Giorgio Russo – matricola n° 138935 – lezione del 13-12-2001 / ore 16.30-18.30
MISCELE
D’ARIA E VAPOR D’ACQUA
1. Premessa
Ai
nostri giorni, la comunità urbana è organizzata in modo tale da obbligare
l’uomo a trascorrere buona parte della sua esistenza in uno spazio confinato,
sia esso destinato ad abitazione che a posto di lavoro. In questo spazio l’uomo
svolge la propria attività cercando di creare condizioni ambientali termiche,
luminose, acustiche tali da garantire il maggior benessere possibile. Posta la
diversità propria dell’organismo umano, che fa sì che ogni individuo abbia un
proprio concetto di caldo o di freddo, di rumore o di suono, di luce o
penombra, da un punto di vista prettamente urbanistico-architettonico il tema
del cosiddetto “benessere psicofisico” della persona deve essere affrontato
tenendo in debita considerazione alcuni importanti suggerimenti: la
collocazione degli edifici sul territorio deve essere il risultato di
un’accurata programmazione urbanistica, deve tener nel dovuto conto la
destinazione d’uso del manufatto e relazionarsi al costruito esistente sempre
nel rispetto dell’ambiente; soprattutto la progettazione deve essere il frutto
di una collaborazione intelligente tra architetti, ingegneri, strutturisti,
igienisti che per scelta dei materiali e tipologia costruttiva consenta la
realizzazione di manufatti rispondenti alle normative vigenti sul risparmio
energetico e facilmente adattabili alle esigenze di salute e di benessere
dell’uomo.
2. Il metabolismo del corpo umano
Da
un punto di vista energetico il corpo umano può essere considerato quasi come
una macchina termica che, attraverso varie trasformazioni chimiche, trasforma
l’energia potenziale chimica contenuta nei cibi e nelle bevande in altre forme
di energia e soprattutto in energia termica. Tali trasformazioni nel loro
insieme costituiscono il metabolismo, che è essenzialmente un processo
ossidativo e quindi esoenergetico. La quantità di energia chimica trasformata
in energia termica e lavoro nell’unità di tempo, espressa in watt, viene detta potenza
metabolica e indicata con la lettera “M”. Se la quantità di energia
metabolica termica prodotta non è uguale a quella ceduta all’ambiente sotto
forma di calore e lavoro meccanico, allora si ha accumulo (positivo o negativo)
di energia, con conseguente aumento o diminuzione della temperatura corporea.
Naturalmente nell’uomo la potenza metabolica M è funzione unicamente
dell’attività svolta e viene riferita all’unità di superficie corporea o più sovente misurata nell’unità incoerente “met”
. Se la potenza metabolica di una persona a riposo è pari a 1
met, quella relativa ad attività leggere sedentarie è di circa 1.1-1.2 e
può salire fino a 4-8 met per attività sportive più o meno impegnative.
Se poi l’uomo scambia energia con l’ambiente sotto forma di lavoro meccanico,
il rapporto tra la potenza meccanica W e quella metabolica M
fornisce il rendimento meccanico (2.1); quest’ultima può essere anche scritta (2.2), dove la differenza (M-W) rappresenta
quella parte di carico metabolico che non si trasforma in lavoro esterno e che
quindi deve ritrovarsi come scambio di energia termica con l’ambiente o come
variazione di energia interna S.
3. Il bilancio energetico del
sistema corpo umano – ambiente
Considerando
che il corpo umano è un organismo che tramite respirazione, traspirazione e
sudorazione disperde calore, ciò che sinora si è detto può tradursi in un’equazione
di bilancio energetico riferita ad un sistema costituito dal corpo umano e
dall’ambiente circostante:
(3.3)
dove:
·
S = aumento o
diminuzione di energia interna del corpo umano nell’unità di
tempo.
·
M = energia prodotta dal metabolismo umano.
·
W = potenza meccanica ceduta all’ambiente.
·
= potenza termica dispersa
tramite la traspirazione; essendo tale fenomeno
funzione della temperatura della pelle, dell’umidità relativa e della
temperatura dell’aria ambiente, diventa:
(3.4)
dove
rappresenta il valore del calore latente di vaporizzazione
dell’acqua alla temperatura della pelle
e la permeanza di quest’ultima allo stesso vapor d’acqua, è la superficie corporea del corpo nudo la tensione del vapor d’acqua con = temperatura media della
pelle, la pressione parziale del vapor d’acqua contenuto
nell’ambiente con = umidità relativa e = tensione di saturazione
del vapor d’acqua.
·
= potenza termica dispersa
tramite la sudorazione.
·
= potenza termica dispersa
tramite la respirazione sotto forma di calore latente; essendo il fenomeno
funzione dell’umidità relativa dell’ambiente, può anche presentarsi nella forma:
(3.5)
dove 0.0173M è il valore del prodotto tra il
calore latente di vaporizzazione dell’acqua a 37 °C per la ventilazione
polmonare dell’individuo, 5.87 rappresenta il valore dell’umidità
specifica dell’aria espirata dal corpo umano e l’umidità specifica presente nell’aria all’interno dell’ambiente
confinato, con = umidità relativa e = pressione di saturazione a
temperatura ambiente.
·
= potenza termica dispersa
tramite la respirazione sotto forma di calore sensibile; tenendo presenti il I
principio della termodinamica per sistemi aperti, la ventilazione polmonare
dell’individuo e una temperatura di espirazione di 34 °C, può scriversi anche:
. (3.6)
·
(-C-R) = potenze termiche disperse per convenzione e
irraggiamento; essendo i due fenomeni funzioni della temperatura della pelle,
della temperatura operativa, intesa come media tra la temperatura ambientale e
la temperatura radiante, e del tipo di abbigliamento utilizzato dall’individuo,
(R+C) può anche essere scritta:
(3.7)
dove
rappresenta la superficie corporea del corpo nudo, la temperatura della pelle, la temperatura operativa, la resistenza termica unitaria dell’abbigliamento (inteso come
rapporto tra la superficie vestita del corpo e la superficie nuda), h
rappresenta, infine, il coefficiente di convenzione tra gli abiti e l’aria.
4. Il benessere termico
Ritornando
al concetto di benessere psicofisico dell’individuo, si definisce “benessere
termico” quella particolare condizione psicofisica in cui l’individuo esprime
soddisfazione nei confronti del microclima instauratosi all’interno di un
ambiente confinato entro il quale vive. In altre parole, si può dire che in
tale condizione la persona non avverte né sensazioni di caldo né di freddo; si
trova cioè in condizioni di neutralità termica. Riconsiderando l’equazione del
bilancio energetico (3.3), avremo una condizione di neutralità solo
soddisfacendo tale formula, risolvendola però sostituendo ai vari termini i
loro valori corrispondenti (3.4 – 3.5 – 3.6 –3.7) e ponendo uguale a 0 il
termine di accumulo S (trovandoci cioè in una situazione di omeotermia):
(4.8)
In
definitiva, affinché all’interno di un ambiente confinato una persona provi
sensazioni di benessere termico, è necessario che sia soddisfatta la (4.8).
5. Il benessere termico e gli
impianti
Ora
è chiaro che in uno spazio confinato non assistito da un sistema di
compensazione (l’impianto termico),
al variare delle condizioni climatiche esterne varierà sia la qualità dell’aria
interna, che il carico termico dovuto alla trasmissione del calore attraverso
le pareti perimetrali, alla ventilazione e alla produzione interna di vapore.
La variazione del carico termico sarà, ovviamente, positiva o negativa secondo
le stagioni e si avrà in maggiore o minore misura in funzione delle
caratteristiche costruttivo/tipologiche e dell’ubicazione territoriale
dell’edificio. Lo squilibrio descritto comporta che, nella maggioranza dei
casi, si avranno valori dei parametri ambientali tali da procurare sensazioni
di fastidio negli occupanti (caldo o freddo). Per ripristinare condizioni
ambientali di benessere è dunque necessario prevedere un impianto di
trattamento dell’aria esterna (con operazioni di filtraggio, riscaldamento e/o
raffreddamento, umidificazione o deumidificazione), di un sistema di
distribuzione dell’aria trattata o, più genericamente, di un sistema di fluidi
circolanti caldi o freddi a servizio di terminali di scambio ubicati negli
ambienti. Generalmente, gli impianti di condizionamento sono classificati, in
base al fluido termovettore impiegato, in due grandi categorie: a tutt’aria e
misto aria-acqua.
Nei primi il controllo delle grandezze microclimatiche (temperatura, velocità dell’aria e umidità relativa) viene effettuato immettendo all’interno dell’ambiente da condizionare dell’aria opportunamente trattata in una Unità centralizzata di Trattamento Aria (UTA).Gli impianti misti comprendono quelli ad aria primaria e pannelli radianti e quelli ad aria primaria e fan-coils, con questi ultimi largamente più usati; in essi il controllo della temperatura è affidato a dei ventilconvettori (fan-coils): l’aria ambiente viene raffreddata facendola circolare all’interno del ventilconvettore tramite un ventilatore o con un sistema a induzione; il controllo dell’umidità relativa è affidato all’aria primaria, la quale viene immessa nell’ambiente in condizioni igrometriche opportune; l’aria di immissione viene trattata anche in questo caso nell’ UTA.
6. Miscugli d’aria e vapor d’acqua
Tra
i vari sistemi termodinamici, presenta particolare importanza quello costituito
da miscugli d’aria e vapor d’acqua in proporzioni quali si hanno
nell’atmosfera. Lo studio di tali miscugli riguarda settori importanti della
tecnica, quali la climatizzazione degli ambienti, la compressione dell’aria, la
meteorologia, nonché tutti gli aspetti di interazione termoigrometrica del
corpo umano con l’ambiente. Il modello da prendere a base dello studio dei
miscugli d’aria-vapor d’acqua, si basa su alcune ipotesi fondamentali:
·
L’aria viene
considerata come un solo componente, dato che durante le varie trasformazioni
la sua composizione può considerarsi costante.
·
L’acqua può essere
presente all’interno della miscela sia in fase liquida che in fase gassosa.
·
Tale miscela viene
generalmente considerata composta da due gas perfetti: vapor d’acqua e aria
secca.
·
Nessun componente
dell’aria si suppone solubile nelle fasi condensate dell’acqua.
·
Le pressioni parziali
dell’aria e del vapore sono quelle che si
avrebbero se ciascun componente occupasse l’intero
volume e la pressione totale è uguale alla somma delle pressioni parziali (legge di Dalton):
(6.9)
Si consideri ora la composizione volumetrica dell’aria: azoto 78%,
ossigeno 21%, anidride carbonica e altri gas rari 1%; la massa molare dell’aria
è data da:
La
composizione di un miscuglio aria – vapor d’acqua può essere caratterizzata in
vari modi, tra cui i più comuni sono:
·
Umidità associata (detta anche titolo di una miscela): viene
indicata con x e definisce il rapporto tra la massa di vapor d’acqua presente nel miscuglio e la restante massa di aria
secca ; in altre parole l’umidità
associata rappresenta la massa di vapor d’acqua associata ad 1 kg di aria
secca:
(6.10)
·
Umidità relativa (detta anche grado idrometrico): viene
indicata con e definisce il rapporto tra la massa di vapore presente in un certo volume contenente un miscuglio di aria umida
e la massa di vapore che sarebbe stato presente nello stesso volume alla stessa
temperatura in condizioni di saturazione:
(6.11)
Avendo
considerato il vapor d’acqua un gas perfetto, si può scrivere per le due
condizioni sopra enunciate:
(6.12)
(6.13)
dove
e sono il numero di moli del vapore nelle condizioni
considerate e nella condizione di saturazione, è la costante universale dei gas, V è il volume occupato
dal miscuglio. Indicando con il peso molare del vapore, la (6.12) e la (6.13)
possono riscriversi:
(6.14)
(6.15)
Facendo
il rapporto tra la (6.14) e la (6.15) si ha:
(6.16)
Per
cui in definitiva l’umidità relativa può anche essere definita come il rapporto
tra la pressione parziale del vapore e la pressione di saturazione alla stessa
temperatura. In genere accade che il vapor d’acqua si trova allo stato
surriscaldato e la sua tensione di vapore risulta inferiore alla tensione di vapor saturo corrispondente
a quella temperatura (vedi figura 1, dove il punto A rappresenta lo stato del
vapore surriscaldato). Se si fornisce o si sottrae calore, si fa cioè variare
la temperatura dell’aria umida, pur mantenendo la pressione totale costante e
il contenuto in peso del vapor d’acqua invariato, la pressione parziale di
quest’ultimo non varia. Cambia invece la tensione di vapor saturo che è
funzione della temperatura (vedi fig. 1, il punto A si sposta sull’isobara). In
definitiva quindi il rapporto varia da 0 a 1 a seconda che la temperatura cresca o diminuisca.
Dalla figura si vede per esempio che, se si raffredda isobaricamente il vapor
d’acqua da A a B, cioè fino alla temperatura cui corrisponde una tensione di
vapor saturo numericamente uguale alla pressione che ha il vapore contenuto
nell’aria umida, l’umidità relativa assume il valore ; tale temperatura viene
detta di rugiada, per significare che, se si continua a raffreddare
oltre tale limite, una parte del vapore contenuto nel miscuglio deve
necessariamente condensare.
Tra l’umidità associata e l’umidità relativa, può essere stabilita una relazione partendo dalla considerazione che per i due componenti può essere scritta l’equazione dei gas perfetti:
(6.17)
(6.18)
Effettuando il rapporto tra la (6.17) e la (6.18) si ha:
(6.19)
Ricordando che la massa molare dell’aria vale e la massa del vapore vale , dalla (6.19) si ricava:
(6.20)
ricordando la (6.10) si ha:
(6.21)
in definitiva tenendo presente la (6.11) si ha:
(6.22)
che è la relazione cercata. La (6.22), considerando la (6.9), può anche essere scritta:
(6.23)
7. Il diagramma psicrometrico
Lo stato di una miscela di aria e vapor d’acqua è individuato da tre variabili che nel nostro caso possono essere individuate nella pressione P, nella temperatura t e nell’umidità associata x della miscela. Dato che le trasformazioni termodinamiche che si considereranno possono ritenersi, con sufficiente approssimazione, isobare, lo stato del sistema può essere individuato da due sole grandezze. D’altronde se le trasformazioni sono isobare è conveniente introdurre quale grandezza di stato, in luogo della temperatura, l’entalpia associata “h”, in quanto a pressione costante variazioni di entalpia corrispondono a quantità di calore cedute o acquistate dall’unità di massa del miscuglio. L’entalpia associata rappresenta l’entalpia del miscuglio “associata” ad 1 kg di aria secca contenente x grammi di vapor d’acqua. In definitiva, per una data pressione, lo stato del miscuglio può essere individuato da due grandezze (entalpia e umidità associata) ed è possibile individuare un diagramma di stato bidimensionale del sistema, detto psicrometrico, che consente il tracciamento delle varie trasformazioni. Esistono diversi tipi di diagrammi psicrometrici a seconda della disposizione delle variabili sugli assi; storicamente il primo diagramma costruito è il diagramma di Mollier, che riporta, in assi non ortogonali, l’entalpia sulle ordinate e l’umidità associata sulle ascisse. Attualmente invece viene più sovente utilizzato il cosiddetto diagramma ASHRAE (American Society of Heating Refrigerating and Air Conditioning Engineers). Per procedere alla costruzione del diagramma di Mollier (figura 2) occorre scrivere innanzitutto l’equazione di stato che lega l’entalpia associata all’umidità associata; l’entalpia associata del miscuglio, ad una certa temperatura t, sarà data, per la proprietà additiva, dalla somma delle entalpie dell’aria e del vapore:
(7.24)
Com’è noto l’entalpia è una grandezza di stato e quindi essa è definita a meno di una costante e pertanto occorre stabilire lo stato di riferimento. Convenzionalmente si assume quale stato di riferimento l’entalpia alla temperatura di 0 °C ponendola uguale a 0. In particolare si prende quale stato di riferimento per il vapore lo stato dell’acqua nelle condizioni di saturazione alla temperatura di 0 °C (punto S di figura 1). Sulla base delle posizioni sopra illustrate, ricordando che a pressione costante quantità di calore scambiate dal miscuglio corrispondono a variazioni di entalpia, l’entalpia di 1 kg di aria secca alla temperatura t sarà pari al calore necessario a portare 1 kg di aria secca da 0 °C a t °C:
(7.25)
dove è il calore specifico a pressione costante dell’aria secca. L’entalpia del vapore sarà la somma del calore necessario a vaporizzare x kg di acqua alla temperatura di 0 °C e del calore necessario a portare tale vapore alla temperatura t; l’entalpia del vapore sarà data quindi da:
(7.26)
dove è il calore specifico a pressione costante del vapore ed r è il calore di trasformazione dell’acqua alla temperatura di 0 °C che vale . In definitiva si ha che l’entalpia del miscuglio vale:
(7.27)
o anche
(7.28)
Sul piano h,x i parametri più significativi sono rappresentati dalle derivate parziali che forniscono rispettivamente le espressioni delle isoterme e delle isotitolo:
(7.29)
(7.30)
Come si vede da queste due equazioni, h varia molto con l’umidità associata e assai meno con la temperatura; perciò le isoterme risultano essere pressoché parallele. Per questioni di praticità d’impiego e di lettura del diagramma, si preferisce ruotare l’asse delle x in modo tale che l’isoterma a 0 °C risulti ortogonale all’asse delle h. Di conseguenza tutte le altre isoterme (che sono, come detto sopra, sostanzialmente parallele) si dispongono anch’esse quasi ortogonalmente al suddetto asse. Ancora per praticità d’uso, in corrispondenza dell’intersezione delle isoterme con l’asse delle entalpie, viene indicato il valore della corrispondente temperatura. Naturalmente anche le isoentalpiche ruotano dello stesso angolo di cui è ruotato l’asse x; esse vengono assunte parallele a tale asse ed i valori delle entalpie vengono indicati su ciascuna isoentalpica. In definitiva, quindi, l’asse delle ordinate rimane sempre un asse delle entalpie, ma su di esso sono indicati i valori delle isoterme in corrispondenza dell’intersezione di tali rette con il suddetto asse. Per quanto concerne le curve ad umidità associata costante, queste sono ovviamente parallele all’asse delle entalpie. Sempre per comodità di utilizzo del diagramma, la scala delle umidità associate (che si trova sull’asse ruotato) viene proiettata su una retta ortogonale all’asse delle entalpie in modo da ripristinare una sorta di diagramma ortogonale. Per quanto riguarda le curve ad umidità relativa costante, queste possono essere tracciate utilizzando la (6.23) che fornisce il legame tra x e ; la curva viene detta curva di saturazione. Sulla cornice del diagramma vengono infine riportati dei segmenti che rappresentano le pendenze di rette generiche tracciate sul diagramma.
Per quanto riguarda il diagramma ASHRAE, esso si differenzia da quello di Mollier sostanzialmente per il fatto che i valori di sono riportati, in questo caso, su un semicerchio a lato del diagramma. Poiché la zona utile del diagramma non interessa l’asse delle ordinate, usualmente posto sul lato sinistro del quadrante, onde facilitare la lettura delle ordinate i valori dell’umidità associata vengono riportati sul lato destro: inoltre quest’ultima è espressa in grammi di vapore per di aria secca. Sull’asse delle ascisse sono riportati i valori della temperatura anziché quelli dell’entalpia, che si leggono invece su di una rette trasversale situata al di sopra della curva di saturazione: a seconda del valore di temperatura attribuito all’isoterma che viene tracciata perpendicolarmente all’asse delle ascisse, esistono praticamente tre versioni del diagramma ASHRAE, corrispondenti ai valori 0 °C, 25 °C, 50 °C per l’isoterma di cui sopra.
8. Trasformazioni dell’aria
che si mescolano scorrendo in regime stazionario all’interno di un miscelatore che scambia con l’esterno la potenza termica Q. Nelle condizioni sopra descritte si possono scrivere le equazioni di bilancio di massa relative all’aria ed al vapore e del bilancio di energia:
(bilancio della portata massica dell’aria)
(bilancio della portata massica del vapore)
(bilancio dell’energia)
da cui si ricava:
(8.31)
(8.32)
Dai grafici di figura 3 si può
notare che se la miscelazione può essere considerata adiabatica (Q = 0),
allora il punto 3, che rappresenta lo stato termodinamico dell’aria uscente dal
miscelatore, si può trovare sul diagramma (h,x) congiungendo con un
segmento i punti 1 e 2 rappresentativi dello stato iniziale delle due correnti
d’aria.
Figura 3
Per Q = 0, dalle (8.31) e (8.32) si può vedere che il punto 3 si trova sulla congiungente i punti 1 e 2 in un punto tale che i segmenti 1,3 e 3,2 siano in rapporto inverso con le masse delle correnti d’aria (regola del baricentro); infatti:
(8.33)
voglia riscaldare una portata massica di aria (m) utilizzando una batteria alettata (uno scambiatore di calore che impieghi lato tubi come fluido scaldante acqua calda o vapore).
Figura 4
Tra le sezioni 1 – 2 il flusso termico scambiato sarà evidentemente:
(8.34)
da cui
(8.35)
essendo.
Sul diagramma psicrometrico la trasformazione è facilmente rappresentabile dal segmento 1,2 lungo una
isotitolo in quanto, durante la trasformazione, non si è in alcun modo modificato il contenuto di vapor d’acqua presente nella corrente considerata (vedi figura 5).
Figura 5
effettui un raffreddamento della corrente d’aria utilizzando una batteria alettata percorsa da acqua refrigerata;
In questo caso si otterrà un raffreddamento della corrente di aria senza sottrazione di vapor d’acqua fino a che la temperatura dell’aria si mantiene superiore alla sua temperatura di rugiada. Tale trasformazione può essere rappresentata sul diagramma psicrometrico dal segmento 1,2 (vedi figura 7). Se la temperatura superficiale della batteria alettata è inferiore alla temperatura di rugiada dell’aria, si ha la condensazione di parte del vapore contenuto nella corrente e pertanto l’aria subisce un processo concomitante di raffreddamento e deumidificazione.
La relativa trasformazione sarà rappresentato dal tratto di curva 2,3.
Figura 7
La quantità di acqua formatasi per condensazione sarà uguale a:
(8.36)
essendo , in condizioni di regime stazionario il bilancio energetico vale:
(8.37)
considerando la (8.36), la (8.37) diventa:
(8.38)
facendo riferimento alla figura 8 si consideri una corrente di aria che investa dell’acqua nebulizzata; la corrente di aria investendo le goccioline ne provoca l’evaporazione e quindi si umidifica. Il processo si può considerare adiabatico dato che il sistema aria – acqua non scambia calore con l’esterno, e ciò perché lo scambio termico avviene tra l’aria che si raffredda e l’acqua che acquistando calore vaporizza:
Figura 8
In tali situazioni le equazioni di bilancio di massa e energia si scrivono:
da cui:
(8.39)
considerando che l’entalpia dell’acqua alla pressione atmosferica nell’intervallo 0 – 100 °C varia da nelle applicazioni tecniche la trasformazione può essere ritenuta, con buona approssimazione, come trasformazione isoentalpica (tratto 1,2 in figura 9).
Figura 9
9. Esercizi sulle miscele
d’aria e vapor d’acqua
All’interno di un sistema chiuso consideriamo una massa di aria umida:
Hp:
Th:
Svolgimento:
Se costruiamo il diagramma psicrometrico (figura 10) osserviamo che, durante il passaggio da a , a causa dell’abbassamento di temperatura lungo la curva di saturazione si forma del vapore che rimane però separato dal resto della miscela raffreddata (separazione di fasi poiché durante tale trasformazione non si è più all’interno della campana di grafico).
FF
Ora per ricavare la quantità di calore necessaria al nostro scopo, interviene il primo principio della termodinamica, riferito all’entalpia e all’entalpia specifica:
(9.40)
(9.41)
per trovare quindi i valori dell’entalpia specifica e dell’umidità associata ci serviamo delle seguenti formule:
(9.42)
(9.43)
utilizzando la (9.42) otteniamo l’umidità associata (titolo) iniziale e finale:
(9.44)
(9.45)
sostituendo la (9.44) e la (9.45) nella (9.43) ricaviamo le entalpie rispettivamente iniziale e finale:
(9.46)
(9.47)
La massa totale è composta dalla massa dell’aria e dalla massa del vapore, dunque, conoscendo l’umidità associata iniziale (9.44), possiamo calcolare la massa dell’aria secca :
(9.48)
sostituendo si ha:
(9.49)
Possiamo ora ricavare la quantità di calore necessario per raffreddare l’aria umida: (9.50)
Hp:
Th:
Svolgimento:
Ricaviamo dapprima il bilancio della massa per un sistema aperto e il bilancio per l’acqua:
(9.51)
(9.52)
sapendo per Hp l’umidità associata possiamo ricavare la massa di vapor d’acqua:
(9.53)
Sostituendo la (9.53) nella (9.52) avremo:
(9.54)
che porremo a sistema con la (9.51):
(9.55)
ricaviamo (portata del flusso n. 4):
(9.56)
sostituendo:
(9.57)
Avendo per Hp le masse dei flussi d’aria n. 1 e 2 in entrata, possiamo ora determinare il valore della portata del flusso d’acqua n. 3 da vaporizzare per umidificare la miscela:
(9.58)
per trovare ora la quantità di calore necessaria a riscaldare l’aria bisogna ricorrere all’equazione di conservazione dell’energia:
(9.59)
per risolvere tale equazione, dobbiamo innanzitutto ricavare i vari valori di sempre grazie alla formula dell’umidità associata:
(9.60)
poi con la (9.43) ricaviamo i vari valori delle entalpie:
(9.61)
(9.62)
(9.63)
(9.64)
sostituendo ora la (9.60) nella (9.59), otteniamo l’equazione:
(9.65)
sostituendo infine nella (9.65) i valori delle masse ottenute, quelle già date per Hp e le (9.61), (9.62), (9.63) e (9.64), otteniamo la quantità di calore necessaria:
(9.66)
Consideriamo un ambiente
condizionato da un impianto che raffredda l’aria; tale impianto è composto nel
suo insieme da quattro parti specifiche (vedi figura 12): un ventilatore
esterno (L) che risucchia aria dall’esterno e permette il riciclo
dell’aria interna; una prima batteria () che abbassa la temperatura dell’aria esterna risucchiata
dal ventilatore; un separatore di gocce () che raccoglie l’acqua che precipita in seguito alla
condensazione provocata dalla sottrazione di calore e formatasi da una parte di
vapore contenuto nell’aria; una seconda batteria () che impedisce di immettere nell’ambiente aria fredda satura
se non prima di averla riscaldata.
Hp:
Th:
Svolgimento:
Figura 13
Se confrontiamo le figure 12 e 13 notiamo che l’aria risucchiata dal ventilatore (L) subisce un primo abbassamento di temperatura grazie alla prima batteria (); di conseguenza, lungo la curva di saturazione, il vapore formatosi si condensa. Affinché nell’ambiente interno non venga però immessa tale aria fredda, la seconda batteria () la riscalda fino a raggiungere la temperatura desiderata.
Ora, innanzitutto è utile calcolare, con l’equazione di stato dei gas perfetti, la massa dell’aria secca trattata per poi determinare la massa del vapore che si condensa:
(9.67)
(9.68)
dove è la pressione parziale del vapore in uscita, il volume complessivo d’aria da raffreddare, la massa complessiva d’aria secca trattata, la costante dell’aria da ricavare da: dove = costante dei gas perfetti e = massa molare dell’aria, la temperatura all’interno dell’ambiente, la pressione parziale dell’aria in uscita.
Avendo la pressione all’interno costante e uguale a 1 bar, ci serve trovare la , e per far ciò utilizziamo l’umidità relativa:
(9.69)
(9.70)
dove è la pressione dell’aria, la pressione del vapore e la pressione parziale del vapore saturo, che sarà 0.02336 bar a temperatura 0 °C. Utilizzando la (9.70) abbiamo:
(9.71)
sostituendo il valore ottenuto dalla (9.71) nella (9.69) otteniamo la pressione parziale dell’aria:
(9.72)
Considerando l’aria secca un gas perfetto, possiamo ora determinare la sua massa servendoci della (9.68):
(9.73)
con costante dell’aria, = 0.9883 bar 9883 k Pascal dall’equazione dei gas perfetti, per ottenere i .
Considerando le masse uscenti positive e quelle negative entranti, si possono scrivere l’equazione del bilancio energetico:
(9.74)
e l’equazione del bilancio delle masse:
(9.75)
dove è la massa di aria secca ricavata dalla (9.73), la massa del vapore condensato in seguito al trattamento, l’entalpia specifica in entrata al condizionatore, l’entalpia prima della condensazione del vapore, l’entalpia specifica della massa del vapore condensato, l’energia assorbita dalla prima batteria, L la potenza necessaria da fornire al ventilatore.
Bisogna ora calcolare le umidità associate dell’aria allo stato iniziale () e finale (); per far ciò rifacciamoci alla (9.42):
(9.76) e(9.77)
sostituiamo i valori della (9.76) e della (9.77) nell’equazione di calcolo della massa di vapore condensato:
(9.78)
essendo (vedi figura 13), possiamo ricavare il valore della pressione parziale di saturazione del vapore al momento di condensare:
(9.79)
Calcoliamo l’entalpia specifica della massa di vapore condensato:
(9.80)
dove è il calore specifico e la temperatura dell’aria al momento della condensazione.
Ora, per calcolare i restanti valori delle entalpie specifiche di entrata del vapore e dello stato precedente la condensazione ci serviamo ancora della (9.43):
(9.81) e (9.82)
sostituiamo tutti i valori ottenuti nella (9.74) e calcoliamo quest’ultima in funzione dell’energia assorbita dalla prima batteria ():
(9.83)
per trovare quindi il calore ceduto alla seconda batteria () dobbiamo completare l’equazione del bilancio delle masse (9.75), e per far ciò ricaviamo l’ultimo valore utile, quello dell’entalpia specifica dell’aria all’uscita dal condizionatore:
(9.84)
dunque, calcoliamo il calore ():
(9.85)