COMFORT TERMOIGROMETRICO—TEORIA DI FANGER
Daniela Ternelli, matr.
132538. 15/12/’00, ore
10:30
Analizzando l’equazione di bilancio nelle sue linee essenziali,anche
se vista nella sua espressione più completa, consente di individuare tre valori
fondamentali per la temperatura, ossia Ti, la temperatura interna
del corpo, Tcl, la temperatura esterna, Ta, la
temperatura dell’aria, due coefficienti di scambio Icl, che determina la
resistenza dovuta al grado di vestitura, e a=(hc + hr), ossia
il coefficiente globale di scambio, convettivo e radiante, e due flussi base,
vale a dire il calore metabolico M¢=M-LP, il
metabolismo già ridotto del lavoro polmonare, ed il quantitativo di sudore che
giunge sull’unità di superficie nell’unità di tempo:
M-LP-LG-U-Ed-ES-ER-VS=R+C
dove M è l’attività metabolica standard, LP
il lavoro muscolare polmonare,LG il lavoro muscolare,U la capacità
di accumulo, Ed-ES=WS è un parametro che varia
da 0 a 1 e che indica la percentuale di pelle bagnata dal sudore, ER indica
il vapor d’acqua prodotto dalla respirazione e VS è la potenza
dispersa a causa dell’aumento di temperatura dell’aria. Al secondo membro troviamo
invece la somma della potenza termica scambiata per irraggiamento (R) e per
convezione (C).
Quelli
sopra elencati sono gli elementi fondamentali che concorrono a mantenere quasi
costante Ti variare dello stato di attività, del tipo di vestiario e
delle condizioni microclimatiche ambientali; in condizioni ottimali di regime,
il corpo umano non ha bisogno di far ricorso al meccanismo della sudorazione,
se si trascura il modesto apporto dovuto alla perspirazione cutanea.
Scriviamo
innanzi tutto lo scambio termico convettivo:
C=hc × fcl
× (Tcl – Ta)
dove
il coefficiente di proporzione tra scambio termico e differenza di temperatura,
che si dice coefficiente di convezione (hc),
dipende dalla velocità dell’aria, e il suo valore numerico è circa la metà di kc, ossia il coefficiente di scambio
dell’evaporazione; i due fenomeni infatti sono intimamente connessi. fcl invece rappresenta il rapporto tra la
superficie del corpo vestito e la superficie del corpo nudo.
Esempio:
consideriamo un corpo seduto
con aria che arriva di fronte
hc= 8.3 × v0.6 = 5.47 W/m2K
se v= 0.5 m/s
dunque la costante 8.3 sarà
dotata di dimensioni, dato che la velocità dell’aria si calcola in m/s
(sicuramente una persona sdraiata scambia più calore di una persona seduta o
leggermente raccolta).
Quando poi v=0 si dice che l’aria è stagnante, e hc
vale circa 2.73. Di solito un po’ di movimento c’è, o per la velocità dell’aria,
o perché è la persona che si muove, e dunque l’aria le arriva addosso (il
coefficiente può arrivare anche a 8 o 10).
Esempio:
consideriamo una persona
eretta con vento di fronte
hc=
8.6 × v0.53 @
50 W/m2K se v=100 km/h, cioè 100 × 1000/3600 m/s = 27.7 m/s. Quindi questi valori
dipendono fortemente dalla velocità dell’aria: con aria ferma hc vale circa 3, ma l’aria ferma non c’è mai, almeno in teoria perché in
condizioni di progetto l’ambiente deve essere dotato di ricambi d’aria (per es.
è assolutamente normale da considerare in un ambiente a norma di legge il
valore di 0.5 m/s.
La
compresenza della “crosta”, costituita dalla pelle e dai vestiti, e
contemporaneamente dagli scambi convettivi all’esterno di questa crosta,
rendono il problema un po’ troppo complicato. Dobbiamo semplificarlo per
arrivare ad un’equazione unitaria.
Fuori dell’ovoide, che rappresenta il nostro corpo, avviene il fenomeno
della convezione e dell’irraggiamento; ma strutturalmente, dal punto di vista
elettrico, la situazione si potrebbe descrivere così:
dove
TS è la temperatura superficiale del corpo, ICL la
resistenza termica dovuta ai vestiti (misurata in CLO) e R e C sono rispettivamente
il fenomeno radiante e quello convettivo. Le due temperature che otteniamo sono
diverse perché abbiamo visto che il fenomeno radiante va a terminare con una
temperatura media radiante TMR, mentre il fenomeno convettivo con la temperatura dell’aria TA.
Ci
piacerebbe ricondurre questa rete elettrica equivalente ad un’unica temperatura
che fosse già la media tra TMR e
della TA, per ottenere la
cosiddetta temperatura operante TO . Quindi noi sostituiamo alla
terminazione di questo impianto su due temperature, e quindi su due tensioni
diverse, una terminazione unica ed equivalente alla temperatura operante.
Possiamo
definirla con questa espressione: TO
= (hc × ta + hr
× tmr) / (hc
+ hr)
Scrivere questa espressione
vuol dire linearizzare lo scambio termico radiante in quanto abbiamo
osservato che mentre la parte convettiva viene espressa con una diretta
proporzionalità tra la quantità di calore scambiato e la differenza di
temperatura, viceversa la parte radiante viene scritta così:
R = (3.9 × 10 –8) × [TCL4 – TMR4]
Non
è certamente un fenomeno ad andamento lineare con la temperatura, perciò
sicuramente non può andare d’accordo con un fenomeno lineare come quello
convettivo. Si definisce dunque un fattore di proporzionalità lineare, che
viene chiamato hr:
R
= hr × fcl × [TCL – TMR]
Questo
coefficiente, definito in questo modo, dipende dalle temperature elevate alla
quarta potenza, ma mentre nell’espressione iniziale avevamo una variazione
esplicita (cambiavano solo le temperature, la costante numerica rimaneva
la stessa) nella seconda invece abbiamo una variazione implicita di hr
a seconda dei valori delle temperature. Questo viene fatto unicamente per
definire in maniera compatta la TEMPERATURA OPERANTE e quindi esprimere il
problema dello scambio termico tra corpo e ambiente esterno con un unico blocco
funzionale che parte da un’unica temperatura e finisce in un’unica temperatura.
In realtà questa temperatura dipende in maniera non lineare dalle due
temperature: anche se apparentemente sembra una combinazione delle due, il
coefficiente hr contiene a sua volta tali incognite, dunque
se ne deduce che la TMR incide fortemente sulla TO.
Essendo il contributo radiante predominante sul contributo convettivo l’aumento
di un grado della TMR si traduce nell’aumento di due gradi o più
della TO. Ma questi sono dettagli di calcolo; dal punto di vista
operativo a noi interessa a questo punto legare la potenza metabolica, e i
termini che sono al primo membro, al secondo membro che può venire espresso
formalmente in funzione di un’unica differenza direttamente tra la temperatura
della pelle umana e la temperatura operante. Con le regole del calcolo dei
circuiti elettrici, il secondo membro può essere scritto così:
R
+ C = a × Fcl × fcl × (ts – to) ,
dove a = hc + hr è il coefficiente globale di scambio
convettivo e radiante, Fcl = 1/1 + (0.155 × ICL × fcl × hc) il fattore di
accumulazione del vestiario (che si scrive in funzione del valore di un CLO,
che abbiamo chiamato ICL), ts è la temperatura
superficiale del corpo.
Cerchiamo
di sostituire i termini dentro l’equazione in base a quelli che abbiamo fin qui
trovato:
· i primi due termini vengono
inglobati in M¢;
· cerchiamo di unire tutti
quelli che hanno a che fare con lo scambio termico di tipo evaporativo sulla
pelle umana:
kc × (0.06 + 0.94 Ws)
× (Psc – Pva), dove W è
la percentuale di bagnatura equivalente e l’ultimo fattore rappresenta la
differenza tra pressione di saturazione del vapore a temperatura cutanea e
pressione del vapore nell’aria;
· Portiamo al secondo membro
tutti gli altri termini (legati al volume ventilato polmonare e alla quantità
di vapore, proporzionali entrambi al metabolismo): 0.3035 M × (Psc – Pva) + 0.0167 × M × (Ti – Ta)
+ a × Fcl × fcl × (Ts – To) + U
Ci
sono termini che contengono la Psc
che possono essere portati al primo membro, anche perché sono frazioni del
metabolismo. È possibile inoltre definire un nuovo METABOLISMO NETTO, già
depurato delle quote di calore che se ne vanno all’aumentare del metabolismo:
MS
= M¢ - 0.3035 M × (Psc – Pva) – 0.0167 M
(Ti – Ta)
Quindi riscrivo l’equazione
nella sua forma definitiva:
MS – kc × W × (Psc
– Pva) = a × Fcl × fcl
× (ts – to)
1° MEMBRO: il parametro di ingresso
primario di tipo metabolico ci dice quanto una persona è attiva, W è la
percentuale di bagnatura che ci dice quanto la persona sta sudando (è un valore
che non parte da 0 ma da 0.06).
2° MEMBRO: rimane solo il
termine legato allo scambio termico attraverso i vestiti, la capacità di
smaltimento è governata da quanto siamo vestiti (Fcl), in date
condizioni di scambio termico, in particolare va è
proporzionale alla differenza di temperatura del corpo (che è praticamente
invariata) e la temperatura dell’ambiente (che invece è una variabile
indipendente).
Se
rappresentiamo sul Diagramma Psicometrico, considerando la temperatura Ta
(che noi consideriamo To) in ascissa, e il Titolo X in ordinata, il luogo
dei punti dove l’equazione di bilancio si chiude, scopriamo che per ogni
livello metabolico esiste un fascio di rette, fissato un certo grado di
attività e un certo livello di abbigliamento (, il GRADO IGROMETRICO, = COST.)
In particolare la prima retta non è perfettamente verticale, perché il
parametro W non va mai a 0, parte dal valore minimo di 0.06:
Viceversa
la percentuale di bagnatura può arrivare al valore massimo che è 1, per cui le
corrispondenti temperature di bulbo bagnato vanno da 25° a 35°. Al crescere di
W abbiamo situazioni di uguale discomfort fino a quello massimo, che
corrisponde alla bagnatura integrale della persona. Dalla pendenza del fascio
si comprende che la situazione di comfort a basse temperature è praticamente
dipendente dalla sola temperatura, mentre quando questa cresce comincia a
risentire in modo più evidente dei valori numerici.
L’ASHRAE
ha poi deciso di estendere l’angolo di apertura delle rette nel diagramma,
prendendo a sinistra delle rette parallele alla più bassa, e a destra delle
rette parallele alla più alta; così è stato costituito il Diagramma Ashrae,dove
le curve rappresentano la condizione di contorno:
Ad
esempio la retta corrispondente alla condizione di studenti che seguono una
lezione è quella che ha W = 0.06, perciò in termini di comfort ambientale se mi
sposto verso sinistra ho freddo, se mi sposto verso destra ho caldo. Esso in
realtà è stato pensato per un lavoratore medio, vestito con giacca e cravatta,
che svolge un’attività moderata; non è quindi idoneo alla definizione delle
condizioni estreme con persone o poco vestite o molto vestite, che vengono
studiate invece dalla Teoria di Fanger. Questo diagramma però è stato criticato
perché non sembra corrispondere realmente alle condizioni di comfort, e in
effetti la sua derivazione è teorica basandosi sulla solita equazione;
regolando un po’ diversamente o l’attività o il grado di vestimento o la
velocità dell’aria si ottengono diverse altre varianti che rappresentano
condizioni di lavoro diverse.
Quando
si parla di progettazione di un edificio però non compare W come parametro, ma
piuttosto ci si riferisce al concetto della TEMPERATURA EQUIVALENTE STANDARD o
TES, cioè il valore che si ottiene intersecando queste rette a grado di
bagnatura costante con la ISO j del 50%. Quando saremo
chiamati a fare un progetto l’ente appaltatore ci dirà quali sono i requisiti
necessari, ad esempio che la TO sia compresa tra 25 e 30°C; ma anche
se possono variare le situazioni non cambia il diagramma delle TES che è stato
ricavato per via teorica (dopodiché caso per caso il committente dirà quali
sono i valori che desidera). Perciò per TES non si intende né la temperatura
effettiva né la temperatura operante, ma l’unione tra temperatura e umidità.
La
teoria dell’Ashrae ha molto successo dal punto di vista commerciale ma è
sostanzialmente falsa, perché in verità non c’è uguale comfort quando il grado
igrometrico è 0 e quando è 1 (quando è 1 infatti se c’è la temperatura giusta
si sta bene, ma se aumenta anche di un solo grado si suda e il sudore non si
asciuga); viceversa quando il grado igrometrico è basso l’aria “brucia” i
polmoni perché è troppo secca. Quando invece il valore è compreso tra 0.4 e 0.5
all’allontanarsi dalla temperatura di comfort c’è una percentuale di persone
insoddisfatte che rimane accettabile. Quindi ciò che ci si propone di fare è
trovare la condizione di discomfort che viene sopportata da un’alta percentuale
di persone.
Per
risolvere questi problemi è nata la Teoria di Fanger; esiste anche uno strumento
che rileva i dati termoigrometrici e li elabora secondo tale teoria, il
fangerometro. La questione dei calcoli non è altrettanto semplice all’interno
della teoria dell’Ashrae, per cui si preferisce utilizzare la più complicata
delle due. La base dell’approccio di Ranger non è scientifico-matematica, anzi
i suoi risultati sono stati ottenuti da esperimenti in cui il livello di
attività non superava 175 W/m2 e scegliendo un particolare campione,
1500 giovani studenti universitari: inseriti in una camera a controllo
climatico, presso l’università di Copenaghen dove si poteva regolare la
velocità dell’aria, la temperatura media radiante delle pareti e il grado
igrometrico, vestiti in vario modo e impegnati in attività diverse, dovevano
esprimere in una scala compresa tra -1 e 1 il loro grado di benessere:
0
= “sto bene”
-1
= “ho freddo”
1
= “ho caldo”
Essi
sono stati sottoposti anche a condizioni di estremo discomfort dalle quali
Fanger ricavò tutta una serie di grafici sperimentali che mostrano da una parte
come questo voto indicato dagli studenti varia al variare delle condizioni
termoigrometriche e dall’altra come varia la percentuale di persone
insoddisfatte (è evidente che anche tutti i parametri di cui abbiamo parlato
finora hanno una certa influenza su questo voto). Dai risultati sembra
possibile affermare che la nazionalità e la posizione geografica non
influenzano apprezzabilmente le sensazioni termiche; anche il sesso e l’età
hanno un’influenza in pratica nulla (rilevata poco e solo nei bambini), così
come la costituzione corporea, le differenze etniche e il ritmo cardiaco.
Facendo una media dei voti (MV) sulla base dei grafici e della
teoria, questo voto medio è chiamato PMV, vale a dire VOTO MEDIO
PREVISTO, e consente di individuare un valore numerico preciso che si basa sui
test da lui fatti, ma che in ogni caso è pur sempre teorico.
PMV
= 0 → condizioni di
comfort
PMV
¹ 0
→ condizioni di discomfort
A
sua volta il PMV può essere associato, sempre su base statistica, alla
percentuale d’individui insoddisfatti PPD: nelle migliori condizioni
accade che le risposte positive non superino il 95% del totale, il che
significa che è illusorio pensare di realizzare la soddisfazione del 100% delle
persone. Dunque Fanger studia soprattutto la quantità d’individui insoddisfatti
per un certo spostamento dalle condizioni intermedie, e riesce a normalizzare
questa scala di valori in modo da definire che quando –0.5 ≤ PMV ≤
0.5 si verifica uno spostamento ancora accettabile, per questo succede che meno
del 10% dei soggetti è insoddisfatto (ne deriva la norma ISO 7730/’84). Quindi
una situazione in cui il PMV è compreso in quest’intervallo, per un
progettista è una condizione molto favorevole ed è il requisito che normalmente
viene dato in Europa nei capitolati d’appalto sulla regolazione degli impianti:
PMV ≤ 0.5.
Esempio:
una persona vestita con un vestiario standard, che fa un’attività sedentaria
normale, ha bisogno di una temperatura intorno a 18°-19°C. Al crescere dell’attività,
quando il metabolismo diventa più forte, le curve scendono perché si preferisce
lavorare pesantemente in un ambiente freddo.
Il
diagramma è disegnato con un grado igrometrico dell’aria del 50%, la va
è in funzione dell’attività metabolica (nel senso che quando un individuo si
muove molto si muove anche rispetto all’aria) e quindi il diagramma è disegnato
per una va = 0 (va = w nel grafico), quando
il MET. ≤ 1. In ascissa c’è la resistenza termica del vestiario (in CLO)
e le singole rette disegnate sono l’equivalente delle linee a TES costante,
cioè le linee di comfort, che rappresentano la situazione ottimale di
temperatura in funzione del grado di vestimento e dell’attività fisica. Dunque
la parte fondamentale del diagramma di Fanger sono le linee tratteggiate, che
mi dicono di quanto mi devo spostare dalla retta che considero per mantenere
meno del 10% degli individui insoddisfatti (circa 3 gradi); di fatto questo
grafico ha un solo difetto, quello di essere disegnato per un grado igrometrico
del 50%.
Esiste
però un altro diagramma che mostra il legame tra la temperatura di bulbo
bagnato e la temperatura di bulbo asciutto, qui posta uguale alla TMR;
quindi in ascissa c’è la TO e in ordinata la Tb,
temperatura di bulbo bagnato:
Quindi
per mantenere le condizioni di comfort in funzione del grado igrometrico (per
es. quando abbiamo j = 0.5, retta con
un’inclinazione intermedia) quando è ³ 1 significa che ho
un’influenza maggiore di tale termine (TMR = Tb = Ta);
viceversa quando la Tb ≤ Ta perché il grado
igrometrico è ≤ 1 le condizioni di comfort si ottengono mediamente a
temperature più basse. È lo stesso tipo d’andamento che si vedeva sul diagramma
dell’Ashrae, che mostra molto bene la relazione tra temperatura e umidità.
Perciò
possiamo incrociare il concetto dell’Ashrae che tanto più l’aria è secca tanto
più può essere calda, con il concetto metabolico di Fanger che mi dà le
condizioni ottime in funzione della resistenza termica del vestiario e
dell’attività metabolica, e mi fornisce la temperatura ideale dell’aria.
Esempio:
fissato un certo MET e grado di vestiario, ad esempio MET = 2 e CLO = 1, la
domanda che si pone il progettista è se tali condizioni di comfort sono
previste dalla norma ISO 7730/’84. Utilizzando il grafico psicometrico per
trasformare la temperatura (operante effettiva) di 31°C con j = 0.8 nel corrispondente valore con j = 0.5, che è il valore standard per
l’utilizzo del diagramma, si ottiene una temperatura di 34°C che è fuori scala.
Proviamo
allora con TO = 21°C (= 0.8): otteniamo TO = 21.3°C, ma
siccome in prossimità delle linee tratteggiate la tolleranza è superiore a 3°C
(è @ 3.1°-3.2°C) posso dire che a 21.3°C mi trovo
sul margine della tolleranza prevista dalle norme ISO. Se invece fosse: MET = 1
e CLO =0.5 (cioè se si tratta di persone in abbigliamento estivo), è
sufficiente una temperatura di 21°C? Probabilmente no perché l’attività fisica
è quasi nulla; infatti, andando a leggere i valori si rileva che la temperatura
giusta sarebbe intorno ai 26°C (25.5°C). La tolleranza però in questo caso è
molto più ristretta proprio perché il grado di vestimento è basso (1.5°C).