il livello di pressione è uguale in ogni punto. In termini
pratici, una volta posizionata la superficie di prova, viene modificato il
valore del coefficiente di assorbimento equivalente.
(3)
A2 viene calcolato dai dati iniziali
(4)
da (3) e da (4) si
calcola infine il coefficiente della superficie di prova
(5)