All’interno di un
ambiente chiuso tutti i fenomeni atmosferici caratteristici degli spazi aperti
sono trascurabili; quindi, possiamo supporre sempre l’aria ferma, la temperatura
uniforme e le direzioni di propagazione del suono rettilinee.
Consideriamo una sorgente
stazionaria puntiforme, che emette fronti d’onda sferici di uguale intensità in
tutte le direzioni, all’interno di una stanza a forma di parallelepipedo e priva
di ostacoli interni, rappresentata in due dimensioni in figura 1.
Figura 1 – Proiezione bidimensionale di un ambiente chiuso a forma di
parallelepipedo e rappresentazione di alcune sorgenti immagine e alcuni cammini
riflessi del primo e del secondo ordine.
Il cammino di propagazione diretto, percorso dall’onda sonora senza subire alcuna riflessione, si ottiene congiungendo idealmente con un tratto rettilineo la sorgente e il ricevitore. Questo non è l’unico cammino possibile: dal punto di vista energetico, infatti, il grosso della propagazione è spesso dovuto alla riflessione contro le pareti della stanza e avviene lungo cammini più lunghi e complicati.
Costruiamo una sorgente
immagine S1 specularizzando la sorgente reale rispetto a una delle
pareti. Attraverso semplici considerazioni geometriche, siamo in grado di
tracciare il percorso seguito dall’onda sonora, trovando così un cammino
riflesso. La lunghezza del cammino riflesso è esattamente uguale alla distanza
tra la sorgente immagine S1 e il ricevitore. Sorgente immagine e
cammino riflesso sono detti del primo ordine perché l’onda ha subito una sola
riflessione. Un ragionamento analogo può essere fatto per ognuna delle sei
pareti della stanza: avremo quindi sei sorgenti immagine e sei cammini riflessi
del primo ordine.
A sua volta, ognuna delle
sei sorgenti immagine del primo ordine può essere specularizzata rispetto a una
delle altre cinque pareti: quindi, possiamo costruire trenta sorgenti immagine
e trenta cammini riflessi del secondo ordine.
Proseguendo in questo
ragionamento, abbiamo:
6 |
sorgenti immagine del 1° ordine |
6*5 = 30 |
sorgenti immagine del 2° ordine |
30*5 = 6*5*5 = 150 |
sorgenti immagine del 3° ordine |
150*5 = 6*5*5*5 = 750 |
sorgenti immagine del 4° ordine |
… |
… |
6*5n-1 |
sorgenti immagine del n-esimo ordine |
All’aumentare dell’ordine
della sorgente immagine, avvengono due fatti importanti:
-
aumenta la distanza della
sorgente dal ricevitore e, di conseguenza, diminuisce il contributo energetico
del singolo raggio riflesso;
-
il numero totale di
raggi riflessi cresce in modo esponenziale.
A causa dell’aumento
esponenziale del numero di raggi, anche se l’energia trasportata da ciascun
raggio riflesso tende a diminuire, complessivamente non è trascurabile nemmeno
l’energia dei cammini di ordine elevato. Nello studio della propagazione del
suono, di conseguenza, se si considerano soltanto gli ordini di riflessione più
bassi, si trascura una parte ancora importante dell’energia e la descrizione
dell’evento non è corretta. Per rappresentare in modo efficace il fenomeno
sonoro, occorre studiare un numero elevatissimo di sorgenti immagine.
Supponiamo che la sorgente abbia potenza nulla fino al tempo t = 0; a questo punto, il livello di potenza passa improvvisamente da 0 al valore Ls e rimane costante per un tempo ts = 20s, per poi tornare istantaneamente a 0 (Figura 2).
Figura 2 – Andamento nel tempo del livello di potenza della sorgente.
Analizziamo il livello di
intensità prodotto sul ricevitore.
Prima che il suono
diretto emesso dalla sorgente arrivi al ricevitore trascorre un tempo t0,
detto tempo di propagazione dell’onda sonora, uguale al rapporto tra la
distanza della sorgente dal ricevitore e la velocità del suono.
Per esempio, supponiamo
che il ricevitore si trovi a 15 metri dalla sorgente: il tempo di propagazione
vale t0 = 15/343 = 0,044s = 44ms, valore non trascurabile
per il sistema uditivo umano. Se nello stesso ambiente si trova un altoparlante
alla distanza di 4 metri dall’ascoltatore, il suono prodotto da questo
altoparlante arriva con un ritardo nettamente inferiore (4/343 = 0,012s =
12ms), poiché la propagazione elettrica è praticamente istantanea se paragonata
a quella acustica. Siccome il sistema percettivo umano è affetto da un fenomeno
chiamato effetto Haas ovvero effetto di precedenza, secondo cui l’ascoltatore
tende a localizzare il luogo da cui giunge il suono in base alla provenienza
del primo fronte sonoro, si monta una linea elettrica di ritardo sugli
altoparlanti, in modo che il suono prodotto da questi arrivi simultaneamente o
immediatamente dopo il suono diretto. Nell’esempio, il ritardo dovrà essere di
almeno 44–12 = 32ms.
Il campo sonoro si
mantiene al livello L0 = LW–11–20lg r, finché arriva la
prima onda riflessa, poi il livello totale si trova sommando i livelli del
suono diretto e del suono riflesso.
Se la sorgente è
coerente, la superficie non è diffondente e la riflessione è speculare, allora
occorre considerare i possibili fenomeni di interferenza e la somma deve essere
fatta in modulo e fase.
Se invece la sorgente è
incoerente oppure la superficie non è perfettamente speculare ma è diffondente,
allora occorre combinare energeticamente il suono riflesso col suono diretto:
questo è ciò che avviene nella maggior parte dei casi pratici.
Trascorso un ulteriore ritardo, inferiore a quello precedente, arriva un altro suono riflesso e il livello totale aumenta di un altro gradino.
I suoni riflessi successivi giungono sempre più ravvicinati: il livello totale non ha più un andamento a gradini, ma aumenta in modo continuo, seguendo una curva che tende al valore di regime Lreg. Questo valore viene raggiunto quando si stabilisce un bilancio tra l’energia emessa dalla sorgente e quella assorbita dalle pareti.
Questo bilancio energetico può essere paragonato alla situazione che si raggiunge quando si versa acqua attraverso un rubinetto in un secchio con il fondo bucherellato: il livello che si stabilisce deriva dal bilanciamento tra l’acqua che esce dai fori e quella che entra dal rubinetto.
Dal momento in cui viene spenta la sorgente, trascorre di nuovo un tempo t0 affinché il livello totale cominci a scendere: si esaurisce per primo il contributo del suono diretto e si ha un piccolo gradino, perché ora il grosso dell’energia è dovuto al suono riflesso; successivamente, scompaiono i contributi dei suoni riflessi.
In figura 3 è
rappresentato il diagramma del livello di intensità prodotto sul ricevitore: si
ottiene una curva di decadimento che, a differenza della curva di carico, ha un
andamento rettilineo.
Figura 3 – Livello di intensità nel tempo.
Il persistere per un
certo tempo del suono nell’ambiente, dopo che l’evento sonoro è terminato,
viene chiamato fenomeno della coda sonora o riverberazione.
Nel 1902, W. C. Sabine
diede la seguente definizione il tempo di riverberazione, o durata
convenzionale della coda sonora: data una sorgente stazionaria interrotta, il
tempo di riverberazione è il tempo che intercorre tra l’istante in cui si
esaurisce il suono diretto e l’istante in cui il livello sonoro è sceso di 60
dB; esso viene indicato con T60.
Il tempo di
riverberazione è una caratteristica dell’ambiente e non deve dipendere dal
livello sonoro del segnale: se esso fosse misurato fino all’esaurimento
completo della coda sonora, invece, a un segnale con livello elevato
corrisponderebbe un tempo di riverberazione maggiore e a un segnale con
livello basso corrisponderebbe un tempo di riverberazione minore.
Per realizzare una
misurazione del tempo di riverberazione secondo la definizione di Sabin,
sarebbe necessario misurare un decadimento di 60 dB, ottenibile soltanto con
una sorgente molto forte e un rumore di fondo molto basso; in molti ambienti
ciò non è possibile, in quanto il rumore di fondo è troppo elevato.
La misura pratica è
definita dalla norma ISO 3382 del 1997, molto recente perché le tecniche di
misura del decadimento sonoro si sono evolute enormemente nell’ultimo decennio.
Questa norma prevede due
possibili misure, T20 e T30, definite in questo modo:
T20 (oppure T30) è il tempo necessario affinché il suono scenda da –5 dB a –25 dB (oppure da –5 dB a –35 dB) rispetto al livello del regime stazionario, moltiplicato per 3 (oppure per 2), in modo che T20, T30 e T60 siano confrontabili tra di loro.
Il tempo di
riverberazione è sempre il tempo necessario affinché il suono decada di 60 dB;
tuttavia, T60 è misurato su un effettivo decadimento di 60 dB mentre
T20 e T30 sono misurati su un decadimento rispettivamente
di 20 dB e di 30 dB e devono essere estrapolati. Quindi, se il decadimento e
perfettamente rettilineo, T20 = T30 = T60; in
generale, a causa della presenza del rumore di fondo, la curva di decadimento
non è perfettamente rettilinea e questi valori non sono identici.
T20 e T30,
a differenza di T60, sono misurabili facilmente: infatti, mentre un
decadimento di 60 dB è irrealizzabile nella maggior parte dei casi, un
decadimento di 20 dB o 30 dB è ottenibile senza difficoltà.
In figura 4 sono
rappresentati graficamente T20, T30, T60 su
una possibile curva di decadimento.
Figura 4 – T20, T30, T60 sulla curva di
decadimento.
La definizione di tempo
di riverberazione è basata sull’impiego di una sorgente stazionaria interrotta:
quindi, occorrerebbe un’eccitazione di lunghezza elevata per portare il livello
sonoro a regime. Tuttavia, in pratica si preferisce utilizzare un segnale
impulsivo che costituisca una buona approssimazione della funzione di Dirac,
come quello rappresentato in figura 5.
Figura 5 – Segnale impulsivo approssimante la
funzione di Dirac.
All’istante t = 0 la sorgente emette un impulso di lunghezza
temporale molto piccola e di livello abbastanza elevato. Dal punto di vista
percettivo umano, un segnale può essere considerato un segnale impulsivo se la
sua durata temporale è una frazione di millisecondo. Per questo motivo, spesso
si utilizza un colpo di pistola.
Trascorso il tempo t0
dall’emissione del suono, l’impulso giunge al ricevitore, il livello di
intensità passa istantaneamente a L0 e torna a 0.
Dopo qualche millisecondo
arriva la prima onda riflessa, il cui livello è più basso di quello del suono
diretto perché ha fatto un cammino più lungo e perché ha perso energia per
effetto dell’assorbimento sulla superficie di riflessione.
Trascorre altro tempo e
arriva la seconda onda riflessa, poi la terza e poi le altre, sempre più deboli
e vicine ma ancora separate.
Dopo una decina di
riflessioni, le onde riflesse non sono più separate, perché il ritardo tra
un’onda e quella successiva diventa confrontabile con la durata del segnale
stesso: si ottiene una coda continua che decade verso 0, come quella
rappresentata in rosso in figura 6.
Figura 6 – Risposta impulsiva (in rosso) e sua
integrazione nel tempo (in blu).
Integrando l’intensità del suono nel tempo (tra 0 e t) e passando al corrispondente livello di intensità, si ottiene la curva di carico rappresentata in blu in figura 6.
L’intensità a regime
vale:
(1)
Conoscendo la risposta all’impulso e utilizzando il metodo di integrazione all’indietro di Schröder, descritto nella norma ISO 3382, è possibile ricostruire matematicamente l’andamento del livello di intensità sul ricevitore nel caso in cui una sorgente stazionaria venisse interrotta, ma senza dovere realizzare fisicamente la misura.
Il metodo di integrazione all’indietro consiste nel togliere al livello di regime prima il suono diretto, poi il primo suono riflesso, poi tutti gli altri suoni riflessi in successione, ottenendo così la curva di decadimento:
(2)
La curva di scarico può essere ricostruita facilmente utilizzando un foglio
di calcolo come Excel: infatti, è sufficiente campionare la forma d’onda ed inserire
le formule e i dati necessari nelle celle, sostituendo gli integrali con
sommatorie finite.
Cerchiamo il legame tra il valore del tempo di riverbero e le caratteristiche geometriche e di assorbimento acustico dell’ambiente chiuso.
Supponiamo che l’ambiente
abbia un certo volume V espresso in m3 e che sia circondato
da N pareti, ciascuna avente un valore di superficie Si in m2
e ciascuna avente un valore locale del coefficiente di assorbimento acustico ai,
dipendente dalla frequenza.
Sabin trovò in modo
sperimentale la seguente relazione, dimostrata da Knudsen sotto ipotesi molto
restrittive solo una trentina di anni dopo:
(3)
0,16 non è un coefficiente, ma è una quantità dimensionata; tuttavia,
possiamo scrivere: , dove c è la velocità del suono e 55,3 è un numero puro.
Se definiamo il coefficiente di assorbimento acustico medio , possiamo riscrivere la formula (3) nel modo seguente:
(4)
Dalla formula (3) oppure
(4) si deduce che il tempo di riverbero dell’ambiente cresce all’aumentare del
volume e al diminuire della superficie assorbente. Inoltre, esso dipende dalla
frequenza del suono, poiché anche i coefficienti acustici dei materiali che
costituiscono le pareti vi dipendono.
La formula di Sabin non è l’unica possibile: infatti, esistono formule migliori e più complicate come quella di Eyring e quella di Millington, ma sono poco utilizzate.
Consideriamo una sorgente
stazionaria in un ambiente chiuso.
A breve distanza dalla
sorgente vale la legge del campo libero, secondo la quale il livello sonoro
diretto vale:
(5)
dove:
Q è il fattore di direttività
della sorgente;
r è la distanza tra
sorgente e ricevitore.
All’aumentare della
distanza dalla sorgente, il livello di intensità devia da questa legge e
raggiunge il valore di regime Lreg nella regione di campo
riverberante; questo livello sonoro è dovuto soltanto al suono riverberante e
secondo Sabin vale:
(6)
Tra la regione di campo
libero e la regione di campo riverberante, si trova una regione intermedia
detta di campo semiriverberante, nella quale non sono trascurabili né il
contributo dovuto al suono diretto (livello diretto), né il contributo dovuto
al suono riverberante (livello a regime).
La legge che descrive
l’andamento del livello sonoro in funzione della distanza si ottiene sommando
energeticamente questi due contributi, in quanto i due fenomeni sono sempre
incoerenti tra loro; si ottiene:
(7)
|
|
Figura 7 – Dipendenza del livello di intensità dalla distanza secondo la legge del campo semiriverberante.
Definiamo distanza
critica la distanza alla quale il livello del campo diretto e il livello del
campo riverberante assumono lo stesso valore, cioè Ldir = Lreg:
di conseguenza, il rapporto R/D = Lreg – Ldir deve essere
nullo.
Imponendo l’uguaglianza
(8)
otteniamo:
(9)
Se l’ascoltatore si trova
a una distanza inferiore di rcritico, il suono che lo raggiunge è
intelligibile anche se l’ambiente ha un riverbero elevato.
La formula (7) del campo semiriverberante non mostra l’andamento temporale del livello sonoro, ovvero non permette di valutare il tempo che l’energia dovuta al campo riverberante impiega per propagarsi, ma è molto utile negli ambienti di lavoro.
Negli spazi destinati all’ascolto della parola o della musica, invece, non è rilevante soltanto il livello del suono che giunge alle orecchie degli ascoltatori: è molto importante anche la qualità del suono. Non devono verificarsi fenomeni di interferenza, ma soprattutto deve essere garantita la chiarezza e l’intelligibilità della parola: in altre parole, i suoni devono arrivare distinti all’ascoltatore.
Il linguaggio parlato è
costituito da suoni elementari quasi impulsivi, chiamati fonemi; ogni fonema
non coincide necessariamente con una lettera. La comprensione del linguaggio
consiste nel corretto riconoscimento della sequenza fonetica, possibile
soltanto se i fonemi sono sufficientemente distanziati tra di loro.
A causa del fenomeno
della riverberazione, la coda sonora di ogni fonema può sovrapporsi al fonema
successivo: questo è il motivo per cui un tempo di riverberazione eccessivo può
impedire l’identificazione dei fonemi e la corretta comprensione del linguaggio
parlato.
Poiché la lunghezza dei
fonemi dipende dalla velocità e dalla lingua in cui parla l’oratore, il tempo
di riverberazione di una sala può essere adeguato a un parlatore italiano, ma
assolutamente inadatto a un parlatore straniero: la lingua italiana, infatti, è
costituita da fonemi più netti e distanziati rispetto ad altre lingue come
quella inglese. Inoltre, una persona che parla in un ambiente riverberante
tende autonomamente a rallentare il discorso e a cadenzare maggiormente le
sillabe: ciò riduce il problema della riverberazione; tuttavia, in alcune
lingue, come in quella inglese, la durata delle sillabe non può essere variata
arbitrariamente, perché anche questa durata ha un significato.
In base all’utilizzo di
ogni ambiente, esiste un valore ottimale del tempo di riverberazione: questo
tempo non deve essere troppo basso, perché sarebbe come parlare all’aperto e il
livello sonoro rimarrebbe troppo debole; tuttavia, non deve essere nemmeno
troppo elevato, perché sarebbe penalizzata la comprensione del linguaggio.
Esistono tabelle e
grafici che riportano il tempo ottimale di riverberazione in funzione del
volume e dell’utilizzo dell’ambiente.
Una prima distinzione può
essere fatta valutando se l’ambiente è finalizzato all’ascolto di linguaggio
parlato o di musica: l’ascolto di linguaggio parlato necessita tempi di
riverberazione inferiori.
|
|
Figure 8 e 9 – Tempo di riverberazione ottimale in funzione del volume e dell’utilizzo dell’ambiente.
Ambiente |
Topt (secondi) |
Aula scolastica piccola |
0,5 |
Aula scolastica grande |
1 |
Cinema |
0,7 ÷ 0,8 |
Teatro d’opera (musica lirica) |
1,3 ÷ 1,5 |
Sala da concerto (musica sinfonica) |
1,7 ÷ 2,3 |
Chiesa (musica sacra) |
2,5 ÷ 5 |
Già in fase di progetto
di un locale, occorre saper variare la superficie e il coefficiente di assorbimento
acustico delle pareti per avvicinarsi al tempo di riverberazione ottimale a
tutte le frequenze.
Il Decreto Ministeriale
del 18/12/1975 fissa il massimo valore del tempo di riverberazione di un aula
scolastica in funzione del volume e della frequenza. Alle basse frequenze la
tolleranza è maggiore ed è consentito avere tempi più elevati; inoltre, più è
grande il locale più il tempo di riverberazione deve essere alto, affinché
anche gli ascoltatori più lontani possano udire l’oratore.
Questo decreto fissa i
limiti ad aula vuota (devono essere presenti al massimo due persone): infatti,
le persone hanno un coefficiente di assorbimento acustico che vale circa 0,8 e
sono una delle fonti di assorbimento più importanti un locale.
Figure 10 e 11 – Tratte dal D.M. del 18/12/1975.
(Dati non ufficiali: fare riferimento alla
documentazione originale)
Esercizio
Sia data una stanza a forma di parallelepipedo come quella in figura 12. Sapendo che il coefficiente di assorbimento acustico del pavimento vale a1, quello delle pareti laterali vale a2, quello del soffitto vale a3, calcolare il tempo di riverberazione T60. Se il livello di potenza della sorgente vale LW e la distanza
tra sorgente e ricevitore vale r, calcolare il livello diretto Ldir,
il livello riverberante Lriv, il livello totale Ltot,
il rapporto R/D tra livello riverberante e livello diretto, la distanza
critica rcritico. |
|
a = 10 m b = 6 m h = 4 m a1 = 0,05 (pavimento) a2 = 0,1 (pareti laterali) a3 = 0,6 (soffitto) LW = 100 dB r = 10 m |
Figura 12. |
Supponiamo che valgano le relazioni di Sabin. Ricaviamo per comodità la quantità: Ricordando la formula (3) oppure (4), otteniamo il tempo di
riverberazione: Utilizzando le formule (5) e (6), ricaviamo il livello diretto e
riverberante: Sommando il livello diretto e il livello riverberante otteniamo il
livello totale: Il rapporto R/D vale: Il ricevitore si trova in una zona di campo completamente riverberante,
nella quale il suono diretto si è perso completamente e l’intelligibilità
della parola è bassa. Per ovviare a questo problema, si ricorre spesso
all’uso di altoparlanti. Servendoci della formula (9), troviamo la distanza critica:
|