Abbiamo
visto nei capitoli precedenti che data una sorgente S di suono posta ad una
certa distanza d dal ricevitore
R, l’espressione che lega il livello di pressione al ricevitore è:
Lp = Lw – 20 log ( d ) – 11 + 10
log ( Q )
(1)
(2)
In base al posizionamento della
sorgente avremo ad esempio :
Q = 2
Q = 4
Q = 8
Mentre in uno spazio
aperto le onde emesse dalla sorgente si diramano in tutte le direzioni e giunge
al ricevitore l’onda diretta (quell’onda il cui cammino si ottiene
congiungendo idealmente con una retta, sorgente e ricevitore) in uno spazio
chiuso la situazione risulta molto diversa.
Anche
in questo caso avremo un raggio che parte dalla sorgente e arriva direttamente
al ricevitore, ma gli altri raggi, che prima si disperdevano nello spazio,
adesso rimbalzano contro le pareti e arrivano lo stesso al ricevitore ma con un
certo ritardo.
Di
conseguenza oltre all’onda diretta dovremo considerare anche le onde riflesse
e quindi la formula trovata per gli spazi aperti risulta inadeguata.
Se
visualizziamo in un diagramma l’andamento dell’energia che giunge al
ricevitore in funzione del tempo avremo un andamento del tipo :
Dove
E1
è dovuto al suono diretto, cioè il suono che ha percorso la minima distanza
possibile tra sorgente e ricevitore senza aver subito alcun fenomeno di
riflessione, mentre gli altri valori sono dovuti al suono che raggiunge il
ricevitore dopo essere stato riflesso.
Si
osservano fondamentalmente due cose:
1)
le
intensità si riducono al passare del tempo fino a decadere a zero come
conseguenza dell’assorbimento delle pareti
2)
i tempi
ai quali arriva un nuovo raggio si infittiscono sempre più a causa della
crescita del numero di raggi riflessi.
Il
fenomeno appena considerato è noto come riverberazione.
Con
tale termine si intende dunque la persistenza del suono in un ambiente chiuso,
dopo che la sorgente sonora ha cessato di irradiare, a causa della riflessione
continuata del suono sulle pareti.
Il
numero di riflessioni che nell’unità di tempo arrivano al ricevitore è
definito come:
(3)
Per
dare un idea di come un’onda riflessa faccia ad arrivare dalla sorgente al
ricevitore, basta applicare alcuni semplici concetti geometrici
come
detto in precedenza l’onda riflessa arriva al ricevitore con un certo ritardo
rispetto all’onda diretta questo perché a causa della riflessione dovrà
compiere una distanza maggiore.
È,
dunque, come se provenisse da una sorgente immaginaria S’ posta al di fuori
della stanza e avente distanza dalla sorgente maggiore rispetto a quella
dell’onda diretta.
Se il raggio arriva dopo essere
stato riflesso più volte avremo sorgenti immagine del secondo ordine, terzo
ordine, quarto ordine e così via.
AMBIENTI
RIVERBERANTI E SEMIRIVERBERANTI
Sostanzialmente possiamo dividere
gli ambienti in due categorie, che si differenziano tra loro in base ad alcune
proprietà.
Avremo:
Gli ambienti riverberanti sono delle sale appositamente costruite che hanno un coefficiente di assorbimento nullo e sono munite di schermi atti a rendere uniforme la distribuzione del suono nell’ambiente.
Le pareti sono in grado di riflettere molto bene le
onde sonore e quindi ad ogni riflessione le onde sonore subiscono perdite molto
basse.
Queste riflessioni producono una distribuzione di
energia acustica uniforme cosi che in ogni punto della sala si ha
l’impressione che il suono arrivi da tutte le direzioni.
Normalmente sono camere di dimensioni non elevate e
hanno la prerogativa di essere nn regolari.
Esse vengono utilizzate per la determinazione del
coefficiente di riduzione del rumore, per controllare il rendimento di materiali
e strutture, etc..
-
ambienti
semiriverberanti
La maggior parte degli ambienti comuni sono di tipo semiriverberante.
A differenza degli ambienti riverberanti, gli ambienti semiriverberanti assorbono parte delle onde emesse dalla sorgente e di conseguenza si ha una perdita di energia.
-
TR =
tempo di riverbero
-
Lm =
libero cammino medio
-
ά coefficiente
d’assorbimento medio dell’ambiente
Tempo
di riverbero
Il tempo di riverbero nelle camere riverberanti è abbastanza alto, generalmente dell’ordine di 3-4 secondi.
Per
misurare il tempo di riverbero ci sono due metodi:
1)
metodo
che si basa sul regime stazionario interrotto
Supponiamo di porre una sorgente omnidirezionale all’interno di un ambiente.
Al tempo t = 0 accendiamo la sorgente e la lasciamo
accesa per un certo intervallo di tempo in modo da saturare l’ambiente e
successivamente la spegniamo bruscamente.
Se andiamo a costruire un diagramma dei livelli
sonori in funzione del tempo, avremo una situazione del tipo:
Al
tempo t1 arriva
il fronte diretto, che assume il valore L1.
A
questo punto il livello rimane costante finchè al tempo t2
non arriva il suono prodotto dalla prima riflessione che va a sommarsi al suono
dell’onda diretta cosi che il livello raggiunga il valore L2.
Come
prima il livello rimane costante finchè al tempo t3
non arriva la seconda riflessione la quale fa salire di un gradino ancora
l’intensità.
Via
via che il tempo passa questi gradini diventano sempre più piccoli in quanto ad
un suono forte si somma un suono sempre più debole e di conseguenza si
raggiungerà un livello costante (che abbiamo identificato nel grafico con L0)
che rappresenta la condizione di equilibrio energetico di un ambiente.
Nel
momento in cui spegniamo la sorgente si verifica la situazione opposta.
Viene
dapprima a mancare l’energia del suono diretto, però mentre questa all’atto
di accensione aveva causato un brusco aumento del livello sonoro (in quanto si
era passato dal silenzio totale al suono improvviso emanato dalla
sorgente)adesso l’abbassamento che ne deriva è di entità molto modesta.
Ancora
più modesto è l’abbassamento dovuto al primo raggio riflesso, cosi che dopo
un primo tratto a gradini la curva tende a zero con un andamento rettilineo.
Nel
momento in cui viene spenta la sorgente vi è un brusco calo del livello sonoro:
(4)
D0
densità sonora.
Agli
inizi del XX secolo W. Sabine definì il tempo
di riverbero come il tempo necessario
affinchè la pressione acustica nell’ambiente diminuisca di 60 dB, in seguito
allo spegnimento della sorgente.
Viene indicato con il termine T60.
Seguendo le disposizioni della
normativa si usa far partire il cronometro quando il livello è sceso di 5 dB,
in modo da evitare il tratto scalinato, e si ferma quando è sceso di 65 dB
complessivamente.
Rimane da fare una piccola
considerazione.
Dal momento che 60 dB è un
escursione abbastanza elevata spesso si considerano, per il calcolo del tempo di
riverbero, intervalli minori i più comuni dei quali sono ad esempio 20 dB o 30
dB.
In questo modo avremo il T20
e il T30 .
Attenzione: il
T20 (tempo
che impiega il livello sonoro a decadere di 20 dB) non equivale ad 1/3 del T60 ma
deriva da una estrapolazione fatta su una misura di 20 dB.
Il rapporto tra un tempo di
riverbero e l’altro è del tipo:
(5)
2) metodo della risposta dell’ambiente all’impulso
Si tratta di un metodo molto
utilizzato data la sua semplicità e rapidità.
Consiste nel misurare l’uscita del
sistema (la cosiddetta risposta impulsiva)
in seguito ad una eccitazione impulsiva
dove con d(t) si indica la funzione generalizzata impulso unitario, detto anche delta di Dirac, riproducibile approssimativamente mediante un colpo di pistola.
Noto l’impulso d’ingresso X(t)
una volta analizzato il segnale d’uscita Y(t) possiamo ricavare la risposta
dell’ambiente h(t) mediante l’integrazione all’indietro di Schroeder:
(6)
Spesso invece di utilizzare il delta
di Dirac vengono utilizzati altri tipi di segnali, fra i quali vi sono:
-
Segnali
MSL(Maximum Length Sequence)
Si tratta di una sequenza
di tipo binario, come mostrato nel grafico sottostante:
ottenibile con un software particolare che implementi uno shift
register.
-
segnali Sine Sweep
Si tratta di un segnale con tono puro la cui frequenza varia con il tempo.
Sostanzialmente li possiamo dividere in due cartegorie:
- lineare
- logaritmico
quelli più utilizzati sono quelli di tipo logaritmico in quanto hanno la qualità di fornire più energia nelle regioni di bassa frequenza, che è una zona critica, e di procedere più velocemente nelle zone ad alta frequenza.
Tuttavia si presentano anche aspetti negativi dovuti alla potenza di
calcolo che richiede.
Ritornando al tempo di riverbero è chiaro che questo è uno degli aspetti più importanti della progettazione acustica degli ambienti.
Infatti in base all’uso cui sarà adibito un ambiente vi sarà un certo tempo di riverbero, che sarà detto tempo di riverbero ottimo.
Nella tabella sottostante sono riportati i valori di tempo di riverbero
ottimale per alcuni ambienti:
Utilizzo
dell’ambiente |
Tempo di riverbero
ottimale (in sec.) |
Aula scolastica piccola |
0,5 |
Aula scolastica grande |
1,0 |
Cinema |
0,7 ÷ 0,8 |
Sala concerti |
1,7 ÷ 2,3 |
Chiesa |
8,0 ÷ 10,0 |
Grande importanza riveste anche il posizionamento degli altoparlanti in una stanza, a tal proposito introduciamo il concetto di distanza critica.
La distanza critica è quella distanza dalla sorgente alla quale il campo sonoro diretto assume lo steso valore del campo sonoro riverberante.
(7)
Se ci si trova entro la distanza critica dalla sorgente allora il suono diretto risulta chiaro e nitido a differenza del suono riverberante che risulta confuso.
In ambienti in cui bisogna prestare particolare attenzione a ciò che
viene detto è bene dunque che l’ascoltatore venga posizionato entro la
distanza critica.
fig 9 – altoparlante direttivo
L’altoparlante così posizionato è molto direttivo infatti il suono va a colpire direttamente le persone così che il suono è tutto diretto.
In una situazione del tipo:
fig. 10 – altoparlante poco direttivo
dE = Es
– Eα
(10)
da cui l’energia del sistema è data da:
Es = dE + Eα
Introduciamo adesso la grandezza
densità di energia (indicata con D o
con w) la cui unità di misura è :
In ogni intervallo di tempo infinitesimo dt vi è una frazione d’energia dE che colpisce le pareti e viene in parte riflessa in parte assorbita:
(11)
nell’istante di tempo tm
l’energia incidente vale:
(12)
(14)
e andando a sostituire, in questa formula, a tm il valore trovato prima =>
(15)
allora andando a sostituire
nella Es = dE + Eα i valori
appena trovati abbiamo che la potenza sarà:
(16)
che è una relazione generale
applicabile sia al caso stazionario che a quello variabile nel tempo.
Dopo un certo intervallo di tempo si
raggiungerà la densità di regime data da:
(17)
da cui ponendo:
(18)
abbiamo che:
(19)
Quindi possiamo scrivere che:
(20)
ma a noi interessa il livello di
pressione in un ambiente riverberante,
che sarà dato da:
(21)
Questa formula descrive solo in
maniera molto approssimata quello che accade nella realtà.
Esiste però una versione che tiene
conto sia dell’onda diretta che di quella riflessa.
Considerando la formula:
(22)
con Q (direttività della sorgente).
Dalla somma algebrica delle due
ultime equazioni otteniamo:
(23)
che rappresenta l’equazione del
campo semi-riverberante, comunemente
utilizzata per determinare il campo sonoro dentro gli ambienti chiusi.
Nel grafico, di cui sopra, si
riporta l’andamento del suono diretto e del campo riverberante.
Si nota come la sola presenza del
suono diretto determini un decadimento perfettamente rettilineo (rappresentato
dalla parte tratteggiata).
Calcolo del tempo di riverbero T60
Dalla formula trovata
precedentemente (formula 16) che riscrivo per comodita:
si ricava che:
(24)
da cui:
(25)
Siccome ragiono in termini di
decrementi di energia dell’ordine di 60 :
(26)
da cui:
(27)
Per trovare il tempo t60,
poniamo:
=>
(28)
e tenendo presente che
abbiamo che:
(29)